Quando una pizza ti cambia la vita

Cinquantadue anni, origini napoletane e una vita spesa nel sociale nei comuni della periferia est di Milano: Nico Acampora è l’ideatore di PizzAut, un progetto che, nato come iniziativa di sensibilizzazione sul tema dell’autismo, è letteralmente lievitato diventando il primo ristorante-pizzeria gestito da persone autistiche

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Nico Acampora, fondatore di Pizzaut

di Virna Bottarelli |

Forse non è l’incipit che lui avrebbe scelto per la sua intervista, ma Nico Acampora mi perdonerà se lo introduco dicendo che non ha bisogno di presentazioni.

Negli ultimi tre anni, infatti, la sua storia ha fatto il giro d’Italia ed è anche uscita dai confini nazionali. Nel 2022 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica ed è stato ricevuto da Papa Francesco. Ancora, nel 2023 è stato nominato cittadino europeo dal Parlamento dell’Ue e lo scorso dicembre, nella Giornata internazionale delle persone con disabilità, lo abbiamo visto dialogare con il Ministro del Lavoro Marina Calderone. Cinquantadue anni, origini napoletane e una vita spesa nel sociale nei comuni della periferia est di Milano, Nico Acampora è l’ideatore di PizzAut. Un progetto che, nato come iniziativa di sensibilizzazione sul tema dell’autismo, è letteralmente lievitato diventando il primo ristorante-pizzeria gestito da persone autistiche.

“Con PizzAut volevo portare all’attenzione di più persone possibili il tema dell’autismo e delle difficoltà di inserimento sociale che le persone autistiche incontrano. Ho un figlio autistico e l’intuizione che avrebbe poi cambiato la nostra vita l’ho avuta nel 2019 osservandolo impastare felicemente una pizza con la sua mamma, mia moglie. Vedendo lui, un bambino di dieci anni con una forma severa di autismo, svolgere un compito simile, mi sono convinto che anche tanti altri ragazzi come lui avrebbero potuto imparare a farlo, non solo per gioco, ma anche per apprendere un mestiere”, racconta Nico Acampora, che ha raccolto la storia di PizzAut nel libro “Vietato calpestare i sogni”, uscito lo scorso 9 aprile per Solferino.

“Abbiamo così avviato l’iniziativa Assaggi di PizzAut: giravamo tra vari ristoranti della zona facendo preparare pizze a ragazzi autistici. Inizialmente con l’obiettivo sia di coinvolgere i ragazzi e le loro famiglie in attività diverse, sia di attirare l’attenzione su un tema del quale si parlava ancora poco. Poi è arrivata la svolta, con l’apertura di una pizzeria a Cassina de’ Pecchi, comune confinante con quello dove vivo, Cernusco Sul Naviglio, e di un’altra, lo scorso anno, a Monza. Entrare nel mondo della ristorazione è stato un lavoro impegnativo, per il quale è stata determinante proprio l’esperienza fatta frequentando ristoranti e cucine. Mi sono infatti reso conto dei limiti che i miei ragazzi potevano avere nello svolgere le varie attività e di come gli ambienti nel settore della ristorazione debbano essere studiati e allestiti in modo da accogliere lavoratori autistici e metterli nelle condizioni di operare”.

Partiamo dalla tua vita prima di PizzAut: hai lavorato molti anni come educatore. Perché hai scelto questa professione?

A dire il vero, non so se ho scelto questa professione o se è stato il caso a farmi diventare un educatore. Da ragazzo il mio sogno era fare l’avvocato e avevo scelto di iscrivermi al liceo scientifico. La vita, però, a volte sceglie per noi: persi mio padre proprio in quel periodo e mia madre mi indirizzò verso una scuola che potesse darmi maggiori opportunità di lavoro dopo il diploma, perché la nostra non era una famiglia agiata e ci sarebbe stato bisogno del mio contributo economico.

Così scelsi l’indirizzo di studi socio-pedagogico all’Itsos di Cernusco ed entrai in contatto con il mondo del sociale. Ne fui affascinato e dopo il diploma iniziai a lavorare prima in un centro per ragazzi disabili e poi a diversi progetti sul territorio: Centri di Aggregazione Giovanile, incontri e attività di formazione con adolescenti e famiglie, politiche giovanili nell’ambito delle amministrazioni locali.

Quanto della tua esperienza da educatore e da persona impegnata nelle istituzioni locali hai messo nel progetto?

Sono sempre stato un educatore sui generis, perché lavorando come consulente e libero professionista ho potuto maturare una certa esperienza anche nelle relazioni con clienti, fornitori ed enti di vario tipo. L’impegno nelle istituzioni è stato per me la conseguenza di una passione familiare per la politica intesa come vicinanza alle persone e al territorio. Una sorta di attitudine naturale, che mi ha portato in contatto con tante realtà diverse, pubbliche e non solo. Tutta questa esperienza è stata sicuramente utile nel momento in cui ho avviato l’attività di PizzAut, ne ho fatto tesoro tanto nel rapporto con i ragazzi, quanto con tutti i soggetti con cui devo interagire.

Qual è la forma giuridica di PizzAut e come avviene l’inserimento lavorativo dei ragazzi?

