di Mario Cassaro | Quando si considera un’offerta di lavoro, la maggior parte delle persone si concentra su stipendio, benefici e responsabilità lavorative, tuttavia negli ultimi anni si nota una crescente attenzione ai benefici accessori come i fringe benefit, che possono aumentare notevolmente la soddisfazione complessiva.
I fringe benefit per i dipendenti sono forme di retribuzione non monetaria forniti dai datori di lavoro in aggiunta alla loro normale retribuzione. Ma per quale motivo l’azienda dovrebbe concedere dei benefici ai lavoratori? I fringe benefit migliorano la qualità della vita del dipendente e, al contempo, trasmettono all’esterno un’immagine positiva dell’azienda. Se un tempo questo tipo di concessioni era prerogativa di aziende con un elevato numero di dipendenti e con un fatturato consistente, negli ultimi anni sono sempre più numerose le medie e perfino le piccole aziende che ricorrono a questi strumenti. Anche come strategia per attrarre e trattenere i migliori talenti.
Tra i benefit più comuni troviamo l’auto e il cellulare aziendale, i buoni acquisto e buoni pasto, gli abbonamenti al trasporto pubblico, ma anche l’assistenza sanitaria, le polizze assicurative, i prestiti personali e perfino l’utilizzo di immobili. I fringe benefit possono essere riconosciuti anche al singolo lavoratore ed essere disciplinati all’interno dei contratti individuali.
L’impatto dei fringe benefit sul rapporto di lavoro
La concessione dei fringe benefit può avere un impatto significativo sui dipendenti sotto diversi aspetti.
Attrarre e trattenere i talenti
L’offerta di benefici accessori può aiutare i datori di lavoro ad attrarre e trattenere i migliori talenti. Le persone in cerca di lavoro, nella valutazione delle offerte, spesso considerano l’intero pacchetto retributivo, compresi i benefit. Attraverso tale strumento un datore di lavoro più mostrarsi più competitivo sul mercato.
Soddisfazione lavorativa
I dipendenti che ricevono benefici accessori alla normale retribuzione tendono ad avere una maggiore soddisfazione lavorativa. Benefit come l’assicurazione sanitaria, i piani pensionistici e le modalità di lavoro flessibili possono contribuire a un’esperienza lavorativa positiva, fidelizzando i dipendenti e migliorando la loro produttività.
Sicurezza finanziaria
Alcune tipologie di benefit rispondono alle esigenze finanziarie dei dipendenti. Ad esempio, l’assicurazione sanitaria, l’assicurazione sulla vita e i piani pensionistici, forniscono ai dipendenti un senso di sicurezza e riducono lo stress e l’ansia legati alle spese impreviste e alla pianificazione finanziaria futura.
Salute e benessere
I benefit legati alla salute, come programmi medici, dentistici, l’assicurazione sanitaria, il rimborso delle spese mediche, l’accesso a servizi sanitari gratuiti o scontati, promuovono il benessere fisico e mentale dei dipendenti. Senza contare che i lavoratori sani sono generalmente più produttivi e richiedono meno giorni di malattia.
Vantaggi fiscali dei fringe benefit
I fringe benefit comportano vantaggi fiscali sia per i datori di lavoro che per i dipendenti. Abbattono l’imponibile fiscale attraverso la deduzione dei costi relativi ai beni o servizi concessi. E i dipendenti beneficiano di un particolare regime di cui tratteremo più avanti.
Fedeltà dei dipendenti
La concessione di benefit a lungo termine come pensioni o stock option può favorire la lealtà e l’impegno tra i dipendenti. Potrebbero avere maggiori probabilità di rimanere in azienda per un periodo prolungato, riducendo i costi di turnover.
Miglioramento del morale
Benefit come abbonamenti a palestre, assistenza all’infanzia o opportunità educative possono migliorare il morale, dimostrando che il datore di lavoro ha a cuore il benessere e lo sviluppo personale dei dipendenti. Talvolta, il benefit può assumere anche una forma non monetaria e il datore di lavoro riesce ad offrire dei plus senza spendere denaro. Si pensi per esempio alle aziende pet-friendly, che offrono la possibilità di portare il proprio cane in ufficio in alcuni giorni della settimana.
