Mercato del lavoro: dove eravamo rimasti?

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Il mondo del lavoro ha vissuto un primo semestre di fortissimo dinamismo, soprattutto per quel che riguarda il lavoro temporaneo: se gli ultimi dati Inps hanno rivelato una crescita del +8,3% nel secondo trimestre 2021 di questa tipologia di contratti, anche la ricerca stessa di lavoro ha, nel corso della prima parte dell’anno, registrato parecchi scossoni.

Dopo un inizio drammatico, con pochissime opportunità lavorative per chi era alla ricerca, il semestre si è chiuso con un aumento complessivo del 62% degli annunci di lavoro disponibili online: un balzo importante, comprensibile ricordando le difficoltà registrate in tutto il 2020. Parallelamente, negli ultimi sei mesi si è registrato un calo del 9,6% del numero di persone in cerca di una nuova opportunità lavorativa. Lo rivela l’Osservatorio sul mercato del lavoro in somministrazione condotto da Jobtech, prima agenzia italiana per il lavoro digitale.

Uno scenario da monitorare

Questo divario sembra un paradosso, ma si spiega considerando le criticità complessive del comparto lavorativo nel primo semestre dell’anno, che ha subito aperture, chiusure, zone rosse e un generale attendismo della forza lavoro. Pochi, in questa situazione, si sono spinti a cambiare laddove già in possesso di un contratto lavorativo, con un saldo negativo della domanda di posti di lavoro a fine semestre. 

L’analisi, condotta su un campione di 60.000 utenti attivi sui portali verticali dell’agenzia, da gennaio a giugno 2021 e sugli annunci presenti, nello stesso periodo, sui principali motori di ricerca di lavoro ha permesso di fare il punto su domanda e offerta di lavoro per i giovani (e meno giovani) italiani che, dopo l’annus horribilis del 2020, hanno cercato di ricollocarsi sul mercato. Il primo elemento ad emergere è la situazione di maggior difficoltà delle donne a trovare un’occupazione. Nel primo semestre dell’anno sono state le donne a cercare lavoro in misura maggiore rispetto agli uomini: sono state ben il 58%, contro un 42% della compagine maschile. Più penalizzate nel corso della pandemia dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia nel 2020, fa sapere l’ISTAT, il 70% erano donne sono state poste in misura maggiore nelle condizioni di cercare un nuovo impiego nel corso del primo semestre.

Le donne, oltretutto, si rivelano più qualificate degli uomini, perlomeno se parliamo di titoli di studio: il 22,7% delle donne ha almeno una laurea triennale, contro il 16,2% degli uomini; il 63,5% ha un diploma, contro il 58,5% degli uomini. A livello di esperienza, invece, i dati non mostrano significative differenze: mediamente, chi cerca un lavoro oggi ha 4 anni e mezzo di esperienza, in uno o più settori lavorativi.

Sono i Millennials, nel dettaglio, a rappresentare quasi la metà del campione di chi cerca lavoro: appartiene a questa fascia d’età il 46% del totale; segue, con il 28%, la Generazione Z. Non mancano, però, gli over 40: appartiene alla Generazione X il 22% e addirittura ai cosiddetti Baby boomer il 4% del totale.

Le differenze regionali

È la Lombardia la regione dove si concentra maggiormente la domanda di posti di lavoro: il 25,04% di chi ha cercato lavoro, attraverso la rete, nel primo semestre dell’anno risiede in questa regione. Rapportando i dati con la popolazione, invece, si scopre che le regioni con la popolazione più attivamente alla ricerca di lavoro sono state Emilia-Romagna, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia. Di contro, quelle in cui si è meno cercato lavoro tramite i canali online sono state Calabria, Sicilia e Campania.

È noto a tutti che la ricerca di lavoro lungo il territorio nazionale debba fare i conti con una lunga serie di fattori, che comprendono i tassi di disoccupazione, le opportunità lavorative, le percentuali di inattività (i NEET, Not in Education, Employment or Training si collocano in misura maggiore nel Sud Italia). Guardando al semestre passato, le regioni in cui c’è stata più competizione su una singola offerta di lavoro – con i più alti rapporti tra annunci e candidature – sono state Sicilia, Puglia e Molise. Al contrario, quelle dove c’è meno competizione su una singola offerta di lavoro – e quindi più chance di assunzione – sono state Veneto, Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia.

Soffre il retail, maggiori opportunità nella logistica e nell’ho.re.ca

Non tutti i settori occupazionali hanno reagito allo stesso modo alla pandemia e, oggi, offrono le stesse opportunità di lavoro. Il settore in cui il divario tra domanda e offerta è più piccolo cosa che implica maggiori possibilità di collocamento è quello del mondo call center: si ricercano operatori telefonici, customer care, inside sales. Un comparto, questo, che registra un momento di crescita. Bene anche il mondo della contabilità, quello della logistica e quello, in assoluta ripresa post-lockdown, dell’ho.re.ca che negli scorsi mesi aveva registrato dei veri e propri scossoni nel rapporto tra domanda e offerta di lavoro. Di contro, è il retail a soffrire maggiormente: qui le persone in cerca di lavoro sono nettamente di più rispetto agli annunci disponibili. Situazione simile per chi punta a lavorare come receptionist: si paga in questo caso la crisi del turismo e degli hotel, soprattutto nelle città.

«Il quadro emerso nel primo semestre dell’anno – dichiara Paolo Andreozzi, co-founder di Jobtech – è sintomatico di una situazione complessa, in cui le difficoltà macroeconomiche hanno reso meno appetibile l’idea di cambiare lavoro, a scapito del dinamismo del mercato occupazionale. Ci aspettiamo un trend simile anche nel secondo semestre dell’anno: aumenteranno ancora le opportunità di lavoro, perché le aziende che vorranno riprendere appieno le attività avranno bisogno di nuova forza lavoro, ma la domanda si contrarrà ulteriormente, in parte perché assorbita dalle assunzioni e in parte per una generale diffidenza verso il futuro.»


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