L’inclusione lavorativa come contrasto alla violenza di genere

È necessario un sistema sinergico come acceleratore di un percorso di giustizia sociale basato su politiche attive del lavoro che diano alle donne vittime di violenza opportunità formative e lavorative

0
462
Indipendenza economica per contrastare violenza di genere

di Laura Ferrari |

La violenza di genere può avere diverse forme, quella fisica, quella psicologica, ma anche quella legata alla dipendenza economica.

È ancora elevata nel nostro Paese la percentuale di donne che sono disoccupate oppure che percepiscono un reddito che non consente loro di poter essere realmente indipendenti. Quando questo aspetto si unisce ad un contesto familiare violento, diventa una vera e propria trappola. L’inclusione occupazionale e l’indipendenza economica possono pertanto rappresentare una strada concreta per la libertà. Ogni forma di violenza sulle donne, inclusa quella domestica, rappresenta una grave violazione dei diritti umani.

Spesso la mancanza di una reale indipendenza economica contribuisce ad amplificare il fenomeno violento, soprattutto in ambito domestico, non lasciando alle vittime la libertà di poter scegliere. Grazie all’informazione sempre più capillare, sono in aumento le segnalazioni nei centri antiviolenza che possono aiutare le donne ad avviare un percorso di libertà. In questa direzione si sono inseriti anche che gli sforzi del legislatore nel supportare un percorso volto all’indipendenza economica oltre che all’inserimento lavorativo.

Violenza di genere: il contesto socioeconomico

Relativamente alle violenze nei confronti del genere femminile, i dati Istat ci dicono che nel 2022 in quasi il 90% dei casi l’autore è stato un soggetto con cui la vittima aveva, o aveva avuto, una relazione sentimentale o al quale era legata da uno rapporto di parentela. Nel 55% di casi gli autori sono stati mariti, conviventi o partner. Spesso le donne vittime di violenza rischiano la vita proprio dove dovrebbero sentirsi al sicuro, in casa. E faticano a immaginare un futuro differente per sé stesse e per i loro figli, soprattutto se prive di un’indipendenza economica.

Molte vittime di maltrattamenti non hanno infatti i mezzi sufficienti per vivere fuori dalle mura domestiche perché lontane dal lavoro. Oppure quando, pur in presenza di un lavoro, questo non risulta sufficiente a garantire un reddito dignitoso rendendole vulnerabili. Dalla ricerca dell’Ufficio Studi dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, “Favorire l’inclusione occupazionale per contrastare la violenza sulle donne”, emerge che, delle 15.559 donne che nel 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, solo il 35,5% era occupato stabilmente. Mentre il 48,7% non risultava autonomo dal punto di vista economico.

Inoltre, nel 2022 erano circa 6.773.000 le donne che non lavoravano, comprese in un range di età tra i 25 e i 64 anni, pari al 42,7% del totale della popolazione femminile residente in Italia appartenente alla medesima fascia di età. L’incremento dei tassi di partecipazione delle donne al lavoro rappresenta dunque un obiettivo prioritario, anche finalizzato a potenziare gli strumenti di difesa delle donne rispetto ai comportamenti di violenza di cui potrebbero essere vittime.

Il Reddito di Libertà

Il Reddito di Libertà è stato introdotto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2020. Un contributo destinato alle donne vittime di violenza, senza figli o con figli minori, seguite dai centri antiviolenza riconosciuti da regioni e servizi sociali nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al fine di contribuire a sostenerne l’autonomia. Si tratta di un contributo economico, stabilito nella misura massima di 400 euro mensili pro capite, concesso in un’unica soluzione per massimo 12 mesi. Obiettivo, sostenere le spese per assicurare l’autonomia abitativa e la riacquisizione dell’autonomia personale delle donne. Nonché il percorso scolastico e formativo dei figli o delle figlie minori. La misura, inoltre, è compatibile con altri strumenti di sostegno al reddito.

La legge di bilancio 2024 ha inoltre previsto che ai datori di lavoro privati che nel triennio 2024-2026 assumano donne disoccupate vittime di violenza sia riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali. Con esclusione dei premi e contributi all’Inail, nella misura del 100% e nel limite massimo di importo di 8.000 euro annui riparametrato e applicato su base mensile. In sede di prima applicazione, tale previsione si rivolge anche alle donne vittime di violenza che hanno usufruito della predetta misura nell’anno 2023.

L’agevolazione spetta per 12 mesi, qualora l’assunzione sia effettuata con contratto di lavoro a tempo determinato. Se il contratto viene trasformato a tempo indeterminato, si prolunga fino al diciottesimo mese dalla data dell’assunzione a tempo determinato. Qualora l’assunzione sia effettuata con contratto di lavoro a tempo indeterminato, l’esonero spetta per un periodo di ventiquattro mesi dalla data dell’assunzione.

