Prosegue, per il quinto anno consecutivo, il monitoraggio del mercato dei provider di welfare aziendale avviato da ALTIS – Università Cattolica.
Anche quest’anno (come evidenziato nel 2021) il settore si caratterizza per una stasi nell’andamento della dinamica quantitativa. In sostanza, da almeno due anni a questa parte il mercato dei provider sembra aver raggiunto una effettiva maturità. Il censimento evidenzia la presenza di 103 realtà, una in meno rispetto al 2021.
Risultato dato dal saldo fra la dismissione dell’attività di due provider classificati come “reseller” e dalla comparsa di un nuovo competitor proveniente dal mondo assicurativo. A conferma di un mantenuto interesse per il welfare aziendale operativo nelle aziende di questo comparto, che da sole rappresentano l’8,7% dei provider attivi.
Chi sono i provider di welfare aziendale
Doverosa la premessa metodologica. Tra i provider di welfare aziendale (WA) s’identificano gli operatori dei servizi gestionali definiti da tre caratteri distintivi:
- dispongono di specifici portali web based;
- tramite questo portale le aziende possono mettere a disposizione dei dipendenti un menu di servizi;
- i servizi di WA sono acquistabili grazie a un budget individuale di spesa (Conto Welfare) messo a disposizione dei lavoratori in forza di un contratto, di un regolamento aziendale, unilateralmente dall’azienda o dal mix di tali fonti.
In generale, questi provider si classificano in base alla proprietà (o meno) della piattaforma web dedicata alla fruizione dei servizi di WA. Oppure alla centralità (o meno) della vendita dei servizi di supporto al WA rispetto al complessivo giro d’affari.
Sulla base di questi due criteri, gli esperti dell’Università Cattolica definiscono tre tipologie di fornitori. I provider “puri” sono proprietari della piattaforma e il core business è concentrato nella gestione dei servizi di supporto al welfare aziendale. Gli “ibridi” sono invece proprietari della piattaforma ma si concentrano su altre attività, comunque sinergiche con quelle afferenti il WA. Infine, i provider “reseller” non sono proprietari della piattaforma e si orientano su altre attività, sempre sinergiche al WA. In quest’ultimo gruppo si può isolare anche la sottocategoria dei non proprietari della piattaforma con core business concentrato sul welfare aziendale.
Cosa dice il monitoraggio 2022
Dei 103 provider censiti, 46 sono proprietari della piattaforma (come nel 2021). Di questi, 25 sono “puri” (23 nel 2021: +2), 22 “ibridi” (23 nel 2021: – 1) e 56 sono di tipo “reseller” (58 nel 2021: -2). Le piattaforme proprietarie sono il 45,6% del totale e sono riconducibili ai provider di welfare aziendale “puri” nel 24,3% dei casi e ai provider “ibridi” nel 21,4%.
Queste piattaforme, però, alimentano anche il fenomeno del “reselling”, che caratterizza la restante quota delle piattaforme attive in Italia. Con la conseguenza che, sul piano dell’utilizzazione dei portali dedicati, i provider “puri” e quelli “ibridi” assorbono il 100% delle transazioni generate dalle diverse misure sostegno al reddito dei lavoratori.
Le tipologie di operatori
Come rilevato fin dall’inizio del monitoraggio, la maggior parte degli operatori è di tipo “reseller” (54,4% del totale). Realtà spesso di rilevanti dimensioni, come Banche, Assicurazioni e Broker, che hanno privilegiato una scelta “snella” basata sull’utilizzazione di piattaforme di proprietà di terzi. Delle quali si avvalgono attraverso formule di “rivendita” o di “segnalazione commerciale”, ritraendo un’ulteriore fonte di ricavi e un completamento della propria offerta di servizio.
È interessante notare che la sola tipologia in crescita è quella dei provider “puri”. Mentre le altre due tipologie o sono in calo o vivono in una condizione più alterna. Tuttavia, quando il calo è associato alla trasformazione di o più fornitori in “puri”, non si parla di indebolimento ma di rafforzamento del settore. Proprio per la dimostrazione del grado di interesse degli operatori per il mercato.
L’analisi della distribuzione territoriale evidenzia la nettissima prevalenza di soggetti basati nelle regioni del Nord (85 operatori). In particolare, in Lombardia si concentrano 51 provider, seguiti dai 15 presenti in Emilia-Romagna, dai 10 attivi in Piemonte e dagli 8 ubicati nel Veneto. Nel Centro Italia sono presenti 7 player (erano 9 nel 2021). L’area Sud e Isole si conferma poco attiva e registra la presenza di un solo provider in Sardegna).
Quale futuro per il WA
Il futuro dei provider di welfare aziendale è nell’interesse delle società europee e start-up del settore Fintech. Alcune di queste stanno guardando all’Italia come possibile nuovo mercato di sbocco: il loro ingresso potrebbe essere associato a soluzioni tecnologiche operative diverse rispetto a quelle dei “tradizionali”. Ne deriverebbe dunque una rivitalizzazione del mercato che, dopo anni di rapido sviluppo, sembra ormai poco incline all’innovazione di prodotto e di servizio.