PizzAut è una onlus che si occupa di attività di sensibilizzazione, advocacy e formazione. Organizza percorsi di autonomia abitativa, sociale e personale per i ragazzi autistici inseriti nei progetti. La società a cui fanno capo le pizzerie, e di cui PizzAut è socia, si chiama Work-Aut ed è una Srl. I ragazzi sono assunti quindi da Work-Aut, inquadrati nel Ccnl della ristorazione, e sono tutti iscritti alle liste di collocamento mirato. Il loro inserimento è frutto della collaborazione con la Fondazione Mazzini, un ente di formazione di Cinisello Balsamo accreditato per l’erogazione di servizi di formazione e orientamento. Con la Fondazione organizziamo corsi di formazione, le “PizzAut Academy”, che prevedono degli stage da cento ore, ai quali seguono dei tirocini lavorativi. Al termine del tirocinio si valuta poi l’assunzione.

Oggi quante persone lavorano per PizzAut e qual è la loro età media?

Ad oggi abbiamo 17 persone assunte a tempo indeterminato, 12 persone in tirocinio formativo e 2 persone, dichiarate inabili al lavoro, in tirocinio socializzante. Ossia un tirocinio orientato all’inclusione sociale che però non prevede poi un inserimento lavorativo. Altri ragazzi lavorano nei nostri ristoranti come lavoratori “in distacco”. Hanno quindi un contratto di lavoro con aziende diverse da Work-Aut, ma svolgono la loro attività presso di noi, solitamente con lo scopo di fare una formazione on the job. L’età media è tra i 20 e i 25 anni e non è un caso: vivere una realtà lavorativa a tutti gli effetti, per una persona autistica significa affrontare un cambiamento e intraprendere un percorso complesso. Ed è relativamente più semplice accompagnare nel percorso ragazzi di questa età, rispetto a quanto possa essere farlo con persone più mature.

Dall’apertura della prima pizzeria a Cassina de’ Pecchi non vi siete più fermati. La visita dell’allora premier Giuseppe Conte, l’apertura a Monza con il presidente Sergio Mattarella, che vi cita anche nel discorso di fine anno. Quale sarà il prossimo passo?

Abbiamo aperto a Cassina de’ Pecchi il Primo Maggio 2020 e a Monza il Primo Maggio 2023. Date scelte non a caso: i ragazzi di PizzAut, prima ancora che essere persone con disabilità, sono lavoratori ed è su questo che mi piace mettere l’accento. I riconoscimenti poi fanno indubbiamente piacere, ma la gratificazione maggiore arriva dai ragazzi e dai loro genitori. Vedere quanto l’essere impegnati in un’attività professionale li aiuti a fare piccoli e grandi progressi è una soddisfazione impagabile ed è la conferma che, inserendoli nel mondo del lavoro, possiamo migliorare la loro vita e quella delle loro famiglie.

Ora sono concentrato nel consolidare l’attività dei due locali, ma sto guardando anche al futuro: vorrei riuscire ad allestire una flotta di food-truck, i “PizzAutobus”. È una soluzione che consentirebbe di dare lavoro a tanti altri ragazzi autistici. Mi piacerebbe aprire un PizzAutobus in ogni provincia italiana, partendo dalle dodici province lombarde. Se contate che su ogni mezzo potrebbero lavorare cinque persone, potremmo dare un’opportunità a centinaia di ragazzi in tutta Italia. Il progetto dovrebbe coinvolgere altre associazioni: queste avrebbero in dotazione il mezzo in comodato d’uso e l’obbligo di assumere ragazzi autistici con il supporto di PizzAut per la loro formazione.

Lo scorso anno ti sei dimesso da vicesindaco della tua città: pensi un giorno di ritornare all’impegno politico?

Mi sono dimesso perché l’impegno con PizzAut mi assorbe totalmente e non sarei riuscito a servire la collettività come dovrebbe fare un amministratore locale. L’essenza della politica per me è operare al livello della cittadinanza, della collettività, non ambisco a fare politica a un livello diverso da questo. Non nascondo che mi hanno chiesto la disponibilità a candidarmi alle prossime elezioni europee e, in altre occasioni, di correre per le elezioni di seggi suppletivi in Parlamento. Ma ho declinato l’invito, perché non è quello il tipo di impegno che rispecchia la mia attitudine. Fare politica per me significa essere vicino alle persone, sul territorio. Non mi ci vedo su uno scranno a Roma o a Strasburgo.

Chi è Nico Acampora

Nato a Napoli il 30 luglio del 1971, dal 1974 vive a Cernusco sul Naviglio (MI), dove nei primi anni Novanta inizia a lavorare come educatore. Nico Acampora ha avviato nel suo Comune le attività dei Centri di Aggregazione Giovanile e si è dedicato alle politiche sociali ricoprendo negli ultimi anni incarichi politici, come assessore e vicesindaco. Esperto di progettazione sociale, ha coordinato numerosi progetti, collaborando con diverse istituzioni, tra cui Città Metropolitana, Regione Lombardia, molteplici soggetti del Terzo Settore, Amministrazioni Comunali e Istituti scolastici.

Padre di un ragazzo autistico, ha tratto dalla propria esperienza familiare l’ispirazione per creare il progetto PizzAut, che ha oggi all’attivo due ristoranti, a Cassina de’ Pecchi (MI) e a Monza. Ha ricevuto l’Ambrogino d’oro nel 2021, è stato nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica nel 2022 e, nel 2023, il Parlamento europeo gli ha assegnato il premio Cittadino Europeo.

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