Educazione finanziaria e sostenibilità

FondItalia ha supportato il convegno su “Educazione Finanziaria e Bilancio di Sostenibilità: strategie ambientali, sociali, di governance e nuove esigenze nella formazione”

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FondItalia ha supportato il convegno su Educazione Finanziaria e Bilancio di Sostenibilità

di Valentina Augello | FondItalia è stata presente, in qualità di sponsor, nel mese dell’educazione finanziaria, novembre 2024, a un evento nazionale dal Comitato Interministeriale Edufin.

Il tema affrontato è stato “Educazione Finanziaria e Bilancio di Sostenibilità: strategie ambientali, sociali, di governance e nuove esigenze nella formazione”. L’incontro si è tenuto il 19 novembre 2024 presso l’Università Niccolò Cusano a Roma. L’iniziativa, sviluppata in collaborazione con le Dodici Querce, centro studi dedicato a Tony e Andrea Augello, l’Università Niccolò Cusano e ASFinanza&Consumo, si inserisce nell’ambito di una serie di incontri dedicati all’educazione finanziaria e alla sostenibilità. Eventi pensati specificamente per titolari e dipendenti di piccole e medie imprese, oltre che per professionisti con studi di dimensioni ridotte.

Educazione finanziaria e reporting di sostenibilità

Sebbene le Pmi non quotate non siano obbligate alla rendicontazione Esg, questi soggetti dovranno comunque produrre report di sostenibilità e integrare pratiche aziendali responsabili e sostenibili. Questo approccio è essenziale poiché, a fronte della continua evoluzione normativa, tutte le imprese dovranno misurarsi con un concetto di sostenibilità che va ben oltre i confini della mera compliance.

Con l’entrata in vigore il 25 settembre 2024 del Decreto Legislativo 125/2024, che recepisce la Direttiva UE 2022/2464, la rendicontazione obbligatoria di sostenibilità è diventata parte integrante del bilancio aziendale. Questa nuova impostazione comporta diverse novità: anzitutto, non si parla più di “reporting non finanziario”, bensì di “reporting di sostenibilità”. Il cambiamento non è solo formale, ma rappresenta un’importante modifica nella modalità di gestione dei bilanci. Se prima le aziende inserivano una relazione separata con dichiarazioni non finanziarie, oggi il bilancio deve includere nella relazione di gestione il reporting di sostenibilità come parte fondamentale della propria struttura.

Tutte le attività sostenibili e le iniziative economiche che l’azienda ha intrapreso o intende intraprendere dal punto di vista ambientale devono essere trasparentemente incluse. Conseguentemente, anche l’articolo 2621 del Codice Civile, che disciplina le false comunicazioni sociali, viene esteso alle informazioni di sostenibilità. In altre parole, dichiarare il falso o omettere dettagli sulle proprie iniziative non sostenibili ora implica gravi conseguenze sia sotto il profilo penale che civile. Ed è proprio qui che le nuove norme diventano rilevanti per tutte le imprese: grandi e piccole. Non si tratta più di una scelta o di un elemento di comunicazione aziendale per ottenere una buona reputazione, ma di un impegno concreto che implica responsabilità civili e penali.

L’obbligo di sostenibilità

Il Regolamento UE 2020/852, noto come Regolamento Tassonomia, è già in vigore e stabilisce i criteri di classificazione delle attività ambientalmente sostenibili. In futuro, sarà ampliato con criteri specifici per le dimensioni sociali e di governance, richiedendo alle imprese di dimostrare non solo la sostenibilità ambientale, ma anche quella sociale e di governance nelle loro operazioni.

La recente direttiva recepita con il D.Lgs. 125/2024 ha ampliato significativamente l’obbligo di reporting di sostenibilità. Coinvolgendo:

  • tutte le grandi imprese, banche e assicurazioni europee, sia quotate che non;
  • tutte le società quotate, comprese le Pmi, con l’eccezione delle micro-quotate;
  • i gruppi che rientrano nei parametri dimensionali previsti.

Sebbene le Pmi non siano direttamente obbligate dalla legge, sono comunque vincolate indirettamente.

Le conseguenze della normativa

Per comprendere l’impatto di questo cambiamento, è utile considerare il ruolo delle grandi imprese, banche e assicurazioni, che ora devono conformarsi alla rendicontazione. La nuova normativa comporta tre conseguenze principali.

