di Annalisa Cerbone |
Per Temporary o Fractional Management si intende un particolare servizio consistente nell’affitto di competenze specialistiche funzionali allo sviluppo e gestione manageriale di specifici processi aziendali per un periodo circoscritto di tempo, che consente all’impresa di acquisire conoscenze e competenze non presenti all’interno dell’organizzazione aziendale.
In pratica, si affida la gestione di un’impresa, o di una sua parte, a manager che mettono le loro competenze a disposizione dell’azienda per un periodo di tempo determinato e concordato al fine di migliorare la produttività, le prestazioni, di accrescere le competenze manageriali già esistenti o di crearle. Il “Temporary Manager” rappresenta di fatto una terza via, accanto alla consulenza e alla dirigenza tradizionale, attraverso la quale l’azienda può dotarsi di risorse umane finalizzate a migliorare performance e capacità di gestione soprattutto in tempo di crisi, di riorganizzazione o di sviluppo di nuovi business. Il Temporary Manager è, a tutti gli effetti, una risorsa senior in termini di professionalità e di esperienza, con competenze altamente specializzate in un determinato settore, che ha maturato elevata flessibilità e adattabilità alle diverse situazioni aziendali ed è in grado di comunicare e interagire immediatamente con le risorse interne. I tempi di permanenza nell’ impresa di un Temporary Manager variano in base al fabbisogno aziendale, ma in genere i progetti brevi hanno una durata compresa tra i 6 e i 12 mesi, quelli lunghi tra i 18-36 mesi e prevedono principalmente interventi di ristrutturazione, rilancio o sviluppo del business. Gli ambiti di intervento sono i più disparati: dalla direzione generale alla direzione finanza e controllo; dalla produzione alla logistica; dal marketing alle vendite e all’internazionalizzazione; dalle risorse umane all’IT, al project management.
I vantaggi del Temporary Manager
I vantaggi per l’azienda che ricorre al Temporary Manager sono molteplici e di diversa natura. Su tutti, il beneficio maggiore risiede nell’estrema flessibilità dello strumento che consente al cliente di definire la durata del contratto con costi chiari e prestabiliti senza gli aggravi tipici del contratto a tempo indeterminato.
Altro non trascurabile vantaggio consiste nel fatto che il Temporary Manager apporta innovazione, competenze di alto livello, permette di sviluppare nuovi piani di business, per i quali le risorse interne sono considerate inadeguate, senza di fatto creare tra queste ostilità né rivalità, perché il suo intervento è limitato a un arco temporale ben definito. In riferimento alla operatività in azienda, il Temporary Manager è intellettualmente indipendente, non “viziato” dalle logiche aziendali predominanti e quindi può prospettare soluzioni nuove e altrimenti estranee, apportando e “lasciando” in azienda tutto il suo patrimonio di idee, contatti e sinergie.
Sfida per il futuro e salvagente in tempo di crisi
In un momento di grande transizione verso nuove forme di business, e di sviluppo in contesti globali caratterizzati da una grande velocità di cambiamento, il check-up da parte di un manager esterno, super partes, con alle spalle esperienze internazionali con il quale confrontarsi, può aiutare gli imprenditori ad accelerare progetti innovativi adottando soluzioni che sono il frutto di un’esperienza pluriennale molto eterogenea. Si tratta dunque di imprimere una nuova visione, libera dai condizionamenti e dalle vecchie logiche di business, per dare avvio a quei cambiamenti “organizzativi” e “manageriali” richiesti per sfruttare appieno e strategicamente le opportunità che i nuovi piani del lavoro stanno lanciando. Il Temporary Manager si sta rivelando una risorsa di cui avvantaggiarsi anche in un tempo di crisi come quello attuale; ne abbiamo parlato con Luca Genovese, Founder & Managing Director di Cross Hub, società di consulenza direzionale ed executive management.
L’emergenza sanitaria che stiamo affrontando ha provocato un boom di richieste di Temporary Manager da parte delle aziende italiane. Come si spiega questo fenomeno?
In effetti l’incremento di ricerche di Temporary o Fractional Manager può essere interpretato alla luce dell’analisi dei punti di debolezza del nostro sistema imprenditoriale che la crisi da Covid19 ha contribuito ad accentuare. Il nostro tessuto produttivo è formato in larga parte da Pmi con sistemi di governance basati, prevalentemente, sulla centralità della figura dell’imprenditore, o della relativa compagine familiare, e su assetti organizzativi non sempre adeguatamente strutturati ed efficacemente presidiati da competenze manageriali, specialmente ai livelli apicali. Tale configurazione ha favorito il consolidarsi nel tempo di modelli di sviluppo strategico di tipo “emergente”, guidati dall’intuito, dall’esperienza e dalle capacità imprenditoriali e accompagnati da un progressivo radicamento di processi operativi e meccanismi di coordinamento di tipo “informale” normalmente affidati a nuclei ristretti di “collaboratori fedeli” depositari di un patrmonio di conoscenze e competenze tale da godere di ampie deleghe informali. Tali caratteristiche peculiari del nostro sistema produttivo, se da un lato ne hanno consentito un progressivo sviluppo, anche con il raggiungimento di picchi di eccellenza in diversi settori come quelli delle cosiddette “4 A del Made in Italy”, dall’altro non hanno permesso, tuttavia, di reggere l’onda d’urto della crisi da Covid19 che ha messo in discussione modelli di business e organizzativi ampiamente consolidati. Proprio come il “Cigno Nero” teorizzato da Taleb, l’emergenza pandemica si è abbattuta “inaspettata” sul nostro tessuto produttivo compromettendo, a volte in maniera irreversibile, quel delicato “equilibrio” sul quale le Pmi hanno costruito nel tempo il proprio valore e determinando la necessità di individuare, in maniera veloce, soluzioni nuove per risolvere problemi mai affrontati. Ecco, dunque, che in uno scenario come quello che si è andato delineando, la strada dell’interim o contract management, ha rappresentato per diverse realtà imprenditoriali un’opzione necessaria per dotarsi, rapidamente, di competenze ed expertise non presenti in azienda ma essenziali per affrontare il cambiamento in atto. A conferma di tale tendenza solo nel periodo tra marzo e maggio 2020 si è registrato un incremento dell’80% nelle richieste rispetto al trimestre precedente.
