Salari e welfare: contrattazione in evoluzione

Nell’ambito della contrattazione collettiva permangono aree critiche come la definizione dei salari minimi e la tutela dei lavoratori nei settori vulnerabili. Da segnalare il ruolo della contrattazione nella prevenzione della violenza di genere

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Nell’ambito della contrattazione collettiva permangono aree critiche

di Laura Reggiani | Nel corso del 2023, la contrattazione collettiva in Italia ha giocato un ruolo cruciale nella definizione di nuovi accordi tra lavoratori e imprese.

Il rapporto realizzato da Adapt esplora le dinamiche principali dei 44 rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro firmati nel 2023, con l’analisi di 440 contratti aziendali e uno sguardo approfondito sulla contrattazione decentrata nel settore metalmeccanico.

La contrattazione collettiva nazionale

Il 2023 ha visto la firma di 44 rinnovi di Ccnl, coinvolgendo numerosi settori economici, tra cui agricoltura, chimica, edilizia, e finanza. Un aspetto rilevante è stato l’importanza della contrattazione nel tentativo di mitigare l’impatto dei lunghi periodi di carenza contrattuale tra la scadenza del Ccnl e la firma del rinnovo.

Un esempio concreto sono i 23 rinnovi che hanno previsto l’erogazione di una tantum economiche per compensare i periodi di vacanza contrattuale. La diversificazione degli incrementi salariali è stata evidente. Settori in crescita hanno visto aumenti significativi, mentre settori in difficoltà hanno dovuto negoziare soluzioni più complesse, con gli aumenti salariali distribuiti in diverse tranche per distribuire il carico economico nel tempo. I Ccnl hanno continuato a includere voci retributive aggiuntive, oltre ai minimi tabellari, e a promuovere il welfare contrattuale, come i fondi pensionistici complementari e sanitari.

Un tema particolarmente importante è stato il rapporto tra i diversi livelli contrattuali. La contrattazione nazionale ha mantenuto il ruolo di coordinamento centrale su temi chiave, delegando altre materie a livello aziendale o territoriale. Questa tendenza si è mantenuta in linea con gli accordi interconfederali.

La contrattazione aziendale

Nel corso del 2023, la contrattazione aziendale ha mostrato un livello di sviluppo eterogeneo, con la firma di 440 accordi aziendali. In particolare, il settore creditizio e delle assicurazioni ha rappresentato quasi un terzo degli accordi analizzati, seguito dal settore metalmeccanico e delle telecomunicazioni. Dal punto di vista geografico, la maggior parte degli accordi ha avuto una copertura multi-territoriale, applicabile a più regioni o su scala nazionale. Gli accordi aziendali del 2023 si sono concentrati su diverse tematiche.

Un terzo degli accordi include forme di partecipazione dei lavoratori, ma poche di queste pratiche prevedono la co-decisione, limitandosi a consultazioni informative. Anche la regolazione dell’orario di lavoro è stata trattata in misura limitata, con alcuni accordi che prevedono flessibilità o orari plurisettimanali. Per quanto riguarda il premio di produttività, gli accordi hanno visto l’introduzione di premi legati non solo alla produttività, ma anche a criteri di innovazione, efficienza e sostenibilità. Questi premi, in molti casi, possono essere convertiti in beni e servizi di welfare aziendale, confermando il trend di “welfarizzazione” dei risultati. Il welfare aziendale ha visto un’ampia diffusione, con l’introduzione di misure come il buono pasto, l’assistenza sanitaria integrativa e la previdenza complementare.

I salari minimi contrattuali

Uno dei focus del rapporto riguarda i salari minimi contrattuali. L’analisi ha esaminato 17 Ccnl, individuando che in alcuni casi i minimi salariali erano inferiori ai parametri stabiliti dalla direttiva UE 2022/2041. Questa direttiva prevede che il salario minimo debba rappresentare il 60% del salario mediano e il 50% del salario medio. L’analisi evidenzia come solo in cinque casi le tariffe contrattuali orarie siano inferiori ai parametri dell’UE, un risultato che solleva importanti interrogativi sul dibattito salariale in Italia.

Un altro tema riguarda la sorveglianza passiva e in particolare i lavoratori impegnati in attività di custodia e portierato. Questo settore ha visto una negoziazione lenta e frammentata, con conseguenti difficoltà economiche per i lavoratori. Il mancato rinnovo del Ccnl dal 2015 ha creato una situazione precaria, con salari non adeguati all’inflazione.

Violenza di genere e contrattazione collettiva

Il rapporto ha anche voluto mappare il ruolo che le parti sociali ricoprono nel processo di sensibilizzazione sul fenomeno e nella tutela delle vittime di violenza. Partendo dal presupposto che i luoghi di lavoro non rappresentano soltanto un ambito nel quale il fenomeno delle violenze può svilupparsi, ma anche un contesto che può proteggere e tutelare le vittime da violenze avvenute in ambiti extralavorativi, è stata avviata una analisi per individuare le misure esistenti. E verificare se le parti si limitino a intervenire nell’alveo delle competenze demandate loro dalla legge o se aggiungano strumenti migliorativi e innovativi.

L’analisi dell’ampio materiale contrattuale ha permesso di rilevare come, in generale, negli ultimi anni si sia assistito a rinnovati interesse e sensibilità delle parti sociali verso il tema. Nel dettaglio, a livello interconfederale si osservano dei richiami espliciti dell’impegno che le parti sociali assumono nella implementazione di azioni di prevenzione, gestione, contrasto e tutela contro la violenza di genere. Si tratta perlopiù di dichiarazioni di intenti che non entrano però nel merito della concretezza delle azioni da costruire. Nei 30 Ccnl analizzati sono presenti rimandi a quanto già stabilito dalla legge, mentre è negli accordi aziendali che si è potuta osservare una più ampia attività delle parti nella predisposizione di misure di tutela, strumenti organizzativi e servizi destinati al supporto delle vittime di violenza di genere.

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