Il 10% dei professionisti assunti nel 2024 possiede job title che non esistevano 24 anni fa: tra queste data scientist, sustainability manager e AI engineer.
Che si tratti del passaggio al lavoro ibrido e a quello da remoto, dell’emergere di nuove tecnologie o della maggiore attenzione alla sostenibilità, il Work Change Snapshot di LinkedIn ci conferma quanto siano diversi gli ambienti di lavoro e i job title rispetto a quasi 25 anni fa. E la velocità di trasformazione è destinata ad aumentare: in uno studio condotto su oltre 5.000 leader aziendali nel mondo – oltre 100 in Italia – si legge che il 78% dei leader italiani concorda sull’accelerazione del ritmo del cambiamento sul lavoro. I dati di LinkedIn mostrano inoltre che le competenze dovrebbero cambiare del 70% entro il 2030 (dal 2016), accelerate dagli sviluppi in aree come l’AI.
Come l’AI influenza il lavoro
I business leader italiani riconoscono il potenziale di trasformazione dell’AI generativa, che si lega naturalmente all’evoluzione delle mansioni esercitate e cercate e dei relativi job title. L’83% ha segnalato almeno un modo in cui la tecnologia potrebbe essere utile ai loro team. Ma solo il 10% afferma che le proprie aziende sono all’avanguardia nell’adozione dell’AI, rivelando un’opportunità significativa per quelle pronte ad agire.
Al contempo, i professionisti delle risorse umane sono chiamati a gestire tali cambiamenti. Nel mondo, più della metà (55%) di loro sostiene che le aspettative nei propri confronti sul lavoro siano più alte che mai. Tuttavia, gli sforzi per tenere il passo con l’evoluzione del mercato del lavoro stanno comportando un notevole dispendio di tempo. Più di due quinti (42%) si sentono sopraffatti dal numero di decisioni che devono prendere ogni giorno. Un quinto (21%) afferma di trascorrere fino a un quarto della propria settimana lavorativa alla ricerca delle informazioni e degli approfondimenti necessari.
“Sebbene l’intelligenza artificiale abbia un enorme potenziale per migliorare il lavoro quotidiano, la maggior parte delle aziende sta ancora cercando di capire come sfruttarlo”, commenta Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia. “Non sorprende che i leader si affidino ai team HR per ricevere aiuto nel gestire questi cambiamenti, ma questi professionisti sono spesso oberati di lavoro. Per fornire il supporto di cui hanno bisogno le loro aziende, devono essere dotati degli strumenti e delle risorse adeguati”.
I nuovi strumenti di recruiting con AI
Sempre secondo i dati LinkedIn, i recruiter che utilizzano messaggi assistiti dall’AI registrano un tasso di accettazione del 44% più alto. E ottengono risposte dai candidati con una rapidità superiore dell’11% rispetto a chi non fa uso di queste tecnologie. In Italia, i messaggi AI in italiano hanno registrato un tasso di accettazione superiore del 40% rispetto ai messaggi “tradizionali”.
Ecco perché LinkedIn ha deciso di investire in due nuovi strumenti a supporto delle HR:
- Hiring Assistant: progettato per gestire le attività più ripetitive dei recruiter, come la ricerca di candidati e la revisione delle candidature. Pur dedicando meno tempo a queste mansioni, i recruiter manterranno il pieno controllo del processo. Potranno fornire feedback sui candidati lungo tutto il percorso, aiutando l’assistente ad apprendere continuamente le preferenze di ogni recruiter e a diventare sempre più personalizzato.
- coaching all’interno di LinkedIn Learning: gli utenti potranno simulare conversazioni come gestione delle performance, bilanciamento tra vita privata e lavoro e invio di feedback all’interno di questa funzione AI-driven.
I due strumenti sono in fase di espansione e sperimentazione in alcuni Paesi, ma nei prossimi mesi, ed entro il 2025, raggiungeranno una copertura globale.