Esodo dei talenti, quanto c’entra la flessibilità?

I lavoratori non vogliono più viaggiare ogni giorno verso uffici affollati e distanti da casa: l'opinione di 500 recruiter intervistati da IWG

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Esodo dei talenti che non vogliono lavorare in presenza

Le aziende che impongono la presenza in ufficio a tempo pieno stanno assistendo a un vero e proprio esodo dei talenti.

Lo dice un recente studio condotto da International Workplace Group (IWG) su oltre 500 recruiter. In particolare, gli intervistati hanno evidenziato un’impennata di candidature di dipendenti di aziende che impongono la presenza in un ufficio in centro città per cinque giorni alla settimana. Non solo, due terzi di loro (67%) hanno registrato l’aumento dei candidati alla ricerca di nuove posizioni a seguito del mandato di trascorrere più tempo nella sede centrale dell’azienda.

La soluzione è nel lavoro ibrido

La ricerca dimostra la crescente importanza del lavoro ibrido per le aziende che vogliono attrarre persone ed evitare l’esodo dei talenti. Tre quarti (75%) ha visto candidati rifiutare opportunità che non offrivano un lavoro flessibile. Mentre il 72% ha affermato che le aziende che non offrono il lavoro ibrido stanno diventando meno competitive.

“Oggi, la flessibilità non è più un semplice vantaggio per i dipendenti”, afferma Mark Dixon, CEO e fondatore di International Workplace Group. “Molti non prenderanno in considerazione nuovi ruoli che richiedono lunghi spostamenti quotidiani. Vogliono avere accesso a spazi di lavoro più vicini a dove vivono, in un ambiente che permetta loro di rimanere motivati e produttivi”.

Pendolarismo e rigidità portano all’esodo dei talenti

I motivi più comuni per cui non si vuole viaggiare ogni giorno verso uffici affollati e distanti dal centro città sono costo significativo (44%) e tempo del pendolarismo (40%). Seguiti dalla mancanza di equilibrio tra lavoro e vita privata (33%). Un dipendente su cinque (21%) che sta in ufficio centrale per cinque giorni alla settimana soffre di burnout quotidiano. I lunghi spostamenti hanno senza dubbio un ruolo importante in questo senso.

Gli spazi di lavoro flessibili, più vicini al luogo di residenza dei dipendenti, si stanno dunque rivelando un’opzione interessante. Tre quarti (77%) pensano che un posto vicino a casa sia un must per il prossimo cambio di lavoro. Mentre i dipendenti sono quattro volte più propensi a scegliere un ufficio vicino a casa piuttosto che in centro città. Inoltre, solo il 25% dei lavoratori ritiene indispensabile la presenza in ufficio tutti i giorni della settimana per essere produttivi. Al contrario, più della metà (55%) si sentirebbe più valorizzato e motivato se avesse la possibilità di lavorare da luoghi diversi. C’è anche una certa frustrazione: le persone lamentano mancanza di fiducia da parte dei datori di lavoro.

Cosa ci riserva il 2025

Un’altra ricerca condotta da Nicholas Bloom, accademico di Stanford, ha rilevato che le aziende che impongono la presenza in ufficio per cinque giorni potrebbero subire un aumento del 35% del tasso di abbandono dei dipendenti. Inoltre, alcune organizzazioni con politiche rigide potrebbero revocare questi obblighi entro la metà del 2025 a causa dell’esodo dei talenti.

“È dimostrato che il modello ibrido aumenta la produttività della forza lavoro e la soddisfazione, riducendo al contempo i costi in modo significativo. Non sorprende che sempre più aziende continuino ad adottare il lavoro ibrido a lungo termine, dando ai dipendenti ciò che desiderano davvero: la possibilità di dire addio ai lunghi spostamenti quotidiani”, conclude Dixon.

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