La fuga dei cervelli è soprattutto colpa del gap salariale

In Italia la Ral di un Sales Manager appena uscito dall'università è di 25.000 euro, in Francia di 32.000 euro e in Germania si arriva anche a 40.000

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motivi salariali della fuga dei cervelli

Perché il mercato del lavoro in Italia continua ad essere poco attrattivo e aumenta il problema della fuga dei cervelli all’estero?

Sempre più giovani varcano il confine nazionale poiché trovano stipendi più alti e migliori opportunità di carriera. “Siamo quotidianamente in contatto con le nuove generazioni nei diversi contesti lavorativi europei e non solo. Molto spesso, durante i colloqui, incontriamo giovani talenti che si candidano per posizioni fuori dall’Italia”, commenta Federica Boarini, Head of International Development di Reverse. “Quando indaghiamo sulle motivazioni notiamo come siano determinanti le opportunità di crescita e la Ral offerta all’estero. Da una prospettiva HR, il fenomeno mette in evidenza importanti lacune strutturali e culturali che il sistema italiano è chiamato a considerare”.

Fuga dei cervelli: cosa dicono i dati

Anche da un recente report di Fondazione Nord Est sui giovani italiani che emigrano è emerso come gli expat dalle regioni settentrionali diano grande importanza alla meritocrazia. Andando all’estero in cerca di opportunità di lavoro migliori perché non trovano un ambiente positivo nelle imprese italiane, con equilibrio vita-lavoro e una retribuzione congrua. L’85% degli intervistati pensa infatti che la meritocrazia sia minore in Italia rispetto agli altri Paesi. Il 68,3% dei giovani italiani all’estero è emigrato proprio per motivazioni legate a lavoro o studio. E il 25,8% per trovare una migliore qualità della vita.

Oltre a quanto rilevato, il gap principale riscontrato da Reverse è negli stipendi base assegnati all’inizio della carriera lavorativa. Se si considera il caso di un Sales Manager, in Italia generalmente lo stipendio di entrata di uno studente che ha appena terminato l’università è di 25.000 euro lordi. Mentre in Francia si parte da almeno 32.000 euro e in Germania da 35.000, ma anche 40.000 a fronte di una tassazione simile. Altro esempio la figura del contabile. Anche qui su territorio nazionale si parte da 25.000 a 35.000 euro. In Germania da 40.000, fino a 60.000 euro, mentre in Francia tra 35.000 e 45.000 euro circa.

C’è anche la crescita professionale

Un altro aspetto di differenza fra l’Italia e gli altri Paesi è nelle opportunità di crescita professionale. Innanzitutto, è facile crescere rapidamente ed è comune vedere percorsi di carriera non lineari, dove una persona può passare da un settore all’altro o da un ruolo tecnico a uno manageriale più facilmente e rapidamente.

Da cosa dipende? Da un lato da una fiducia maggiore verso le generazioni più giovani, dall’altro la presenza di un mercato del lavoro più flessibile in riferimento proprio alla tipologia di contratto. In Italia esiste la possibilità di assumere con contratto determinato, perché l’indeterminato è molto vincolante per l’azienda. Mentre in Germania e in Francia licenziare anche con un contratto indeterminato è più facile.

Cosa possono fare le aziende italiane

Cosa possono fare le aziende per non perdere attrattività ed evitare la fuga dei cervelli e dei talenti all’estero? “Un primo passo potrebbe essere focalizzarsi sulla meritocrazia, implementando sistemi di valutazione basati su obiettivi chiari come OKR o KPI e creare opportunità di crescita trasparenti. Adottando un sistema standard per obiettivi si possono superare alcune delle maggiori resistenze che si incontrano nelle nuove generazioni, come la richiesta di una crescita strutturata e una comunicazione trasparente che agevoli un ambiente di lavoro sano. Per gli stipendi ancora molto c’è da fare, ma queste sono problematiche più ampie a cui le aziende possono rispondere – ahimè – solo in parte”, conclude Federica Boarini.

 

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