L’assegno di inclusione

Con il Decreto Lavoro, a fine 2023 è stato esteso il Reddito di Inclusione anche alle vittime di violenza di genere, per favorirne l’indipendenza economica. Si tratta di una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata al possesso di requisiti di residenza, cittadinanza e soggiorno, in base all’Isee, alla situazione reddituale del beneficiario e del suo nucleo familiare. Oltre all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa.

L’importo spettante si calcola utilizzando una scala di equivalenza che tiene conto di varie condizioni. Viene riconosciuto per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi rinnovabile, previa sospensione di un mese, per ulteriori 12 mesi. In via generale, è assegnato ai nuclei familiari con almeno un componente con disabilità o minorenne, o con almeno 60 anni di età o in condizione di svantaggio, inserito in un programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali, certificato dalla pubblica amministrazione.

La misura, estesa ora anche alle le donne vittime di violenza, inserite in percorsi di protezione, prevede per le stesse alcune specifiche deroghe per facilitarne l’accesso. In particolare, i soggetti inseriti nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere costituiscono sempre un nucleo familiare a sé anche ai fini Isee. Un elemento di novità e una tutela importante per tutte le donne vittime di violenza, che agevola l’accesso a strumenti altrimenti inaccessibili se venissero considerate anche le forze economiche e patrimoniali delle persone presenti all’interno del nucleo.

Sempre il Decreto Lavoro, inoltre, prevede che le persone inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le vittime, prese in carico da centri antiviolenza riconosciuti, vengano sollevate dall’obbligo di partecipazione ai percorsi personalizzati di inclusione sociale o lavorativa e dalla relativa necessità di accettare le proposte di lavoro eventualmente offerte. Che rimane un’opportunità a cui poter accedere volontariamente.

Ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato, pieno o parziale, anche mediante contratto di apprendistato, si riconosce l’esonero dal versamento del 100% dei contributi previdenziali a loro carico per un periodo massimo di dodici mesi. E nel limite massimo di 8.000 euro su base annua. L’esonero vale anche per le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato. In caso di assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato o stagionale, pieno o parziale, è invece riconosciuto, per un periodo massimo di dodici mesi e comunque non oltre la durata del rapporto di lavoro, l’esonero dal versamento del 50% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nel limite massimo di 4.000 euro su base annua.

Giustizia sociale e politiche attive

Generare la possibilità di ricevere un aiuto economico immediato e supporti che agevolino l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza rappresenta una vera sfida che si realizza attraverso un lavoro sinergico che deve coinvolgere non solo le istituzioni. Ma anche i diversi attori della società, caratterizzati da un profondo senso di giustizia sociale. In questa cornice si è inserita la firma di un Protocollo d’Intesa siglato tra il presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro Rosario De Luca e la presidente della Fondazione Doppia Difesa Onlus, Michelle Hunziker.

Obiettivo informare, individuare, formare, collocare e/o ricollocare mediante progetti di politiche attive le donne vittime di violenza. Nella consapevolezza che il lavoro è un argine contro la violenza. Secondo i propri ruoli e le proprie competenze, i soggetti firmatari collaboreranno per attivare in sinergia azioni e strategie che diano alle vittime di violenza di genere opportunità formative e lavorative. Facendo emergere i bisogni da fronteggiare con percorsi adeguati.

“Una maggior inclusione delle donne nel mondo del lavoro costituisce il presupposto fondante per un sistema sociale realmente giusto ed equo”, ha dichiarato in occasione della sottoscrizione del protocollo il presidente De Luca. “Come Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, insieme a Doppia Difesa, ci spenderemo per progetti di politiche attive diretti all’occupabilità delle donne vittime di violenza”.

Laura Ferrari, consulente del lavoroChi è Laura Ferrari

Dopo la laurea in Economia all’Università Cattolica di Milano, Laura Ferrari si iscrive all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Bergamo nel 2010. La passione per il diritto del lavoro l’ha portata a dedicarsi anche alla divulgazione, prima in una radio locale, successivamente ideando e conducendo la rubrica della web Tv dei Consulenti del Lavoro “Donne e Lavoro”. Nel novembre 2021 inizia una collaborazione con Rai 3, partecipando in veste di esperta della materia al programma di approfondimento “Il Posto Giusto”. Ai media ha affiancato anche l’attività di convegnistica e di scrittura, collaborando per alcune riviste di settore.

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here