Il valore economico dei fringe benefit
Uno degli aspetti di maggior rilievo riguarda il profilo strettamente economico, ossia il valore da attribuire alla concessione dei beni o servizi in natura. La regola generale sulla quantificazione dei fringe benefit è che a essi si applica il criterio del valore normale ai fini della determinazione della base imponibile per calcolare i contributi e le imposte e dell’incidenza sugli altri istituti retributivi. In particolare il Tfr e l’indennità di preavviso.
Per le altre voci retributive, la cui determinazione dipende da ciò che viene corrisposto normalmente dal datore di lavoro, spetta ai contratti collettivi determinare l’incidenza o meno dei compensi in natura. Solitamente si distingue il caso in cui l’equivalente monetario sia o meno contenuto nel Ccnl e nel caso in cui non sia determinato si ricorre al prezzo medio di mercato o al prezzo di costo, nel caso siano prodotti dallo stesso datore.
La leva fiscale
Generalmente, la disciplina dei fringe benefit viene fissata all’interno dei contratti individuali tra l’azienda e il lavoratore dipendente. La disciplina fiscale è invece contenuta nell’art. 51, commi 3 e 4, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una serie di interventi, seppur di durata limitata, finalizzati soprattutto ad ampliare la soglia di non imponibilità fiscale e contributiva.
In effetti, nel biennio 2023-2024 il legislatore ha rivolto le sue attenzioni a tali forme di retribuzione con l’intenzione di mitigare i più recenti aumenti del costo della vita. In primo luogo, tali beni e servizi godono di un regime di tassazione (e contribuzione) privilegiato, che deroga al principio generale che attrae nel reddito da lavoro dipendente tutte le somme e i valori in genere percepiti dai lavoratori. Anche sotto forma di erogazioni liberali (principio dell’onnicomprensività del reddito da lavoro dipendente). La deroga consiste nell’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore di tutti i benefit erogati se complessivamente inferiori, nel singolo periodo d’imposta, a 258,23 euro.
Il “Decreto Lavoro”, entrato in vigore il 5 maggio 2023, ha elevato per il solo anno 2023 la soglia di non imponibilità dei fringe benefit a 3.000 euro. Ma solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico e con la possibilità di applicare tale beneficio anche alle somme erogate o rimborsate dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche di gas, luce e acqua.
Le novità del 2024
Sulla scia di tali disposizioni, la Legge di Bilancio 2024 perfeziona la misura. Disponendo che, per il solo anno 2024, il limite di esenzione generale (art. 51, co.3 Tuir) per i beni ceduti e i servizi prestati venga innalzato per tutti i lavoratori a 1.000 euro annui. E a 2.000 euro annui per i lavoratori dipendenti con figli a carico (art. 12 del Tuir). Compresi i figli nati fuori del matrimonio riconosciuti e i figli adottivi o affidati.
Anche quest’anno, è possibile ricomprendere nel nuovo limite le somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale. A cui si aggiungono le spese per l’affitto della prima casa ovvero per gli interessi sul mutuo relativo alla prima casa. Condizione per poter beneficiare dell’innalzamento della soglia a 2.000 euro è che il lavoratore dichiari al datore di lavoro di avervi diritto, indicando il codice fiscale dei figli.
Dal quadro brevemente delineato, emerge che i fringe benefit assumono un ruolo centrale tra i meccanismi di compensazione extra-salariale, offrendo alle aziende un efficace strumento di valorizzazione dei dipendenti, oltre che un significativo vantaggio fiscale. Anche per tali motivi sempre più imprese predispongono specifiche politiche e contano su una serie di fringe benefit da proporre nei colloqui preassuntivi, per rendere più appetibile l’azienda.