di Virna Bottarelli |
Fondazione La Comune è un’impresa sociale nata nel 2019 e dedita allo sviluppo di progetti sociali rivolti alle fragilità.
Radicata sul territorio milanese, promuove percorsi di vita indipendente per giovani con disabilità intellettiva, facendo leva principalmente su tre fondamenti – la casa, il lavoro e la gestione delle relazioni – e dal 2020 si occupa di percorsi di formazione e inserimento lavorativo e sociale. Oggi in Fondazione La Comune lavorano 13 dipendenti, di cui sette con disabilità, e cinque tirocinanti.
“Dal tema dell’abitare siamo passati a esplorare il tema del lavoro perché ci siamo resi conto che per questi ragazzi non era sufficiente abitare da soli per sentirsi adulti. Era necessario vivere concretamente come adulti, quindi avere un impiego. Abbiamo così ampliato i nostri orizzonti occupandoci di inserimento lavorativo e di formazione, rendendoci conto ben presto che queste esigenze sono molto diffuse nel mondo della disabilità”, spiega Valentina Mari, che in Fondazione La Comune ricopre il ruolo di Disability Manager.
Una professione introdotta in Italia nel 2009, con il “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana” del tavolo Tecnico istituito tra Comune di Parma e Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche Sociali. L’esperienza di Valentina Mari è utile per capire come il mondo del lavoro stia affrontando il tema dell’inclusione. E, in particolare, come la figura professionale del Disability Manager sia strategica in questo contesto.
Quando e come Fondazione La Comune ha iniziato a occuparsi dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità?
Era il 2020. Da tempo pensavamo all’opportunità di accompagnare i nostri ragazzi a intraprendere dei percorsi lavorativi e, complice l’impossibilità di rivolgerci alle aziende per via delle restrizioni imposte dalla pandemia, abbiamo colto un’opportunità offertaci dall’Istituto Sacra Famiglia, una struttura sociosanitaria con la quale già collaboravamo. L’Istituto ci ha concesso in comodato d’uso una serra di sua proprietà, che era inutilizzata e rappresentava il luogo ideale per avviare i nostri ragazzi a un lavoro ben preciso: l’attività di giardinaggio.
Nel dicembre 2021, in zona Porta Romana, sempre a Milano, abbiamo poi aperto Fiori all’Occhiello, negozio nel quale vendiamo le piante e i fiori che i ragazzi curano nella serra. Una vera e propria attività economica, che ci consente di sostenere il progetto e che offre ai nostri giovani la possibilità di sviluppare anche competenze relazionali grazie al contatto con il pubblico.
E quando si parla di competenze, si parla di formazione…
Il negozio ha dato molta visibilità alla nostra attività e attirato l’attenzione di tante famiglie che volevano capire se ci fossero opportunità anche per i loro figli con disabilità. Oltre ad aprire un secondo punto vendita, sempre a Milano, abbiamo avviato un altro progetto dedicato alla formazione. Con il quale offriamo ai giovani con disabilità intellettiva non solo la possibilità di imparare a lavorare nel settore del verde, ma anche di acquisire competenze relazionali trasversali: dal saper essere puntuali al saper lavorare in gruppo. Lo scorso aprile abbiamo poi rilevato il terreno sul quale questo progetto era partito, acquistandolo dall’azienda agricola che ci ospitava.
Ci parla della figura professionale del Disability Manager? In che cosa consiste il suo ruolo?
Già nel 2015 il Jobs Act promuoveva delle linee guida per la creazione, all’interno delle aziende, di un responsabile dell’inserimento lavorativo con il compito di analizzare e risolvere le problematiche riguardanti i lavoratori con disabilità. Disposizioni più precise sono state poi arrivate con la cosiddetta Legge Madia del 2017 sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. La quale ha introdotto l’obbligo del Disability Manager nel settore della PA.
Nella realtà, tuttavia, gli enti pubblici non si sono ancora dotati in modo strutturale di questa figura. Lo stesso Comune di Milano, che conosco da vicino in quanto membro della Consulta cittadina per le persone con disabilità, non ha in organico una figura ufficialmente riconosciuta come tale. È più facile, sebbene ancora non molto frequente, trovare Disability Manager in quelle grandi aziende che hanno interiorizzato i principi della Diversity e Inclusion. Le quali investono concretamente in questo ambito, dotando le proprie organizzazioni di una figura espressamente incaricata di fare da tramite tra l’azienda e il lavoratore con disabilità.
