Il 44% delle aziende europee ha iniziato a prepararsi all’entrata in vigore della EU Pay Transparency Directive, prevista per ottobre 2026. Al contrario, il 21% non si è ancora attivata, un dato in crescita rispetto a 6 mesi fa.
Lo rileva WTW nel webcast “The EU Pay Transparency Directive – What a difference a year makes”, che integra lo studio “Global Pay Transparency Survey”. La direttiva conferirà ai nuovi dipendenti il diritto di essere informati circa il proprio livello di retribuzione e su quello dei colleghi uomini e donne. I datori di lavoro dovranno, per legge, essere trasparenti in materia di parità retributiva.
“Un vero e proprio cambio di passo nelle grandi aziende europee. Non implicherà solo l’obbligo di comunicare i livelli retributivi medi, ripartiti per genere e categoria, ma anche una potenziale leva di governance che potrebbe portare a rivedere e modificare le politiche delle progressioni salariali e di carriera”, commenta Edoardo Cesarini, amministratore delegato di WTW.
Le sfide della Pay Transparency Directive
Secondo le aziende intervistate, le sfide maggiori riguardano l’adempimento dei requisiti di rendicontazione (26%), lo sviluppo di un piano d’azione in linea con i requisiti normativi (26%) e l’individuazione delle differenze di genere e delle lacune nell’attuale gestione delle retribuzioni (18%).
L’applicazione della normativa implica infatti:
- job levelling e job architecture abbastanza strutturati per consentire l’identificazione dei dipendenti che svolgono un lavoro uguale o simile o di pari valore;
- politiche retributive in materia di assunzione, promozione e performance review a livello annuale abbastanza solide, mentre eventuali differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne devono essere basate su dati oggettivi;
- necessità di rendere i dati sulle retribuzioni trasparenti, insieme ad analisi periodiche per valutare lo stato attuale e monitorare i progressi in materia retributiva;
- chiara comunicazione a dirigenti e dipendenti in merito alle retribuzioni, per una maggiore trasparenza.
Edoardo Cesarini conclude: “A un anno dall’approvazione della direttiva europea, a maggio la Svezia è stata la prima nazione ad averla recepita come legge nazionale. Per quanto riguarda l’Italia, ci aspettiamo che, dopo le elezioni europee, la trasparenza retributiva entri nell’agenda del governo. L’attenzione sul tema è in continua crescita: le organizzazioni sono a un punto di svolta e i loro leader devono agire in previsione degli imminenti cambiamenti”.