  1. Valutazione del merito creditizio: le banche valuteranno il merito creditizio delle imprese anche in base alla loro capacità di dimostrare la sostenibilità. Le imprese sostenibili sono considerate meno esposte ai rischi finanziari e più solide ed hanno accesso a strumenti finanziari specifici come i Green Bond, che offrono ulteriori vantaggi a chi adotta politiche in linea con i parametri del Regolamento Tassonomia.
  2. Agevolazioni assicurative: le assicurazioni favoriranno le aziende che potranno documentare la sostenibilità, riducendo i rischi di esposizione per normative ambientali. Questo spinge le imprese a dimostrare l’impegno verso pratiche Esg, pena ridotta competitività e rischio di esclusione da opportunità di finanziamento e di assicurazione.
  3. Documentazione della sostenibilità: le grandi aziende devono documentare la sostenibilità delle loro attività, assicurandosi che anche i loro fornitori rispettino i criteri Esg. Questo crea un effetto a cascata su tutta la filiera produttiva: i grandi player, obbligati a dichiarare la sostenibilità delle operazioni, devono verificare che anche i fornitori, inclusi quelli di dimensioni ridotte e non quotati, rispettino i criteri Esg. Per evitare sanzioni per false dichiarazioni, si chiedono ai fornitori relazioni con dichiarazioni non finanziarie allegate al bilancio o veri e propri report di sostenibilità semplificati.

Un esempio concreto

Nel settore automotive, le grandi case automobilistiche, ora obbligate a rendicontare la sostenibilità, stanno richiedendo ai fornitori, dai produttori di componenti elettrici ai piccoli fornitori di materie prime, di dimostrare la conformità alle norme Esg. Questo significa che un piccolo produttore di parti metalliche per il settore automotive, pur non essendo obbligato dalla legge alla rendicontazione, dovrà garantire che i propri processi produttivi rispettino criteri di sostenibilità. In caso contrario, rischierà di perdere contratti o di essere escluso dalla filiera.

Le case automobilistiche devono infatti assicurarsi che tutto l’ecosistema produttivo sia allineato agli obiettivi di sostenibilità. Per questo, richiedono ai fornitori dichiarazioni dettagliate e documentazione che attestino la conformità ambientale, sociale e di governance delle loro operazioni. Questo controllo approfondito è volto a evitare che le dichiarazioni Esg dell’intera filiera risultino incomplete o inesatte, esponendo così l’impresa a conseguenze legali. Il rischio si presenta in modo rilevante nella relazione con tutti gli stakeholder che svolgono attività in settori dove occorre procedere ad una valutazione del rischio ambientale.

Come nel caso dell’agricoltura (le pratiche agricole possono influenzare la qualità del suolo, dell’acqua e della biodiversità), dell’industria chimica, dell’energia (in particolare quelle che si occupano di combustibili fossili come petrolio, gas, carbone), delle costruzioni e infrastrutture (le attività di costruzione possono danneggiare ecosistemi, alterare habitat naturali e contribuire all’inquinamento), dei trasporti e logistica, del settore della gestione dei rifiuti, dell’industria della moda (il settore della moda è spesso associato a pratiche insostenibili, come l’uso di materiali non biodegradabili e processi produttivi inquinanti).

Perché integrare educazione finanziaria e sostenibilità

Pertanto, anche le piccole e medie imprese, pur non direttamente soggette a obblighi di rendicontazione, dovranno assicurare la conformità alle normative di sostenibilità per non pregiudicare i rapporti con le aziende obbligate. Esponendosi a una sorta di “vincolo indiretto”. Di fronte a questa evoluzione, diventa fondamentale l’educazione finanziaria integrata con elementi di sostenibilità rivolta alle piccole e medie imprese.

In conclusione, l’incontro del 19 novembre ha voluto rappresentare un’opportunità unica per esplorare l’intersezione tra educazione finanziaria e sostenibilità, fornendo strumenti e strategie pratiche per affrontare le nuove sfide normative. Per tali ragioni ha partecipato ai saluti finali il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Claudio Barbaro, esponendo la sua visione sulle politiche attuali e future nel campo della sostenibilità e dell’educazione finanziaria. La sua presenza ha sottolineato l’importanza di unire le forze tra istituzioni, imprese e professionisti per promuovere una cultura della sostenibilità che sia non solo conforme alle normative, ma anche eticamente responsabile. Un dialogo cruciale, che potrà segnare il passo verso un futuro più sostenibile per tutte le imprese.


* Valentina Augello è avvocato ed esperta in materia di Pnrr.

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