“Un tampone rapido ogni 48 ore o uno molecolare ogni 72 ore rischia di gravare pesantemente sullo stipendio dei lavoratori. Un dipendente che lavora cinque giorni a settimana dovrà eseguire almeno tre tamponi rapidi, per un totale di 45 euro, ovvero 180 euro al mese”.
Lo dice il Segretario generale della Fesica Confsal Bruno Mariani a proposito dell’obbligo che da venerdì 15 ottobre impone di presentarsi a lavoro in possesso di green pass con il vincolo, per i lavoratori non vaccinati, di effettuare tamponi periodici per svolgere la propria giornata lavorativa.
“Davanti ad un’oggettiva gravosa problematica, ci appelliamo alla sensibilità del Governo affinché intervenga con un provvedimento ad hoc che disponga il pagamento degli oneri dei tamponi ai datori di lavoro, da dividere in equa parte con lo stesso Stato italiano magari tramite un rimborso del 50 per cento del totale. E’ una soluzione di buon senso che non intacca eccessivamente su aziende e contribuenti. Per quanto ci riguarda si tratterebbe di una scelta oculata, poichè i prezzi calmierati dei tamponi di cui si ha notizia inciderebbero comunque notevolmente sui salari di un lavoratore medio. Pertanto, anche per non gravare troppo su cittadini e datori di lavoro, pensiamo sia giusto far condividere queste spese alle parti più forti: Stato ed imprenditori“, conclude il massimo esponente del sindacato della Fesica Confsal.
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