Il Disability Manager è, infatti, quel professionista che ha il compito di trovare una mediazione tra i bisogni della persona con disabilità, che deve essere messa nelle condizioni di lavorare, e quelli dell’azienda, che deve conoscere le esigenze specifiche del lavoratore per potervi rispondere in modo adeguato, anche nel rispetto del bilancio economico dell’azienda stessa. Più in generale, il Disability Manager è anche la persona che in azienda diffonde la conoscenza sul tema della disabilità, contribuisce a far crescere la sensibilità rispetto alla diversità e all’inclusione.
Per quanto riguarda la formazione per i Disability Manager, ci sono dei riferimenti specifici?
C’è un’associazione nazionale, la Fe.D.Man., di cui faccio parte, che riunisce i circa cento professionisti che in Italia si occupano di inclusione delle persone con disabilità. E che svolge attività d’aggiornamento culturale e professionale per i soci. La Federazione è un contesto importante per il dialogo e il confronto.
Quali competenze sono richieste al Disability Manager e qual è l’aspetto più complicato del suo lavoro?
Il Disability Manager deve indubbiamente avere competenze trasversali. Nel nostro ruolo è importante essere preparati da un punto di vista normativo e contrattuale, ma, soprattutto, è fondamentale avere capacità relazionali. Il Disability Manager comunica all’azienda le esigenze della persona, in modo che l’azienda trovi la soluzione più adeguata a consentire a quest’ultima di esprimere pienamente il proprio potenziale.
Bisogna considerare che il dipendente con disabilità è una risorsa a tutti gli effetti e come tutte le risorse in azienda deve poter crescere professionalmente, formarsi, sviluppare competenze. Il Disability Manager segue quindi tutto il percorso della persona, non si tratta solo di fare un colloquio e assumerla, se idonea, perché l’azienda ha l’obbligo di inserire in organico un certo numero di lavoratori con disabilità. Le principali difficoltà del nostro lavoro risiedono proprio in questo aspetto relazionale: non è facile tenere in equilibrio i bisogni della persona con disabilità e quelli dell’azienda.
Il vostro è un lavoro delicato, non mancano le difficoltà, ma immagino ci siano anche grandi gratificazioni: c’è qualche caso che ricorda con particolare soddisfazione?
Le gratificazioni sono tante e tante sono le situazioni che ripagano l’impegno e la dedizione che il nostro lavoro richiede. Voglio citare tre casi per me particolarmente significativi. Il primo riguarda un ragazzo che era arrivato in Fondazione per fare solo un tirocinio socializzante, in quanto dichiarato incapace di lavorare, che però ha imparato il mestiere e oggi lavora, con un contratto a tempo indeterminato, per un’azienda che ci ha affidato una commessa per la manutenzione del verde.
Un secondo caso è quello di una ragazza impiegata in uno dei nostri negozi di fiori che ha imparato a gestire i pagamenti con il Pos e viene incaricata dai colleghi di eseguire questa attività perché esperta in materia. Terzo esempio, infine, significativo di come, a volte, anche problemi che apparentemente sembrano irrisolvibili hanno delle soluzioni. Un’altra delle ragazze che lavorano in negozio aveva grande difficoltà a ricordare, ogni giorno, quali fossero i suoi compiti. Aveva problemi di memoria, andava in confusione, doveva ogni volta essere indirizzata alle varie attività da svolgere. Con una soluzione che può sembrare banale, ossia appendere in negozio una lavagna sulla quale è riportato l’elenco delle cose da fare, le abbiamo dato uno strumento prezioso. Grazie al quale ha acquistato una maggiore autonomia nel lavoro.
Insomma, una delle piccole grandi soddisfazioni del nostro lavoro è vedere come alcuni limiti, apparentemente oggettivi e inamovibili, possono essere superati guardando le cose da un punto di vista diverso.
Chi è Valentina MariNata a Milano il 6 aprile 1983, dopo la laurea in filosofia, Valentina Mari si occupa di progetti educativi e didattici in realtà operanti nei settori della cultura e del sociale. Attiva da sempre nel volontariato, lavora per cinque anni presso la Cooperativa Cascina Biblioteca, una realtà storica della solidarietà sociale milanese. Nel 2019 entra in Fondazione La Comune, occupandosi prima di comunicazione e in seguito dello sviluppo di progetti a lungo termine di autonomia abitativa per persone con disabilità. Ha frequentato il Master in Disability Management e mondo del lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dallo scorso marzo ricopre il ruolo di Disability Manager presso la Fondazione. Dal 2023 è membro della Consulta cittadina per le persone con disabilità del Comune di Milano. |