Tutte le considerazioni fatte nel Dossier di Forme 28 in tema di lavoro, aziende e adult learning ruotano attorno a una questione essenziale: ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro.
Nella soluzione di questo problema gioca un ruolo fondamentale la formazione continua, che fino ad ora, però, non si è rivelata molto efficace. Come spiega Vincenzo Silvestri, presidente della Fondazione Studi Consulenti per il Lavoro, il sistema della formazione continua in Italia non ha mai realmente funzionato. “Il mismatch risiede già nella costruzione dei profili formativi”, spiega. “Non c’è mai stato un vero allineamento tra le esigenze effettive delle aziende nei vari territori e la realizzazione dei cataloghi formativi”.
Di conseguenza, i corsi erogati dagli enti di formazione accreditati in molti casi non sono focalizzati su quelle competenze che i lavoratori hanno bisogno di potenziare o che le persone in cerca di occupazione devono acquisire. Si sta comunque cercando di porre rimedio. Lo scorso marzo il Ministero del Lavoro ha emanato il Piano Nuove Competenze – Transizioni, pubblicato poi in Gazzetta Ufficiale il 24 maggio, con il quale si auspica un rinnovamento della formazione professionale, che superi i limiti e le rigidità di quell’offerta formativa precostituita a catalogo.
Piano Nuove Competenze per la formazione continua
Come si legge nel documento: “Il Piano Nuove Competenze – Transizioni vuole rappresentare un’opportunità per il sistema formativo e per il sistema economico produttivo di dialogare in modo strutturato, trovando un linguaggio comune. E di sperimentare modelli organizzativi e operativi che consentano di superare i mismatch tra offerta formativa e fabbisogni professionali delle imprese”.
Come spiega Giovanni Galvan, esperto di Politiche Attive del Lavoro e formazione continua, tra i punti principali del decreto della scorsa primavera vi è l’integrazione con il programma Gol. “Il piano è strettamente collegato al Programma Nazionale per la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, con l’obiettivo di coinvolgere almeno 800.000 lavoratori in attività di formazione entro il 2025, di cui 300.000 per il rafforzamento delle competenze digitali”, afferma. Per valutare l’efficacia delle misure e l’impatto sul programma Gol e sulle carriere dei beneficiari, saranno implementati sistemi di monitoraggio. Mentre sono previsti strumenti di Labour Market Intelligence per supportare la programmazione e l’attuazione delle politiche del lavoro.
On the job più strutturato
Un altro aspetto che risulta aggiornato rispetto al Piano Nuove Competenze originale è quello della formazione On the Job. In questo caso, aggiunge Galvan, “si intende promuovere percorsi formativi in contesti lavorativi, come tirocini extracurriculari, validi ai fini del conseguimento del target dei soggetti formati. Questi percorsi formativi mirano a migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, assicurando attestazioni di trasparenza, validazione o certificazione delle competenze”.
Attendiamo, quindi, di vedere se in futuro nella corsa a ridurre il mismatch vedremo la tanto auspicata accelerazione.