Lavoratori con disabilità: cosa dice la legge nei diversi paesi?

L’analisi dello Studio legale Daverio & Florio ha messo a confronto alcuni dei principali Paesi europei ed extra europei circa la situazione legislativa sui lavoratori con disabilità

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Lavoratori con disabilità: gli obblighi nei diversi paesi

Il mercato del lavoro in Italia ha registrato nel 2023 un andamento positivo, a cui si aggiunge anche l’incremento delle assunzioni di lavoratori con disabilità.

Secondo un recente articolo del Il Sole 24 Ore, infatti, sono aumentati nel I semestre del 2023 del +12,4% sullo stesso periodo del 2022, toccando quota 265mila occupati. Eppure, c’è ancora tanto da fare. Dati recenti di Hays confermano che solo il 51,6% delle persone attive in età lavorativa con disabilità ha un lavoro retribuito, in linea con la media europea.

Cosa prevede la legge italiana per favorire le assunzioni di persone con disabilità? E nei principali Paesi europei ed extraeuropei?

Secondo l’analisi dello Studio Legale Daverio&Florio, in Italia, Francia, Germania, Spagna, Turchia e Cina, le imprese sono tenute ad assumere i lavoratori con disabilità, anche se con modalità differenti. I relativi Governi hanno anche adottato politiche incentivanti per le aziende (sgravi fiscali, bonus, sussidi, ecc.). L’Argentina ha definito l’obbligo solo per il pubblico impiego (ma senza incentivi), mentre l’Olanda imporrà le assunzioni solo se non si raggiungeranno degli obiettivi fissati. Regno Unito, Irlanda, Australia e Messico hanno invece lasciato la scelta agli imprenditori.

Lavoratori con disabilità: il contesto italiano

La legge stabilisce il numero dei lavoratori con disabilità che l’impresa è tenuta ad assumere in base alle dimensioni aziendali:

  • 1 lavoratore disabile per aziende con 15 dipendenti;
  • 2 per aziende con più di 35 dipendenti;
  • il 7% dei lavoratori occupati per aziende con più di 50 dipendenti.

In caso di inadempienza, la sanzione amministrativa è pari a €153,20 per ogni giorno lavorativo di ritardo per l’assunzione. Le aziende che assumono le categorie protette beneficiano di agevolazioni e incentivi fiscali. Concessi alle aziende che ne fanno richiesta in relazione al grado di invalidità riconosciuto al dipendente.

C’è chi obbliga ad assumere…

In Francia, tutti i datori di lavoro con almeno 20 dipendenti sono tenuti a impiegare persone disabili per almeno il 6% della loro forza lavoro totale. Le sanzioni sono diverse: le associazioni possono intentare un’azione civile basata sul mancato rispetto delle disposizioni della normativa francese. Oppure gli imprenditori sono esclusi dalle procedure di appalto pubblico. Si prevede inoltre un contributo annuale all’associazione Agefiph che dipende dal numero di beneficiari che l’azienda avrebbe dovuto assumere e dalle sue dimensioni.

Anche in Germania tutti i datori di lavoro con almeno 20 dipendenti sono obbligati a occupare almeno il 5% di questi posti con persone gravemente disabili o con persone di pari livello. Il datore di lavoro deve versare un contributo compensativo per ogni posto di lavoro obbligatorio non occupato. L’importo di questo prelievo è graduato in base al mancato raggiungimento della quota obbligatoria. L’Agenzia federale tedesca per l’occupazione sostiene i datori di lavoro nell’assunzione di persone disabili e gravemente disabili attraverso sussidi salariali temporanei.

La dimensione aziendale aumenta in Spagna. Qui le aziende sono tenute a garantire che almeno il 2% dei lavoratori siano persone con disabilità solo a partire da 50 dipendenti. Le imprese possono essere esentate dall’obbligo, in parte o del tutto, attraverso accordi nella contrattazione collettiva settoriale a livello nazionale. In caso di inadempienza, le sanzioni vanno da €751 a un massimo di €7.500. La legge prevede anche bonus fiscali per le aziende, come un importo annuale a seconda dell’età, del sesso, del tipo di disabilità (grave o non grave) e della modalità contrattuale.

