Settembre: mese di rientro in ufficio dopo le vacanze, quest’anno più che mai si tratterà di un momento cruciale per molte aziende che dopo aver optato per lo smart working durante il lock-down si troveranno a riaprire i propri uffici.
A prevalere, secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico, sarà la modalità ibrida. Nel dettaglio, in Italia ci si attende che il 70% delle grandi imprese aumenterà le giornate di lavoro da remoto, portandole in media da 1 a 2,7 giorni alla settimana. Non basterà però adottare questo modello misto, sarà necessario anche un cambio di mentalità per rendere efficace quella che molti definiscono già la nuova normalità. Tanta formazione d’aula, preziosa fino a qualche anno fa, appare improvvisamente obsoleta. Recuperare alcuni principi è possibile ma non immediato e i tentativi di trasporre in digitale percorsi nati per l’erogazione in presenza risultano quasi sempre un fiasco. Che fare per garantire nei team engagement, capacità di condivisione del lavoro e le giuste dinamiche relazionali?
Un nuovo approccio: l’esperienza immersiva
Interactive Stories è una start-up che ha una proposta innovativa per far fronte a queste sfide. Come? Ibridando tra loro i linguaggi dell’audiovisivo con le tecniche di costruzione del team.
Il risultato è una sorta di Netflix esperienziale per allenare i team nel lavoro a distanza. Insomma parliamo di storie per l’audiovisivo, molto vicine a fiction interattive, che chiedono ai partecipanti di supportare i protagonisti portando a termine una missione precisa. “La storia è avvincente e capace di sviluppare engagement ma il risultato non è affatto scontato, solo i team capaci di comunicare in maniera efficace e reagire creativamente agli imprevisti riescono a concludere positivamente la propria missione. Il percorso è progettato per potenziarsi nel lavoro a distanza attraverso una leva fondamentale, il divertimento”, spiega Daniele Milani, fondatore di Interactive Stories. “Durante l’avventura osservatori esperti analizzano i comportamenti e sviluppano un percorso di crescita.” Questo approccio permette di ottenere risultati efficaci su 3 dei temi più critici in ambito HR.
- Aumentare l’engagement: Le storie interattive trasportano i partecipanti in un universo narrativo altamente desiderabile, che molti sceglierebbero anche come forma di puro intrattenimento. Tutto questo rende l’esperienza memorabile ben oltre il classico team building e rafforza la motivazione e il senso di appartenenza all’azienda. Sempre l’osservatorio del Politecnico segnala infatti che l’engagement sul posto di lavoro è calato del 16% nell’ultimo anno.
- Sviluppare metodologie di lavoro a distanza più efficaci: Le azioni richieste all’interno delle storie interattive allenano skill realmente necessarie in ambito lavorativo. I team si esercitano inconsapevolmente a interagire efficacemente a distanza, condividere il lavoro e utilizzare in maniera ottimale i nuovi strumenti tecnologici.
- Migliorare le dinamiche relazionali: All’interno di una metafora, si sa, i gruppi tendono a riproporre inconsapevolmente le stesse dinamiche che li contraddistinguono in ambito lavorativo. Durante l’esperienza immersiva vengono quindi osservati da personale specializzato che individua i comportamenti disfunzionali e li guida gradualmente verso un cambiamento che migliora le performance e aumenta il benessere all’interno del team.
La prima storia interattiva prodotta è Digital Crime, una fiction che ruota intorno ad un misterioso omicidio che i partecipanti sono chiamati a risolvere. La punta di diamante di un’offerta che include percorsi formativi e di comunicazione interna sempre basati su efficaci forme di storytelling. Questo il link al trailer. Una vera e propria Netflix della formazione esperienziale? Potrebbe non essere poi così distante.
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