Nel quarantesimo anno dalla scomparsa di Giuseppe Taliercio, Direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse, la Fondazione Fondirigenti – promossa da Confindustria e Federmanager – che ne porta il nome, ricorda l’uomo e il manager attraverso una serie di iniziative, tra cui la riedizione di un volume sulla sua figura, l’assegnazione di premi di laurea a studenti meritevoli e un evento commemorativo.
Il workshop “Giuseppe Taliercio” – L’attualità di una testimonianza a 40 anni dalla morte” si è tenuto il 21 dicembre a Roma, presso il parlamentino del CNEL, dalle ore 15, visibile in streaming sul canale Youtube del Consiglio.
L’evento è stato un momento di riflessione per ricordare gli elementi distintivi della figura di Giuseppe Taliercio, manager che ha saputo coniugare nella sua attività le doti professionali con un alto profilo etico e valoriale; al tempo stesso, costituisce l’occasione per un confronto sul ruolo della Fondazione – costituita da Confindustria e Federmanager nel 1998 e dal 2003 anche Fondo interprofessionale per la formazione continua di 14mila imprese e 80mila dirigenti – nella diffusione della cultura manageriale nel Paese, e sulla sua capacità di evolversi assieme al contesto sociale e produttivo di riferimento.
Una giornata in ricordo di Giuseppe
All’incontro, aperto dal Presidente del Cnel, Tiziano Treu, hanno preso parte i familiari di Taliercio, i rappresentanti di Confindustria e Federmanager, insieme a presidenti e i direttori che si sono alternati alla guida della Fondazione in questi anni. Moderati dal giornalista Adriano Favaro, hanno partecipato ai lavori Cesare Taliercio, Giorgio Fossa, Past President Confindustria, Mario Merigliano, Presidente Federmanager Venezia, Giuseppe Notarstefano, Presidente Azione Cattolica Italiana, Giorgio Ambrogioni, Past President Federmanager, Mario Cardoni, Direttore Generale Federmanager, Rita Santarelli, Past president Fondazione Taliercio, Giovanni Brugnoli, Vicepresidente per l’education di Confindustria.
Tre i momenti salienti della giornata, il Seminario si è aperto con il ricordo dell’Ingegnere affidato alla testimonianza dei membri della famiglia, dei colleghi manager e dei rappresentanti dei sistemi associativi che ne hanno ricordato le grandi doti umane, la serietà professionale, l’impegno civile e di volontariato. Nella tavola rotonda “La Fondazione: l’impegno nella promozione della cultura manageriale” i rappresentanti di ieri e di oggi delle parti sociali che intitolarono la Fondazione alla memoria di Taliercio si sono confrontati sull’attualità delle intuizioni di allora e sul ruolo del management per una ripresa resiliente del Paese.
Infine, al termine dell’evento si è svolta la cerimonia “tutta al femminile” di assegnazione dei premi di laurea alla memoria di “Giuseppe Taliercio”. Ad aggiudicarsi la prima edizione sono state infatti tre giovani laureate (in management internazionale, ingegneria ed economia), chiamate sul palco ad illustrare i loro lavori sulle grandi trasformazioni in atto: digitalizzazione, sostenibilità e smart working.
“Nel quarantesimo anno dalla tragica scomparsa di Giuseppe Taliercio – spiega il Presidente Carlo Poledrini – vogliamo commemorarne la figura attraverso le testimonianze di chi gli era vicino e dei rappresentanti delle parti sociali che hanno voluto la Fondazione per promuovere la managerialità come elemento di sviluppo per l’intero Paese: e trasferire, al tempo stesso, questa eredità alle giovani energie che contribuiranno alla managerialità di domani, che si intravede nelle ottime tesi delle ragazze oggi premiate”.
Per Massimo Sabatini, Direttore Generale di Fondirigenti, “il ricordo di Taliercio, l’attualità del suo messaggio da veicolare ai giovani e l’impegno di Confindustria e Federmanager per la diffusione della cultura manageriale, ci ricordano quanto importante sia, per il Paese, l’esigenza di investire nelle competenze manageriali: di fronte alle grandi sfide che la ripartenza pone al paese, ci vogliono manager competenti, responsabili e capaci di innovazione: manager con le radici nel passato, e lo sguardo rivolto al futuro. Il ricordo di Giuseppe Taliercio è l’occasione per Fondirigenti per confermare il proprio impegno in questa direzione.”
Chi era Giuseppe Taliercio
Giuseppe Taliercio era un dirigente che credeva profondamente nel confronto, con la convinzione che solo dal dialogo potesse nascere una ragionevole prospettiva di crescita, tanto nella fabbrica quanto nella società. Intitolare a Taliercio la Fondazione promossa da Confindustria e Federmanager è apparso naturale, vista la corrispondenza tra il pensiero e l’agire professionale dell’Ingegnere con la mission della Fondazione, che si pone come obiettivo la diffusione della cultura e della formazione manageriale in Italia. Un uomo giusto vittima delle Br, Giuseppe Taliercio. Il suo corpo venne ritrovato nel bagagliaio di un’auto, proprio come era accaduto tre anni prima ad Aldo Moro. Era il 6 luglio del 1981, e la Fiat 128 era stata abbandonata alle due di notte, vicino ai cancelli del Petrolchimico della Montedison Marghera di cui era il direttore.
