I Fondi per contrastare il mismatch

In occasione del Festival del Lavoro 2024, FondItalia ha invitato a esplorare le dimensioni che più impattano sul mondo del lavoro e ad analizzare le transizioni verso modelli economici e produttivi inediti

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Ruolo dei fondi interprofessionali nelle politiche formative italiane

di Francesca Cardinali | FondItalia, in qualità di main sponsor al Festival del Lavoro 2024, ha invitato i partecipanti a esplorare insieme “le dimensioni che più impattano sul mondo del lavoro e analizzare le transizioni verso modelli economici e produttivi inediti”.

L’effetto più immediato ed evidente della trasformazione digitale, alla quale si somma la transizione green, è il cambiamento delle esigenze delle imprese in termini di manodopera e profili professionali. Ovvero, la richiesta pressante di lavoratori con competenze aggiornate. È quanto evidenziato nel rapporto sulla “Domanda di professioni e di formazione delle imprese italiane nel 2023” di Unioncamere – Anpal mediante il Sistema Informativo Excelsior.

Si tratta di un rapporto tra domanda e offerta di lavoro destinato a rimanere sbilanciato, anche nei prossimi anni, per una serie di fattori strutturali quali ad esempio l’invecchiamento della popolazione. Per questo richiede azioni ancora più energiche in ambiti sui quali può sembrare più facile intervenire, a partire dall’offerta del sistema di istruzione e formazione interna alle aziende. Come sempre, quando si parla di formazione, aggiornamento professionale e incremento di competenze, entra vigorosamente in gioco il ruolo dei Fondi Interprofessionali. Considerati già da tempo e con largo consenso i principali player in tema di supporto tecnico, promozione e finanziamento di interventi di formazione e aggiornamento professionale per i lavoratori occupati.

Un invito ai Fondi Interprofessionali

“Fra i compiti dei Fondi Interprofessionali deve esserci anche sollecitare la consapevolezza delle imprese e della società in merito al fatto che fare più formazione significa mantenere alti i livelli occupazionali. Investire sull’upskill delle competenze professionali è prioritario, in uno scenario che vede la popolazione lavorativa invecchiare e 3 milioni di posti di lavoro che si libereranno nei prossimi 5 anni”, ha dichiarato Egidio Sangue, direttore di FondItalia, intervenuto all’Innovation Training Summit di marzo.

Egidio Sangue
Egidio Sangue, direttore di FondItalia

Un invito importante rivolto ai Fondi, per i quali tuttavia non sembra ancora chiaro il ruolo nella partita. Ciò che sembra esplicitare maggiormente le loro funzioni nel prossimo futuro è il decreto sul Piano Nuove Competenze – Transizioni del 29 marzo 2024, a firma congiunta del Ministero dell’Economia e delle Finanze e del Ministero del Lavoro. Il Piano, di cui si dovrà attendere la declinazione nelle normative regionali di recepimento e attuazione, a integrazione di quanto già previsto dal Pnrr, ha l’obiettivo di introdurre meccanismi stabili di contenimento e contrasto del disallineamento tra domanda e offerta nel mercato del lavoro. Al suo interno, si fa spesso ricorso al contributo che i Fondi Interprofessionali possono fornire a tale scopo.

Si prevede, infatti, un maggiore coinvolgimento del settore privato nell’offerta formativa, azioni promozionali dei sistemi di formazione continua e della validazione delle competenze, attività di monitoraggio degli effetti occupazionali della formazione finanziata. Con particolare riferimento alla formazione continua gestita dai Fondi. Puntando a inserirsi in “un più ampio quadro di coordinamento strategico degli interventi già definiti a livello nazionale per rispondere alla sfida dei nuovi fabbisogni di competenze e professionalità derivanti dalle transizioni in atto”. Tra cui il Programma Gol, il Piano Nazionale Nuove Competenze, il Programma di investimento Sistema Duale e il Fondo Nuove Competenze, stavolta in capo interamente ai Fondi Interprofessionali

Una chiara governance della formazione

Dunque, la definizione di un efficiente sistema per le politiche attive del lavoro e per le politiche sociali non può prescindere da una chiara governance della formazione. Una governance che veda il coordinamento di Ministero del lavoro e delle Regioni (per quanto riguarda l’attuazione del Programma Gol). Ma che coinvolga, come più volte ribadito negli anni, soggetti pubblici e privati, Centri per l’Impiego, Istituzioni, Parti Sociali – datoriali e sindacali – e Fondi Interprofessionali, forti della loro capacità di raccordo tra imprese, lavoratori e istituzioni.

