I Fondi Interprofessionali oggi

Nel Rapporto Inapp 2023 si legge che i Fondi rappresentano il canale pubblico più utilizzato dalle aziende per la formazione continua degli adulti occupati

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fondi interprofessionali: lo stato attuale

I Fondi Interprofessionali, nel cambiamento del mondo del lavoro negli ultimi anni, continuano a fare la loro parte.

Come si legge nel Rapporto Inapp 2023, essi rappresentano il canale pubblico più utilizzato dalle aziende per la formazione continua degli adulti occupati. I dati relativi al 2022 parlano di 750mila imprese aderenti, per una forza lavoro pari a oltre 9 milioni 830mila dipendenti. Nel periodo 2018-2022, i Fondi hanno pubblicato 358 avvisi con un impegno pari a 2.041 milioni di euro. Attualmente sono operativi 20 Fondi. Ne abbiamo interpellati alcuni – FondItalia, Fondolavoro, Fondoprofessioni, Fonservizi e Formazienda – per fare un quadro della situazione.

Riflessioni sullo stato dell’arte

“La crescente consapevolezza, da parte delle imprese, dell’importanza della formazione, accompagnata alla flessione dei finanziamenti pubblici a favore della formazione continua, ha certamente contribuito a incrementare il numero di adesioni ai Fondi Paritetici Interprofessionali”, dice Egidio Sangue, direttore di FondItalia. Il fondo è promosso dalla Confederazione datoriale Federterziario e dalla Confederazione Sindacale Ugl.

Secondo Sangue, però, nonostante lo sviluppo degli investimenti in formazione continua sia oggi promosso attraverso un diversificato sistema di supporto, “i finanziamenti pubblici per gli occupati vengono prevalentemente erogati attraverso il canale aziendale e raggiungono ancora una porzione molto limitata di imprese. In questo scenario sono quindi fortemente penalizzate le piccole e microimprese e le categorie vulnerabili come low skilled e over 50”.

Tra le criticità, Sangue evidenzia quindi la scarsità di risorse economiche. “È doveroso ricordare che il contributo dello 0,30% riservato ai Fondi risulta tra i più bassi nell’ambito dei Paesi UE e che un suo innalzamento sarebbe più che mai auspicabile”, afferma. “Così come andrebbe finalmente decretata la restituzione, senza vincoli e condizioni, del taglio oramai strutturale di 120 milioni annui praticato dal 2014. Una ulteriore azione, che FondItalia e Federterziario propongono da tempo, in sintonia con altri importanti Fondi Interprofessionali, è quella allargare il raggio d’azione ai datori di lavoro per le imprese con meno di 15 dipendenti. Nonché ai soggetti non dipendenti che l’azienda intende assumere al termine dall’azione formativa. In generale, a fronte di contribuzione ai Fondi, con modalità da verificare, anche al mondo del lavoro autonomo, che potrebbe giovare delle economie di scala usufruendo di offerte formative di categoria, di filiera, di settore o semplicemente interaziendali”.

Come favorire un utilizzo pieno e proficuo

Anche secondo Stefania Tomaro, direttore di Fonservizi, “la strada da percorrere per un utilizzo pieno e proficuo è ancora lunga”. Fonservizi è il fondo per la Formazione Continua nei Servizi Pubblici Industriali nato nel 2010 dall’accordo tra Confservizi, Cgil, Cisl e Uil. Vi aderiscono 5.716 imprese per un totale di 212.850 dipendenti. “I Fondi Interprofessionali sono entrati a pieno titolo tra gli attori protagonisti del sistema di formazione permanente in Italia”, continua Tomaro. “Ma il livello di diffusione e di conoscenza di essi varia a seconda della dimensione delle aziende e del territorio. La conoscenza aumenta all’aumentare delle dimensioni dell’azienda. Inoltre, mentre al Nord si concentrano, almeno per Fonservizi, le aziende con maggior numero di dipendenti, al Sud prevalgono piccole e medie aziende”.

Rossella Spada, direttore generale di Formazienda, il fondo interprofessionale di Confsal e Sistema Impresa, sottolinea che oggi “le aziende chiedono risorse immediate con procedure di accesso, gestione e rendicontazione snelle. È nostro compito rispondere con efficienza e tempestività per consentire l’erogazione dei fondi ai fini di una formazione sartoriale”. Fondo Formazienda è impegnato in un’opera di valorizzazione dell’Avviso 2/22. Il quale, lo scorso 27 marzo è stato rifinanziato con una decisione del CdA e un’ulteriore iniezione di risorse pari a 7 milioni e 500mila euro.