Stesso limite in Turchia. I datori di lavoro che impiegano 50 o più lavoratori sono tenuti ad assumere persone disabili in una percentuale del 3% della forza lavoro totale. Nel pubblico la percentuale è del 4%. In caso di mancata assunzione, il datore di lavoro riceve una sanzione amministrativa e il ricavato viene utilizzato per iniziative a favore dell’inserimenti lavorativo dei disabili. Anche in Turchia sono previsti sgravi per le aziende che assumono lavoratori con disabilità.

E chi lascia libertà di scelta

Ma l’obbligo di inserimento di queste risorse non vale per tutti. In Olanda, le persone con disabilità professionale vengono misurate in base alla capacità lavorativa. Attualmente non c’è un obbligo per le imprese, ma il Governo ha richiesto che le aziende forniscano almeno 100.000 posti di lavoro entro il 2026. Il pubblico dovrà invece creare almeno 25.000 posti di lavoro entro il 2026. Se gli imprenditori non si adeguano, potranno essere obbligati ad assumere una percentuale di persone con disabilità professionale (da definire), e potranno essere sanzionati. Anche in Olanda esistono diversi incentivi.

Un altro esempio riguarda il Regno Unito, dove L’Equality Act 2010 non prevede obblighi di assunzione ma fornisce protezione contro la discriminazione sul posto di lavoro. Vale in tutte le fasi dell’impiego, compresa l’assunzione, ma non sono previsti incentivi alle aziende. L’Equality Act include la misura della Positive Action. Una serie di obiettivi volti a fornire un aiuto supplementare a gruppi di persone che condividono una caratteristica protetta. I tre obiettivi sono ridurre gli svantaggi, soddisfare le diverse esigenze e aumentare la partecipazione. Non è obbligatorio e i datori di lavoro possono scegliere se implementare o meno la Positive Action. Anche in Irlanda i datori di lavoro non hanno nessun obbligo, oltre a non essere previsti incentivi fiscali o bonus per le imprese.

Come va fuori dall’Europa?

In Cina, la percentuale di occupazione per i disabili non deve essere inferiore all’1,5% del numero totale di dipendenti dell’unità. La percentuale specifica deve essere determinata dall’amministrazione locale in base alla situazione effettiva. Se il numero di persone con disabilità assunte dal datore di lavoro non raggiunge la percentuale minima, il datore di lavoro è tenuto a versare un fondo per la tutela dell’occupazione dei disabili. Per le imprese che assumono disabili sono previsti deduzioni ed esenzioni.

La situazione dell’Argentina è singolare: l’obbligo è rivolto solo al settore pubblico. Il Governo è obbligato a impiegare persone con disabilità in una proporzione non inferiore al 4% del proprio personale e a creare riserve di posti di lavoro da occupare esclusivamente con loro. Tuttavia, per le aziende private non esistono obblighi di assunzione di persone disabili.

Quanto all’Australia, invece, non c’è un obbligo di assumere lavoratori con disabilità perché la legge cerca di salvaguardare i diritti delle persone, anziché imporre l’assunzione di coloro che appartengono alle categorie protette. In sostanza, non è consentito rifiutare di assumere una persona a causa del suo status di categoria protetta. Così si garantisce che le persone non siano trattate in modo discriminatorio.

In Messico La Federal Labour Law (FLL) non impone ai datori di lavoro di assumere lavoratori che rientrano in categorie protette. Tuttavia, il Congresso ha recentemente introdotto due proposte di legge. Si chiede che le aziende con oltre 20 dipendenti assumano lavoratori con disabilità per almeno il 4% della forza lavoro. E adulti over 60 per il 5%. Nessuna di queste proposte è stata finora promulgata.

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