Subappalti efficaci per specializzazione di competenze, ma un rischio senza adeguata catena di controlli
Di recente numerosi fatti di cronaca hanno messo nel mirino i subappalti creando allarme intorno a questa formula, spesso utilizzata nell’organizzazione del lavoro dalle grandi aziende. Situazioni critiche si sono verificate in una molteplicità di settori, dalla moda all’edilizia all’energia, mettendo a rischio prima di tutto la sicurezza dei lavoratori e portando alla luce fenomeni di caporalato.
Ma davvero il subappalto è una formula che comporta tanti rischi? Secondo il giuslavorista e presidente di NexumStp Spa, Paolo Stern, il subappalto è una pratica che permette alle PMI di entrare nei grandi cantieri, a patto però che sia ben inteso il motivo per il quale si subappalta. La motivazione non può essere la riduzione dei costi, sebbene ne possa essere una conseguenza importante. La propensione a scegliere questo modello va invece ricercata nella specializzazione dei servizi resi che vengono affidati a realtà esterne in quanto si tratta di attività che non appartengono al core business dell’azienda committente.
Come gestire i subappalti
“Ancora più importante dunque diventa, di fronte alla scelta di appaltare il lavoro, l’affidabilità di sistemi di gestione e di servizi internal audit delle aziende. I committenti non sottovalutino la fragilità degli ultimi anelli di questa catena, come invece i recenti casi hanno dimostrato manifestando tutte le falle della carenza di modelli organizzativi 231 e di controlli adeguati. Quando si subappalta, i sistemi di controllo solo sulla carta sono controproducenti. È essenziale che siano messe in campo tutte le procedure necessarie e che i sistemi di gestione siano davvero vissuti. Un sistema di gestione è una sorta di “antifurto” a protezione del bene primario dell’azienda che è il suo buon nome e la sicurezza dei suoi componenti. Come non verrebbe mai in mente a nessuno di utilizzare un antifurto finto per proteggere gioielli di famiglia, così nessuna azienda dovrebbe utilizzare modelli gestionali “di carta” per proteggere i propri gioelli”, commenta Stern.