Il settore portuale ha un ruolo cruciale nell’economia nazionale.
Se il sistema marittimo nel suo complesso vale il 3,7% del Pil, le sole attività di trasporto marittimo e di cantieristica dei porti pesano l’1,2%. Si contano 58 scali principali gestiti da 16 Autorità di Sistema Portuale: passa dai porti italiani il 40% degli scambi import-export. Ma tra il 1980 e il 2020, nonostante un aumento del 21% del traffico marittimo, il numero di lavoratori è calato del 28%, con una leggera ripresa nel 2022. Oggi si contano circa 16.500 addetti nel settore portuale in senso stretto e una presenza femminile limitata al 6,3% nell’ambito operativo.
Un comparto in profonda trasformazione, quello che emerge dal rapporto “Il futuro del settore portuale italiano: le professioni verso cui navigare” di Randstad Research. Per effetto delle sfide tecnologiche, logistiche e della sostenibilità il comparto vede evolvere mansioni e competenze richieste ai lavoratori. Mentre si affacciano professioni del tutto nuove che lavoreranno nei porti del futuro, sempre più digitalizzati, sostenibili e integrati.
Numeri e dettagli dei porti italiani
Nel 2023 le merci maggiormente trasportate sono le rinfuse liquide (merci liquide non condizionate, 35,2%). Seguite da Roll-on/Roll-of (che salgono e scendono dalla nave attraverso una rampa di carico, 25,6%) e contenitori (24,3%). Il primo porto per volume è Genova con il 10,11%, seguito da Livorno (9,10%). Tra i primi dieci, 5 sono nel Sud Italia, tra il 4,78% di Gioia Tauro e il 5,87% di Napoli. Nel commercio internazionale, invece, i due principali porti sono Trieste (19,54% delle merci) e Genova (10,31%), legati a importanti rotte commerciali con l’Europa.
Nelle aree di attività del settore portuale, le professioni richieste sono per metà tecnici e metà operai specializzati. In crescita ingegneri industriali e gestionali, tecnici dell’organizzazione del traffico portuale, spedizionieri e tecnici dell’organizzazione commerciale. Ma anche addetti alla gestione dei magazzini, conduttori di mezzi pesanti e camion, facchini e addetti allo spostamento merci.
Per alcune di queste, l’aumento è legato a nuove attività e tecnologie della green economy. In altri casi, invece, si svolgono nuove mansioni. Ad esempio, gli ingegneri industriali e gestionali devono anche sviluppare strategie normative per i prodotti, revisionare la letteratura di ricerca, sviluppare modelli computerizzati dei processi chimici, esaminare i piani di costruzione per verificare conformità con codice antincendio, analizzare dati biochimici o biofisici.
Le 10 professioni future del settore portuale
Randstad Research ha individuato 10 gruppi di professionisti chiave per il futuro del settore portuale italiano, con un’attenzione particolare a sicurezza ed efficienza operativa.
- Operatori specializzati in automazione e digitalizzazione. In terminal semi-automatici, serviranno operatori capaci di gestire processi automatizzati per stoccaggio e movimentazione merci. Ma anche specialisti in IoT per gestire i sistemi che monitorano le attività logistiche. Questi professionisti devono combinare competenze tecniche e operative, con conoscenza sia dei processi portuali sia delle infrastrutture digitali.
- Esperti di sicurezza e automazione. Con l’aumento delle macchine automatizzate e dei sistemi di controllo remoto, saranno cruciali figure specializzate nella sicurezza del lavoro e nell’automazione dei mezzi. L’automazione promette di ridurre i rischi operativi, ma richiede supervisione per garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza.
- Professionisti di logistica e reshoring. Con il reshoring, aumenterà la domanda di operatori logistici specializzati nel gestire traffici Ro-Ro e container, con competenze in pianificazione logistica e comprensione dei sistemi di trasporto multimodale.
- Operatori e tecnici portuali versatili. I lavoratori dovranno essere polivalenti e capaci di adattarsi a più mansioni, dall’uso di gru automatizzate alla gestione logistica dei terminal. L’integrazione di tecnologie digitali nelle operazioni giornaliere richiederà operatori capaci di utilizzare strumenti come palmari e piattaforme di gestione.
- Specialisti in sostenibilità e economia circolare. Il focus crescente sulla sostenibilità richiederà esperti ambientali in grado di gestire le infrastrutture dei porti e promuovere la riduzione delle emissioni e l’eficienza. Le professioni includeranno figure specializzate in elettrificazione delle banchine, monitoraggio ambientale e gestione dei rifiuti.
- Formatori e specialisti in sicurezza. Ci sarà una forte domanda di formatori specializzati su nuovi strumenti, come gru automatizzate, droni e piattaforme digitali. La sicurezza sarà un tema chiave, con la necessità di esperti di sicurezza sul lavoro che garantiscano il rispetto delle normative e migliorino le procedure operative.
- Tecnici di manutenzione avanzata. Con l’introduzione di macchine automatizzate e sistemi complessi, ci sarà una forte domanda di tecnici specializzati nella manutenzione predittiva, in grado di utilizzare sensori IoT per prevenire guasti e ottimizzare le performance delle attrezzature portuali.
- Specialisti in marketing portuale. Le autorità portuali richiederanno figure esperte in comunicazione e marketing internazionale, in grado di promuovere i porti come hub strategici per le grandi compagnie marittime e per gestire le relazioni con i clienti globali.
- Specialisti nell’intermodalità. Saranno necessarie figure esperte in integrazione ferroviaria e logistica multimodale, che possano gestire e ottimizzare la movimentazione delle merci su più mezzi di trasporto (treno, gomma, nave).
- Operatori di droni e tecnologie remote. L’uso di droni per la sorveglianza e ispezione delle aree portuali e delle infrastrutture richiederà nuovi professionisti. Con conoscenze informatiche e digitali, oltre che skill specifiche sull’utilizzo di gru automatizzate, droni e veicoli autonomi, sulle normative ambientali e sulla polivalenza operativa.