In Italia esiste un divario importante tra le esigenze dei dipendenti e l’offerta delle aziende in fatto di wellbeing in tutte le sue dimensioni (fisico, emotivo, finanziario e sociale).
Se infatti il 74% dei datori di lavoro ritiene che le iniziative intraprese siano molto efficaci, solo il 26% dei dipendenti ne è convinto. È quanto rileva l’edizione 2024 della “Wellbeing Diagnostic Survey” realizzata da WTW, che mette ancora una volta in luce che nel nostro Paese il benessere finanziario a lungo termine resta la maggiore priorità per i dipendenti (60%). Contro solo il 20% delle aziende, registrando un gap di 40 punti percentuali. Invece, l’aspetto su cui le aziende investono di più è legato alla sfera emotiva (61%), che scende invece al terzo posto per i dipendenti (40%), con un gap di 20 punti percentuali.
Edoardo Cesarini, amministratore delegato di WTW, ha così commentato: “Dal nostro osservatorio sul wellbeing emerge che esiste una certa distanza tra il percepito delle organizzazioni e il beneficio che i programmi aziendali recano ai dipendenti. Questo vale molto nel contesto attuale, caratterizzato dalla presenza di cinque generazioni diverse all’interno delle popolazioni aziendali, ognuna con necessità e attitudini differenti. Un desiderio comune è però quello di migliorare la propria qualità di vita. Su questo le aziende giocano un ruolo fondamentale, cercando di comprendere meglio quello di cui le persone hanno bisogno, con un vantaggio diretto anche sui risultati di business”.
L’importanza dell’Employee Experience
Dalla ricerca risulta inoltre crescente l’interesse per l’Employee Experience. Intesa come il percorso complessivo del dipendente all’interno dell’organizzazione, che include la cultura aziendale, il rapporto con i manager, le opportunità di crescita e il wellbeing stesso. Per i dipendenti tale dimensione è al secondo posto della classifica (43%) e al terzo posto per le aziende (41%).
La ricerca mette dunque in luce che le aziende italiane sono meno efficaci nelle aree in cui i dipendenti hanno più bisogno. A livello europeo, invece, emerge un maggiore allineamento tra aziende e dipendenti. Se per questi ultimi si confermano al primo posto i piani di pensionamento (24%) seguiti da quelli di finanziamento a breve termine (12%), per le aziende emergono in primis i benefit per la salute (21%). Ma troviamo subito al secondo posto i piani di pensionamento (16%), seguiti dalle iniziative a supporto del benessere emotivo (14%).
Wellbeing ed quilibrio vita-lavoro
Inoltre, uno degli aspetti più importanti che la ricerca evidenzia è il forte impatto del lavoro sulla vita delle persone. Il 69% dei dipendenti dichiara che il datore di lavoro influenza la propria vita tanto quanto il coniuge, più del medico (51%) e del terapeuta (41%). La maggior parte dei dipendenti (81%, differenziata per generazioni) desidera dunque un maggior equilibrio vita-lavoro. E accetterebbe addirittura una riduzione dello stipendio.
La ricerca di WTW mostra infine che le organizzazioni con dipendenti altamente motivati e performanti ottengono un significativo vantaggio competitivo. Un incremento dei margini di profitto di 11 volte, un aumento dei ricavi di 3 volte e il 90% di probabilità in più di registrare un turnover del personale inferiore rispetto ai competitor.
Andrea Scaffidi, Total Reward & Executive Solutions Director, e Andrea Rolando, Employee Experience di WTW, concludono: “L’accessibilità al wellbeing e la creazione di una cultura impregnata di valori in cui i dipendenti possono riconoscersi sono la chiave per costruire un’Employee Experience più forte. Chi si occupa di Risorse Umane ha quindi il compito di sensibilizzare il management al concetto di wellbeing come uno strumento chiave lungo 4 direttrici fondamentali. Ispirare un senso di scopo nelle persone; creare fiducia grazie a connessioni significative; fornire ai dipendenti il supporto di cui hanno bisogno. Infine, offrire pacchetti di Total Rewards competitivi che invoglino le persone a crescere all’interno dell’organizzazione”.