Da dove lavori oggi?

L’era del “tutti pazzi per lo smart working” è finita, ma non si torna indietro: anche le aziende che spingono per far rientrare i propri dipendenti in sede non possono ignorare che per trattenere le persone occorre dare loro la possibilità di trovare un giusto equilibrio tra vita privata e vita professionale e allestire spazi di lavoro il più possibile in linea con le sempre più sentite esigenze di sostenibilità e benessere

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Dossier su evoluzione dello smart working e del lavoro ibrido

di Virna Bottarelli | Dallo scorso 1° aprile lo smart working è tornato a essere regolato dalla normativa ordinaria prevista nella legge n. 81/2017.

Le semplificazioni introdotte negli anni della pandemia, e diverse volte prorogate, sono venute meno: il lavoro agile si adotta in seguito ad un accordo tra l’impresa e il dipendente. Tutti, quindi, di nuovo a passare otto ore tra le quattro mura dell’ufficio? Tutti, ancora, a stressarsi nel traffico delle ore di punta per arrivare in tempo a timbrare il cartellino?

Difficile tornare indietro. Anche le aziende che spingono per far rientrare i propri dipendenti in sede devono fare i conti con un nuovo approccio al lavoro. Sebbene l’era del “tutti pazzi per lo smart working” del periodo pandemico sia finita, non possono ignorare che oggi, più di ieri, per attrarre e trattenere le persone occorre dare loro la possibilità di trovare un giusto equilibrio tra vita privata e vita professionale.

La tendenza nel mercato del lavoro

È una tendenza che trova conferma anche analizzando gli annunci di lavoro. Secondo quanto osservato da Indeed, ad esempio, nei principali Paesi europei, Italia inclusa, gli annunci che prevedono la possibilità di lavorare da remoto o in modalità mista sono significativamente aumentati rispetto al pre pandemia e rimangono essenzialmente stabili.  “Lo smart working non è solo una modalità di lavoro flessibile, ma anche una leva strategica per le aziende. Le quali possono utilizzarla per attrarre e trattenere talenti in un contesto di crescente difficoltà nel reperimento delle competenze necessarie”, ha recentemente affermato Daniele Bacchi, Ceo di Reverse, società che offre servizi di head hunting e consulenza HR.

A esprimersi a favore dello smart working sono anche gli oltre 1.500 professionisti HR interpellati dall’accademia di marketing digitale Digital Coach per un’indagine pubblicata lo scorso aprile. In una percentuale del 92,8% essi ritengono, infatti, che lavorare a distanza sia un’esperienza positiva, perché consente di organizzare il lavoro con flessibilità di tempi e luoghi. Non solo: i professionisti delle risorse umane individuano, grazie allo smart working, nuove opportunità per la gestione del lavoro e per la ridefinizione degli spazi lavorativi, con una potenziale riduzione dei costi sia per le aziende che per i lavoratori.

Il lavoro da remoto a ibrido

Anche per i sostenitori del lavoro da remoto, tuttavia, l’interazione tra colleghi e l’esperienza lavorativa in presenza mantengono la loro importanza per il successo di un’azienda e la crescita dei lavoratori. Il lavoro in presenza deve essere valorizzato: per svolgere in ufficio le stesse attività che svolge a casa propria, o altrove, il lavoratore, oggi, deve essere motivato. Insomma, il gioco deve valere la candela ed ecco perché gli spazi aziendali devono essere il più possibile piacevoli.

Ci sono così imprese che iniziano a pensare di offrire, nella sede di lavoro, servizi di cui il dipendente, a casa propria, non può usufruire. Secondo l’ultimo Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, pubblicato a fine 2023, il 52% delle grandi imprese, il 30% delle Pmi e il 25% della PA hanno già ripensato i propri spazi di lavoro. In modo che gli ambienti siano funzionali al cosiddetto Hybrid Working. Un modello emergente che sembra mettere d’accordo tutti: sostenitori dello smart working e aziende più refrattarie a un cambiamento radicale.

Andrea Casarosa, AD di eNetworks, società che supporta le aziende nella trasformazione digitale, osserva: “Il modello ibrido di lavoro combina i vantaggi del lavoro da remoto con la possibilità di trascorrere del tempo in un ufficio. I dipendenti riescono dunque ad adattare la routine lavorativa alle proprie esigenze personali, con una gestione più flessibile del tempo e delle responsabilità e, dunque, una maggiore soddisfazione”.

Spazi per hybrid e smart working

Diverse realtà si occupano di fornire soluzioni e spazi alle imprese che adottano una modalità di lavoro ibrida. Una di queste è IWG, che attraverso brand come Spaces, Regus e Copernico gestisce spazi di lavoro flessibile per aziende di tutte le dimensioni e liberi professionisti. Solo nel 2023 il Gruppo ha aggiunto 867 nuovi sedi alla sua rete e registrato il fatturato più alto dei suoi 35 anni di storia. Nella seconda metà dell’anno sarà inaugurata una nuova struttura a Roma, in via Cristoforo Colombo, arteria che collega il centro con l’Aeroporto di Fiumicino.

Mauro Mordini, Country Manager Italia di Workplace Group (IWG), spiega: “Il nuovo spazio nella capitale coincide con un periodo in cui un numero crescente di aziende riconosce i benefici del lavoro flessibile. Il che contribuisce a migliorare il benessere e la soddisfazione dei dipendenti, oltre a potenziare l’ambiente di lavoro. Il modello favorisce l’aumento della produttività e consente alle aziende di ridurre significativamente i costi”.

IWG ha anche condotto una survey dai cui risultati emerge che le aziende orientate al lavoro ibrido hanno ridotto il consumo di energia di circa il 19%. Inoltre, chi si allontana da modelli basati unicamente su costosi uffici nei centri cittadini e opta per modelli di lavoro ibrido, utilizzando anche uffici più piccoli a livello regionale e spazi di co-working posizionati vicino ai luoghi residenza dei dipendenti, ottiene benefici dal punto di vista ambientale ed economico.

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