Padre di cinque figli, profondamente cattolico, avrebbe compiuto 54 anni il mese successivo. Ai suoi funerali presenziò il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Rapito in quanto ritenuto corresponsabile del “disegno capitalista multinazionale”, lui che era rispettato dai sindacati e dagli operai, dopo 47 giorni di prigionia e di maltrattamenti venne ucciso con 17 colpi di pistola. Taliercio veniva da una famiglia di umili origini, originaria di Ischia ma emigrata a Carrara, dove i suoi gestivano un negozio di terrecotte. Riuscirono a farlo studiare al liceo e ad iscriverlo a Ingegneria a Pisa, dove si laureò con il massimo dei voti. Si trasferì a Mestre negli anni Cinquanta per lavorare alla Montedison, fino a diventarne direttore generale.
“Anche il lavoro, per lui che era credente, era una missione. E solo dopo la sua morte venimmo a sapere che, nonostante tutti i suoi gravosi impegni, trovava il tempo di dedicarsi alle famiglie bisognose della città, attraverso il volontariato nella San Vincenzo», racconta il figlio Cesare.
Dopo due anni dalla morte, la moglie Gabriella concesse il perdono agli autori dell’omicidio. “La strada dell’amore, della bontà e della non violenza – spiegò in un’intervista – è l’unica che Pino ci abbia insegnato”. A queste doti umane, oltreché professionali, la Fondazione che porta il suo nome vuole rendere omaggio.
Prima edizione del premio di laurea
Il premio è rivolto a giovani laureati che abbiano discusso, nel corso dell’anno di riferimento, una tesi di laurea su argomenti specifici legati alla managerialità, presso qualsiasi ateneo italiano.
La prima edizione ha visto una grande la partecipazione ‘al femminile’: fra i 180 giovani laureati idonei alle selezioni, si registra infatti un 58,3% di adesione di donne, contro il 41,7% di uomini. Relativamente alla provenienza geografica, il Nord ha conquistato il podio con il 45,6% di partecipazioni, contro il 33,3% del Sud e il 16,7% del Centro. L’età media dei partecipanti si è attestata attorno a 25,6 anni. La facoltà di Economia è risultata la più rappresentata (38,3%), seguita da Ingegneria (22,8%), più distanziate Scienze politiche (10,6%), Giurisprudenza (10,0%), Psicologia (7,2%), Scienze della Formazione (6,7%), Marketing & Comunicazione (2,8%); Sociologia (1,7).
Di seguito il profilo delle tre giovani vincitrici e una breve sintesi degli argomenti di studio:
- Elena Vigani, laureata in management internazionale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha presentato una tesi sulla gestione dello smart-working, al centro dell’attenzione mediatica mondiale dopo l’emergenza pandemica, con una ricerca sulle competenze di leadership nei diversi contesti, al fine di comprendere quali siano i tratti fondamentali degli “Smart leader”. L’analisi è stata svolta tramite interviste a HR Manager di sei aziende nel settore dei Personal Luxury Good, affermate a livello internazionale, e attraverso un questionario a 162 dipendenti di diverse aziende. I risultati dimostrano che la Smart leadership deve basarsi sulla partecipazione attiva dei dipendenti nelle attività aziendali e sulla condivisione delle informazioni. In termini di azione, questo significa capire come modificare alcuni aspetti della leadership per gestire più efficacemente la relazione tra manager e dipendenti in contesti mediati dalle tecnologie.
- Ilenia Mancini, laureata in ingegneria industriale all’Università Federico II di Napoli, ha presentato una tesi sulle Dynamic – Digital Capabilities, le attitudini necessarie per realizzare una digital trasformation di successo. La trasformazione dei modelli di business non avviene spontaneamente, ma è indispensabile la presenza di un management capace di interpretare i cambiamenti e operare le giuste scelte tecnologiche ed organizzative, per godere dei potenziali benefici offerti dalle “smart technologies”. La domanda che la ricerca si è posta è stata: “Di quali capacità hanno bisogno le organizzazioni per creare valore attraverso l’implementazione delle nuove tecnologie?”. I risultati dimostrano che l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione dei prodotti e dei processi, non è il fine, ma solo uno strumento; per la creazione di valore è richiesta una significativa e “sostenibile” trasformazione del sistema organizzativo nelle sue diverse componenti (organigramma, posizioni di lavoro, capacità organizzative, skills delle risorse umane, stili direzionali, etc.).
- Claudia Del Mas, dell’Università degli Studi Internazionali di Roma (UNINT) ha presentato una tesi sull’applicazione dei Sustainable Development Goals (SDG), gli obiettivi di sviluppo sostenibile approvati dalle Nazioni Unite, nel settore del lusso, ancora abbastanza inesplorato. Lo studio, in particolare, si è soffermato sul modo in cui le maggiori multinazionali del lusso comunicano ai portatori di interesse le loro informazioni di sostenibilità, tramite la Dichiarazione Non Finanziaria, obbligatoria dal 2015 a livello europeo per determinate categorie di imprese. L’indagine ha analizzato i dati presenti all’interno delle dichiarazioni delle maggiori multinazionali del lusso e realizzato una serie di interviste con i manager della sostenibilità operanti nel settore. I risultati confermano la necessità di incrementare la trasparenza della comunicazione sulla sostenibilità, sia sugli aspetti positivi sia sui potenziali impatti negativi che l’attività aziendale potrebbe causare.