FESICA | Servono tutele per i massofisioterapisti

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Davanti al TAR Lazio la Fesica, la Federazione dei sindacati dell’industria, del commercio e dell’artigianato, con i suoi legali Paola Petri ed Alessia Genitrini, ha assunto le difese dei propri iscritti che, dopo anni di sforzi economici e di studio, si sono visti improvvisamente negare la possibilità di continuare ad esercitare la propria professione, dovendo cestinare il loro diploma faticosamente conseguito e ritrovandosi disoccupati. 

Urgono norme per il settore massofisioterapista

“Il nostro sindacato – affermano Bruno Mariani e Carmine Camicia, rispettivamente segretario generale e segretario nazionale del comparto massofisioterapico -, ha deciso di continuare ad impegnarsi fino in fondo per tutelare il diritto al lavoro di tutti quei massofisioterapisti che sono stati ingiustamente dimenticati e gravemente danneggiati dalle norme che hanno istituito grossolanamente gli elenchi speciali. Con una decisione discutibile sotto diversi profili, il TAR Lazio infatti ha confermato la legittimità del Decreto Ministeriale dell’agosto 2019, condannando alla disoccupazione molti massofisioterapisti”.

Arianna, per esempio, dopo una laurea in Lettere, non trovando un’occupazione, ha investito i risparmi della sua famiglia per conseguire nel 2016 il diploma di massofisioterapista, messo a frutto lavorando con profitto.

“Purtroppo – spiegano Mariani e Camicia storie come quelle di Arianna non sono state, almeno al momento, a lieto fine. Oggi tanti massofisioterapisti, come Arianna, non possono più lavorare poiché son venuti meno i requisiti imposti dalla legge del 2018, data in cui dovevano essere già maturati 36 mesi di lavoro per potersi iscrivere all’elenco dei MFT. Non crediamo che la Costituzione intenda questo quando sancisce all’art. 4 il diritto al lavoro, posto dai Padri Costituenti a fondamento della Repubblica stessa. La Fesica Confsal sta dunque portando avanti con convinzione questa battaglia per le tante Arianna in Italia e le rispettive famiglie colpite da questo provvedimento ed impugnerà la sentenza del TAR dinanzi al Consiglio di Stato, organo massimo della giustizia amministrativa che ha il compito di vigilare sulla correttezza dell’operato della Pubblica Amministrazione e di impedire che questa possa nuocere ai cittadini, come purtroppo – concludono Mariani e Camicia – sta accadendo”. 

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