In quali ambiti e processi organizzativi si è maggiormente concentrata la richiesta e perché?
Se a partire dalla 1°fase di lockdown fino alla seconda ondata dello scorso autunno l’attenzione delle Pmi sembrava essersi concentrata maggiormente su profili manageriali nelle aree Marketing, Finanza, Operations, Change Management e Digital, nella successiva fase di ripresa verso il “new normal” stiamo assistendo a una significativa ricerca anche di figure manageriali esperte nei processi di sviluppo commerciale e internazionalizzazione. Tali dinamiche sono riconducibili alle mutate esigenze delle Pmi nel corso dell’evoluzione del quadro pandemico durante la quale si è passati da una fase di “incertezza”, nella quale si è reso necessario dotarsi di competenze funzionali a una efficace revisione strategico-operativa dei modelli di business e degli assetti organizzativi, a una all’insegna della “resilienza”, contraddistinta dalla necessità di dover pianificare la ripresa attraverso una attenta organizzazione di risorse e asset aziendali, fino a quella attuale di “ripartenza”, caratterizzata da una visione fiduciosa verso il futuro e maggiormente orientata allo sviluppo e all’accelerazione dei processi di business. In termini generali si può affermare che l’attuale emergenza ha portato nel complesso a una maggior consapevolezza da parte delle Pmi circa la necessità di disporre di competenze manageriali adeguate per superare momenti di crisi e sul ruolo del TM come relativa leva di accelerazione.
In che modo il Temporary Manager può rappresentare uno strumento vantaggioso per le aziende anche una volta usciti dalla crisi?
Se è vero che il Temporary Manager ha registrato in Italia un vero boom nel corso dell’ultimo anno in risposta alla crisi sanitaria, non bisogna dimenticare, tuttavia, che tale “formula” si è sviluppata in diversi Paesi Europei già a partire dalla metà degli anni ’80 diventando nel tempo una delle “soluzioni“ privilegiate per l’accelerazione dei processi di cambiamento e innovazione, soprattutto nelle Pmi. Tale considerazione ci deve far riflettere sui vantaggi che, al di là del ruolo assolto nell’attuale gestione della crisi, il Temporary Manager può generare per le Pmi soprattutto in relazione alla gestione dei processi di sviluppo strategico e di pianificazione e controllo, alla crescita ed evoluzione del business, all’ottimizzazione ed efficientamento organizzativo e alla transizione digitale. Né tantomeno va sottovalutato il fatto che, nono- stante l’ambito di intervento circoscritto nel tempo, il Temporary Manager è in grado di apportare ulteriori benefici che si estendono ben oltre il periodo dell’incarico e che impattano in maniera permanente sull’organizzazione aziendale.
Basti pensare per esempio al contributo di expertise e best practice introdotte dal Temporary Manager e la funzione di mentorship da questo svolta a beneficio delle risorse interne per com- prenderne immediatamente le ulteriori aree di “capitalizzazione” dell’investimento da parte delle Pmi.
Temporary e Innovation Manager. Come queste figure possono aiutare le aziende a uscire dalla crisi e avviare quel necessario processo di trasformazione digitale, innovazione e competitività?
L’Innovation Manager rappresenta una figura di confine tra diversi profili professionali, funzionali e di processo, in grado di promuovere e guidare i processi di innovazione in azienda attraverso un efficace presidio delle opportunità assicurate dalle tecnologie digitali. Si tratta, in effetti, di una figura professionale che assumerà un ruolo sempre più strategico nei prossimi anni ai fini dello sviluppo competitivo e dell’accelerazione dei processi di trasformazione tecnologica e digitale delle Pmi come dimostra la recente introduzione nel 2019 della misura “Voucher Innovation Manager” da parte del Mise che ha consentito, nel suo primo anno di funzionamento, a oltre 3.600 aziende italiane di beneficiare di un contributo a fondo perduto a copertura del 50% delle spese di consulenza in innovazione per l’implementazione delle tecnologie abilitanti previste dal Piano Impresa 4.0 e l’ammodernamento degli assetti gestionali e organizzativi.
In considerazione dell’ormai riconosciuta centralità del ruolo dell’Innovation Manager, il Mise ha rifinanziato con ulteriori 50 milioni tale misura e sta lavorando alla predisposizione del nuovo bando di agevolazione che dovrebbe essere pubblicato nelle prossime settimane.