Come sono andati i fringe benefit nel 2024?

La ricerca di HR Capital segnala una crescita del livello di erogazione nel 2024, ma permangono difficoltà di gestione

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La ricerca di HR Capital segnala una crescita del livello di erogazione dei fringe benefit

Il termine fringe benefit fa riferimento ai compensi concessi sotto forma di beni e servizi dai datori di lavoro ai dipendenti: rappresenta una tra le politiche retributive più strategiche per le aziende, ma non sembra ancora aver raggiunto la piena diffusione.

Lo evidenzia una ricerca condotta da HR Capital su 40 aziende (il 70% italiane) per analizzare il tasso di adozione dei fringe benefit. Il 60% del panel, prevalentemente grandi realtà strutturate, li ha integrati nelle proprie politiche retributive, anche in sinergia con i programmi di welfare aziendale.

Il restante 40% del campione mostra, invece, una maggiore esitazione a causa del costo aggiuntivo generato. Nonostante il regime fiscale agevolato, rimane infatti un fattore rilevante per le piccole e medie imprese.

I principali fringe benefit erogati

Rispetto al 2023, si evidenzia un innalzamento del 10% delle imprese che hanno introdotto o implementato la politica retributiva attraverso la concessione di fringe benefit. Concretizzata, nella maggior parte dei casi, nell’assegnazione di auto aziendali a uso promiscuo o nel riconoscimento di coperture assistenziali tramite polizze assicurative.

I dati evidenziano una tendenza di crescita nell’uso dei fringe benefit, seppur in minima misura, favorita anche dalle modifiche normative che hanno incrementato i limiti di esenzione. La loro riconferma per il 2025 lascia presagire un’ulteriore diffusione nel prossimo futuro”, commenta Andrea Di Nino, Consulente del Lavoro e collaboratore di HR Capital. “La ricerca ha inoltre rilevato le difficoltà di gestione nel relativo conferimento, a seguito dell’innalzamento della soglia di esenzione a 2.000 euro per i dipendenti con figli a carico”. Soprattutto nelle piccole e medie imprese, infatti, la procedura di distribuzione e reperimento delle dichiarazioni attestanti la presenza di figli a carico non è sempre semplice. E spesso scoraggia le aziende dall’adozione dei fringe benefit.

Cosa dice la norma

Il quadro normativo di riferimento, rappresentato dall’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), stabilisce per i compensi erogati sotto forma di fringe benefit un particolare regime di esenzione fiscale e contributiva. Ponendo nel limite di 258,23 euro la soglia di esenzione, al superamento della quale entrano a far parte della retribuzione imponibile del lavoratore per l’intero ammontare erogato.

Negli ultimi anni, tale disposizione ha subito molteplici revisioni. In particolare, la Legge di Bilancio 2024 ha previsto l’innalzamento della soglia di esenzione del valore dei fringe benefit complessivo entro il limite di 1.000 euro, innalzato a 2.000 euro per i lavoratori con figli fiscalmente a carico.

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