di Christian Poccia |
L’85% dei lavori cambierà nei prossimi 10 anni. È quanto emerge da uno studio recente condotto a EY e Manpower Group, secondo cui il disallineamento fra domanda e offerta di lavoro sarà ancora più marcato nel futuro prossimo. Al momento il mismatch riguarda soprattutto lavoratori della sanità, tecnici web, agronomi, forestali, tecnici del risparmio energetico, linguisti e bioingegneri; tuttavia, secondo il report, la domanda delle imprese si polarizzerà sempre di più verso i profili a qualifica medio-alta e alta.
Anche Anpal e Unioncamere, attraverso il bollettino Excelsior, hanno sottolineato un gap fra domanda e offerta del 36% su 505mila assunzioni previste a ottobre 2021, sia per professioni ad alta specializzazione sia per gli operai qualificati. È evidente, dunque, la necessità, avvertita oggi principalmente dalle imprese, di prevedere investimenti in riqualificazione e riconversione per fronteggiare la grande sfida lanciata dai mutamenti economici e sociali determinati dalla pandemia e dalle risorse messe in campo dai governi e dalle istituzioni europee.
Voglia di cambiare
Milioni di lavoratori in Italia saranno interessati dal fenomeno della ricollocazione, sia perché costretti dalla riduzione di occupazione in settori in crisi e dalla contemporanea ascesa di richieste in nuovi settori, sia perché desiderosi di approfittare della rivoluzione in atto per migliorare la propria posizione lavorativa, economica ed esistenziale.
Le difficoltà degli imprenditori dell’hospitality nel trovare lavoratori disposti ad essere impiegati nei ristoranti o negli hotel, ad esempio, è uno dei molti segnali di una rivoluzione già in atto. Secondo Banca d’Italia, nei settori ricettivo e ristorazione, il numero di dipendenti era aumentato del 24% nel periodo 2014-19, mentre oggi assistiamo a una migrazione verso aziende che offrono servizi di supporto alle imprese, nel commercio e nella manifattura.
The Great Resignation
Negli Stati Uniti tale tendenza si è guadagnata anche un nome: “The Great Resignation”, la grande dimissione. I lavoratori americani stanno lasciando il lavoro ai livelli più alti mai registrati o vicini a quelli registrati nel 2001, all’alba della New Economy. Ad agosto 2021, c’erano oltre 10 milioni di posti di lavori vacanti e non necessariamente con basse retribuzioni. La spinta, osservata dagli analisti, è verso un miglioramento della qualità della vita (lavorare di meno, vivere in luoghi più a misura d’uomo, evitare spostamenti e pendolarismo, usufruire dello smart working in modo quantomeno prevalente) e pazienza se per ottenerlo bisogna cambiare lavoro.
In Italia il fenomeno è ovviamente più contenuto, ma ugualmente rilevante. Guardando, infatti, alle statistiche sulle comunicazioni obbligatorie che si riferiscono al secondo trimestre del 2021, il numero di rapporti di lavoro da dipendente, cessati per dimissioni del lavoratore, è in forte aumento: tra aprile e giugno 2021, su un totale di 2,5 milioni di contratti cessati, sono state 484mila le dimissioni. Per ogni 5 posizioni lavorative chiuse, una è terminata per volontà del dipendente.
Garantire l’occupabilità dei lavoratori
Parafrasando gli americani, potremmo parlare dunque di “Grande Ricollocazione”: una straordinaria mobilità all’interno del mercato del lavoro che coinvolge tanto gli occupati che i disoccupati, alla ricerca di occupazioni soddisfacenti, solide e durature. Un processo che, per funzionare e tenere in equilibrio i desideri dei lavoratori e le esigenze delle imprese, deve però essere sostenuto dalla formazione professionale e da provvedimenti ad hoc. Uno di questi è certamente GOL, acronimo di Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, programma che punta nel nostro Paese a rilanciare l’occupazione e a reinserire i lavoratori disoccupati con un investimento di 4,9 miliardi di euro per il quinquennio 2021-2025. Si tratta di un’iniziativa in partenza nell’autunno 2021 e che riguarderà per il 75% disoccupati, percettori del reddito di cittadinanza, ma anche coloro che si trovano in cassa integrazione, precari, lavoratori fragili (disabili, donne svantaggiate, giovani sotto i 30 anni, lavoratori over 55).
