Le professioni del futuro? Dal Chief Happiness Officer al Remote Work Facilitator, fino all’Auditor di algoritmi.
Sono alcune delle figure professionali del lavoro che cambia, di fronte alla sfida delle grandi trasformazioni portate dalle transizioni green e digitale. E, più nello specifico, dall’evoluzione dei valori che fondano la relazione tra aziende e persone. Figure in alcuni casi già presenti, proiettate verso una sempre maggiore diffusione nel futuro, indagate in uno studio condotto da Strategy Innovation per conto di Edenred Italia.
Lo studio mette a fuoco sei dinamiche che già oggi stanno interessando l’evoluzione dei rapporti di lavoro, ognuna delle quali prefigura l’affermazione di specifiche professionalità in grado di governarne opportunità e criticità.
Blurring places, lo spazio di lavoro ibrido
Mobilità e flessibilità sono temi destinati a modificare il concetto degli ambienti di lavoro, che sulla spinta della transizione ecologica diventeranno “blurring places”. Non più spazi dalla funzione predefinita, ma ibridi, adattabili alle azioni che le persone devono svolgervi, secondo una tendenza già riscontrabile nel mercato immobiliare europeo.
Una trasformazione che richiederà alle aziende competenze e figure professionali dedicate. Come il “Remote Work Facilitator”, che realizza progetti di remote working sulla base delle risorse umane, degli spazi e delle capacità tecnologiche disponibili, oppure il “Designer di uffici”, incaricato di ripensare radicalmente i luoghi dove si lavora e si produce (domestici, aziendali, condivisi o virtuali).
Trasparenza per la fidelizzazione
La trasparenza è un tema centrale nelle relazioni tra azienda e persone, che riguarda non solo il rapporto economico, ma anche la dotazione di benefit offerti, le opportunità di carriera e, più in generale, la capacità di comunicare una solida cultura organizzativa. In grado tanto di fidelizzare i dipendenti, quanto di attrarre nuove risorse.
Per questo, saranno sempre più necessarie professioni del futuro come il “Welfare Manager”, chiamato a occuparsi dell’analisi e della classificazione dei bisogni, di definire il piano strategico degli interventi di welfare aziendale e della misurazione dei risultati. E come l’”Head of Esg”, responsabile dei fattori di sostenibilità verso gli stakeholder interni e promotore di iniziative per i dipendenti, per coltivare una cultura aziendale sana e sostenibile che riduca al minimo il turnover.
Quantified self, sicurezza dei dati
L’impatto del digitale ha mutato il modo di rapportarsi con il proprio corpo, divenuto la chiave di accesso ad applicazioni che utilizziamo quotidianamente. Mediante l’utilizzo di dispositivi tecnologici, le aziende accedono a dati fisici dei propri dipendenti, per la gestione dei quali saranno necessarie competenze sempre più sofisticate di “Data Protection Officer”. Ovvero di una figura in grado di garantirne la tutela e la conformità in materia di Gdpr. E di un ”Analista di dati biometrici”, che si occupa della sicurezza di informazioni come impronte digitali, scansione della retina o riconoscimento facciale.
Allo stesso tempo, i dati rappresentano anche un nuovo strumento di conoscenza di sé e consentono il monitoraggio non solo delle performance, ma anche del benessere delle persone. Di questo si occupa il “Chief Happiness Officer”, figura che promuove strategie per coltivare la soddisfazione dei lavoratori.
Human enhancement e umanizzazione del lavoro
La diffusione dei robot, insieme a quella dell’IA generativa, porterà soprattutto nel manifatturiero a una ridefinizione di molte mansioni e processi time consuming, che prevedono sforzi manuali ripetitivi. I robot non sostituiranno le persone, ma favoriranno lo sviluppo di nuove professioni valorizzanti il lavoro umano.
È il caso dell’”Auditor di algoritmi”, che avrà il compito di raccomandare i metodi da seguire per perfezionare i modelli algoritmici secondo principi etici e di equità. Oppure del “Detective dei dati”, che dovrà supportare i data scientist nella gestione delle macchine, ricercando i dati più pertinenti per il loro funzionamento. E anche del “Virtual Reality Designer”, incaricato di creare interazioni ed esperienze immersive in ambienti virtuali.
Lifelong learning, formazione nella vita lavorativa
Con i cambiamenti tecnologici e sociali diventerà indispensabile continuare ad acquisire nuovi metodi, nozioni e competenze per adattarsi al contesto. Per essere competitive, le aziende dovranno garantire lo sviluppo professionale delle persone, cogliendo anche le opportunità offerte dall’Europa, che entro il 2027 stanzierà risorse in materia di lavoro e formazione per oltre 28 miliardi euro.
Il compito di strutturare percorsi di formazione aziendale spetterà a figure come il “Manager formatore”, per una gestione strategica della materia, e l’”eLearning Developer”, per la realizzazione di contenuti didattici accessibili e coinvolgenti.
Entrepreneurial spirit nelle professioni del futuro
La Commissione Europea stima che il 46% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 30 anni in area UE prende in considerazione la possibilità di avviare un’attività in proprio. Una scelta che procede da un sempre più diffuso accesso alle informazioni e da una maggiore propensione al rischio imprenditoriale, finalizzato alla ricerca di un futuro di benessere e soddisfazione professionale.
In tal senso, si prevede una crescita, tra le professioni del futuro, delle attività di “Startupper”, ovvero di fondatori di aziende sviluppate in base a criteri di innovazione, velocità e scalabilità. E una sempre maggiore diffusione di “Influencer”, “Streamer” e “Content Creator”, lavoratori specializzati nella creazione di contenuti online.