Franco Valente, direttore di Fondoprofessioni, fa invece un’interessante riflessione sulla necessità di recuperare “lo spirito dei padri legislatori dei Fondi Interprofessionali. Ossia lavorare per un sistema della formazione continua che risponda da un lato ai bisogni, alle conoscenze e alle potenzialità dell’individuo e dall’altro a quelli dell’organizzazione all’interno della quale l’individuo opera”. A Fondoprofessioni, nato nel 2003 in seguito all’accordo tra Confprofessioni, Confedertecnica, Cipa e Cgil, Cisl, Uil, aderiscono studi professionali e piccolissime imprese, con una media tra i due e tre addetti.

“Un po’ alla volta il panorama dei Fondi ha incluso anche realtà a mio avviso di natura più commerciale. Quando manca la dialettica tra le parti sociali, fisiologicamente fatta di fasi di contrapposizione, dialogo e concertazione, viene meno l’intento originario con cui i Fondi sono nati”, fa notare Valente. Sottolineando anche un dilemma di base: “Nasciamo come associazioni di natura privata, ma veniamo equiparati a enti pubblici perché gestiamo risorse pubbliche, con tutti gli equivoci che ne possono derivare”.

Secondo Carlo Parrinello, direttore di Fondolavoro, nato dall’accordo tra Unsic (Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori) e Ugl (Unione Generale del Lavoro), negli ultimi vent’anni i Fondi hanno notevolmente contribuito all’incremento qualitativo e quantitativo delle competenze dei lavoratori. Ma sullo sfondo restano delle criticità, come “la scarsa sensibilità delle imprese al valore della formazione continua, il collegamento qualitativamente insufficiente con gli enti preposti alla formazione e la difficoltà di integrare i processi formativi nei diversi contesti della gestione aziendale”. Elementi che creano difficoltà “nell’organizzazione di percorsi formativi adeguati ai fabbisogni reali”.

I Fondi Interprofessionali ai tempi della pandemia

Il Rapporto Inapp 2023 indica che nel 2020 sono 45mila i piani formativi approvati. I quali hanno coinvolto un milione e 281mila lavoratori in 61mila aziende. L’anno precedente i Fondi ne avevano approvati oltre 50mila, i lavoratori interessati erano stati un milione e 750mila circa e le aziende oltre 93mila.

Come commenta Egidio Sangue: “I vincoli fisici imposti dal periodo pandemico hanno contribuito ad accelerare alcuni processi come quello di digitalizzazione e di erogazione della formazione in modalità a distanza. In FondItalia, per fronteggiare le situazioni di crisi occupazionale e garantire la sicurezza sanitaria nei luoghi di lavoro, abbiamo accordato numerose proroghe per la presentazione, gestione e rendicontazione dei progetti. Abbiamo digitalizzato la fase di presentazione degli stessi e dato la possibilità di convertire le attività formative in presenza in teleformazione. Inoltre, abbiamo abolito l’apporto per le imprese che optassero o avessero optato per gli aiuti di importanza minore negli Sportelli dell’Avviso 2020.01. Abbiamo anche incrementato costantemente, sulla base dei trasferimenti Inps disponibili, la dotazione economica dell’Avviso aperto”.

Anche Fonservizi ha adottato, nel periodo pandemico, particolari misure per agevolare l’attuazione dei piani formativi finanziati. Spiega Stefania Tomaro: “Inizialmente abbiamo eliminato il massimale del 30% relativo al totale delle ore in Fad asincrona rispetto al totale delle ore di formazione del Piano. Con la conseguente possibilità di modificare, ove non in contrasto con normative comunitarie, nazionali e regionali, le ore di formazione in presenza in ore di formazione a distanza. Importante, inoltre, la concessione delle proroghe rispetto ai termini previsti per la conclusione delle attività e per la consegna del rendiconto finale dei piani formativi. Sono state inoltre assimilate le due modalità formative, equiparando le regole di gestione e rendicontazione. Introducendo una flessibilità che è stata poi adottata strutturalmente dal Fondo”.

Dello stesso avviso Valente: “Durante la pandemia è aumentata la platea dei discenti e abbiamo studiato e sperimentato nuove metodologie di fare formazione. Che sono poi rimaste nel nostro patrimonio di conoscenze, tanto che oggi la formazione è erogata per lo più in modalità blended”.


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