Il GOL, nato con la Legge di Bilancio del 2021, è sostenuto da un contributo governativo di 4,4 miliardi di euro nell’ambito della Missione 5 del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, a cui si aggiungono 500 milioni di euro nell’ambito del programma React EU della Commissione Europea, prevedendo il coinvolgimento di almeno 800 mila perso- ne in attività di formazione, soprattutto per il rafforzamento delle competenze digitali. Sul GOL, FondItalia, Fondo Interprofessionale promosso da UGL e FederTerziario, ha tenuto un convegno martedì 19 ottobre a Milano nell’ambito di ExpoTraining, la fiera dedicata a formazione, sicurezza e lavoro. L’iniziativa è stata l’occasione per tratteggiare il quadro dentro cui potrebbero muoversi i Fondi Interprofessionali, alla luce di un provvedimento fondamentale per il futuro del Paese e per la cui realizzazione sarà necessaria la costruzione di un solido sistema per le politiche attive, supportato dal continuo dialogo tra Parti (imprese e lavoratori), territori e istituzioni. Cinque i percorsi che sono stati al centro del dibattito: reinserimento lavorativo, aggiornamento-upskilling, riqualificazione-reskilling, lavoro e inclusione, ricollocazione collettiva. All’incontro hanno partecipato il Presidente di FondItalia Francesco Franco, il Direttore Egidio Sangue, il Segretario Generale di UGL Francesco Paolo Capone, il Presidente di FederTerziario Nicola Patrizi e il Presidente dell’Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro Lombardia Andrea Fortuna.
A emergere, nel corso del confronto animato dal giornalista economico Massimo Maria Amorosini, sono stati temi centrali nel dibattito sul futuro della formazione professionale: messa a sistema di domanda e offerta di lavoro, profilazione dei lavoratori mediante la condivisione delle banche dati dei fondi interprofessionali, ricollocazione dei lavoratori sotto la spinta della transizione green e digitale promossa dall’Unione Europea con il Piano di ripresa e resilienza.
Il ruolo dei Fondi di fronte alla nuova sfida
“I Fondi Interprofessionali” ha dichiarato il Presidente di FondItalia, Francesco Franco “sono gli unici soggetti istituzionali che hanno un rapporto continuativo con aziende, lavoratori e Parti Sociali e sono per questo in grado di assumere un nuovo ruolo nella ricollocazione dei lavoratori”.
Un concetto sottolineato anche dal Direttore del Fondo, Egidio Sangue: “Nel periodo 2012- 2020, il 55% delle imprese italiane ha avuto accesso al finanziamento per la formazione dei propri dipendenti grazie ai Fondi Interprofessionali: 5 miliardi gestiti grazie alla fiducia che le aziende hanno accordato ai Fondi. Le nostre banche dati ci permettono di conoscere in tempo reale età, titolo di studio e percorsi formativi svolti da ogni singolo lavoratore all’interno del sistema ed è per questo che rappresentano una risorsa enorme nella ricollocazione dei lavoratori, uno strumento che, se utilizzato in maniera appropriata, è in grado di mettere realmente a sistema domanda e offerta di lavoro”. Una posizione, quella di Sangue, condivisa anche dal Segretario Generale di UGL, Francesco Paolo Capone che, nel suo intervento, ha invocato maggiori risorse da destinare ai Fondi Interprofessionali, poiché è lì che vi è “il matching fra le esigenze delle imprese e la formazione dei lavoratori”. “Residuano ancora 25 miliardi dei Fondi Strutturali 2014 – 2020 (Pon e Por) da spendere entro dicembre 2023 e a questi si aggiungono i soldi del Pnrr”, ha detto il Presidente di FederTerziario, Nicola Patrizi, secondo cui “la Pubblica Amministrazione ha bisogno di una cura da cavallo e di mettere ai vertici della macchina funzionari capaci”.
La necessità di investire sulle politiche attive per venire incontro alle reali esigenze di aziende e lavoratori è stato, infine, al centro dell’intervento del Presidente di Ancl Lombardia Andrea Fortuna, che ha ricordato come un recente studio dell’Associazione Consulenti del lavoro veda l’Italia fanalino di coda nelle risorse impiegate, in termini percentuali, per finanziare le politiche attive.
OSSERVATORIO FONDITALIA: NUOVI SVILUPPII cambiamenti nel mercato del lavoro, i fenomeni che coinvolgono imprese e lavoratori, le opportunità emergenti e la ridefinizione del rapporto domanda-offerta, sono al centro dell’analisi condotta da Osservatorio FondItalia sulle trasformazioni del lavoro e della formazione continua, organismo costituito nel 2020 e che oggi vede la propria dimensione rafforzarsi grazie all’ingresso nella compagine dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea Italia del Cnr. L’importante accordo siglato fra Isem del Cnr e FondItalia contribuirà a confermare l’Osservatorio come strumento prezioso di studio e proposta in relazione alle attuali trasformazioni del mercato del lavoro, in un periodo storico che vede l’occupazione e la ricollocazione dei lavoratori favorite dai 6 assi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per mobilità sostenibile e interconnessa; istruzione e ricerca; salute; politiche attive del lavoro e della formazione, inclusione sociale e coesione territoriale. |