Sono diverse, tuttavia, le urgenze dei Fondi per contribuire fattivamente alla crescita produttiva e sociale del Paese, attraverso la programmazione e realizzazione di interventi formativi per l’incremento di competenze. A partire dalle risorse economiche in campo. “Primo, è utile ricordare che il contributo dello 0,30% riservato ai Fondi risulta tra i più bassi nell’ambito dei Paesi UE. Un innalzamento dello stesso sarebbe più che mai auspicabile”, ha ribadito il direttore Egidio Sangue. “In seconda battuta, andrebbe finalmente decretata la restituzione, senza vincoli e condizioni, del taglio oramai strutturale di 120 milioni annui praticato ai Fondi dal 2014”.

Egidio Sangue ha poi aggiunto che, “viste le particolarità del mercato del lavoro italiano, risulterebbe opportuno allargare la platea dei destinatari anche ai liberi professionisti, ai datori di lavoro con piccole aziende e, in generale, al multiverso mondo del lavoro autonomo. Anche, come ultima soluzione, a fronte di contribuzione ai Fondi, con modalità da verificare, da parte di queste categorie. Le quali potrebbero comunque giovare delle economie di scala usufruendo di offerte formative di categoria, di filiera, di settore o interaziendali”.

Riforme auspicabili

Una ulteriore riforma, proposta già da Fondimpresa e dalle Parti Sociali costituenti, riguarderebbe le risorse per la formazione continua fuori dal tetto degli aiuti di Stato. Sono le imprese a scegliere a quale Fondo destinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’Inps. Tuttavia tali risorse, in quanto considerate fondi pubblici assegnati a enti privati, assoggettano il loro utilizzo per la singola impresa agli aiuti di Stato. Questa norma europea definisce infatti i parametri con cui le aziende che ricevono il finanziamento pubblico debbono compartecipare al medesimo finanziamento, al fine di evitare distorsioni nella libera concorrenza all’interno dell’Ue.

Una interpretazione particolarmente vincolante e che produce molte limitazioni. A partire dall’allungamento dei tempi di approvazione dei progetti formativi, spesso in contrasto con le urgenze aziendali. Una lettura alternativa della questione potrebbe, invece, enfatizzare – più che il vantaggio della singola impresa – il beneficio che la formazione apporta al lavoratore. Contribuendo ad accrescerne le competenze professionali quale strumento di tutela per la sua occupabilità.

Agli esperti di settore appare paradossale che il finanziamento della formazione, in particolare quella volta alle competenze digitali e green, al centro delle politiche Ue, venga poi limitata dalla stessa fonte. E che si remi contro una formazione davvero inclusiva, che dia al Paese l’opportunità di recuperare il divario di competitività su questi temi che ci separa da altri paesi europei. Ulteriore elemento auspicabile, infine, veder affidata ai Fondi Interprofessionali, che hanno dato prova di una corretta gestione delle risorse “pubbliche”, la completa gestione delle procedure per la terza edizione del Fondo Nuove Competenze.

FondItalia incontra i territori

FondItalia, giunta al 15° anno di attività, sta portando avanti un tour per la presentazione del Rapporto FondItalia 2024 dal titolo “LaFormazioneNONsiFerma. FondItalia incontra i territori”. Questo è il tema della campagna che sta accompagnando le tappe nelle città di Bari (9 maggio), Milano (30 maggio), Torino (29 maggio), Palermo (20 giugno), Napoli (4 luglio) e Roma (3 ottobre).

Il nostro consueto appuntamento per la presentazione del rapporto biennale ha voluto significare, per questa edizione, una occasione per animare e rinvigorire il dialogo sul territorio con le imprese che credono nella formazione dei propri dipendenti come volano per la crescita della propria organizzazione nell’attuale mercato del lavoro”, ha reso noto Francesco Franco, presidente di FondItalia. “Tutti gli eventi, oltre a consentire la presentazione dei numeri del Fondo alle reti, agli stakeholder e ai collaboratori diretti e indiretti del Fondo, intendono rappresentare una opportunità di dialogo con le istituzioni locali. Così da ideare e concretizzare sinergie per la promozione della formazione continua dei lavoratori nei luoghi di lavoro”.


* Francesca Cardinali è responsabile dell’Area Formazione e dell’Area Ricerca e Comunicazione di FondItalia.

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