Genitori italiani al lavoro, tra ostacoli e prospettive

Avere figli può essere un ostacolo alla carriera lavorativa per il 45% dei genitori con figli neonati, ma la pandemia ha favorito il maggiore supporto delle aziende: l'indagine di ADP Research Institute

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Genitori italiani lavoratori: la survey

“People at Work 2022: A Global Workforce View”, l’annuale survey dall’ADP Research Institute, traccia una panoramica di quale sia il sentiment odierno tra i genitori italiani che lavorano. 

La pandemia, con la sua estesa portata sociale, ha influenzato anche questo ambito generando nuove sfide nella conciliazione delle esigenze di lavoro con quelle familiari, ma producendo al contempo alcune conseguenze positive. Infatti, il COVID-19 ha costretto le aziende a definire contratti di lavoro flessibili e i manager hanno avuto un ruolo decisivo nell’offerta di una maggiore elasticità ai lavoratori” precisa Marcela Uribe, General Manager ADP Southern Europe. Vediamo i principali risultati dell’indagine, svolta su circa 33.000 lavoratori in 17 paesi. Di cui circa 2.000 in Italia e 1.000 genitori.

Cosa pensano i lavoratori genitori italiani

L’80% dei lavoratori genitori italiani ha dichiarato di essere soddisfatto dell’attuale posto di lavoro (più dei non genitori, con il 75%). Del 20% che si è dichiarato insoddisfatto, il 46% è perché non vede prospettive di crescita. Mentre il 40% lamenta di non avere avuto nessuno aumento in busta paga a fronte del maggiore carico di lavoro subito, percentuale che sale al 50% per chi ha figli da 0 a 5 anni.

Il 41% dei genitori lavoratori si aspetta un aumento in busta paga nel prossimo anno, anche perché una percentuale del 46% ha dichiarato di lavorare in straordinario non retribuito almeno 6-10 ore a settimana. Ciò nonostante, il 28% sarebbe disposto ad accettare una riduzione della paga in favore di maggiore flessibilità di orari e spazi. Il 43% cercherebbe invece un altro lavoro se costretto al ritorno al full time (il 55% di chi ha figli fino a un anno e il 53% di chi ha figli da 1 a 5 anni). La flessibilità si conferma dunque fondamentale per chi è genitore: il 42% ha dichiarato che la combinazione perfetta è lavorare sia da casa sia da ufficio, il 34% solo da ufficio mentre il 17% solo da casa.

Alla domanda “Pensi che lavorare da casa abbia reso più facile o più difficile il lavoro per chi è genitore?” ha risposto più facile il 38% degli intervistati. La percentuale sale al 48% per chi ha figli neonati di età inferiore all’anno. Più difficile per il 31% e non è cambiato nulla per il 17%. Infine, il 36% ha dichiarato che essere genitore è ancora un ostacolo alla carriera. Lo afferma il 45% di chi ha figli inferiori all’anno e il 42% di chi ha figli fra 1 e 5 anni. Solo il 25% di chi ha figli dopo i 18 anni lo pensa.

Gli effetti “positivi” della pandemia

Analizzando uno studio di ADP condotto dal 17 novembre all’11 dicembre 2020, emerge come durante gli anni bui del Covid i genitori italiani lavoratori si siano sentiti supportati dalle rispettive aziende. Secondo gran parte dei dipendenti italiani con figli (48%), i datori di lavoro si sono dimostrati accomodanti nei confronti delle esigenze genitoriali dei lavoratori alle prese con l’accudimento dei figli o la chiusura delle scuole. Inoltre, secondo il 34% dei genitori, il proprio manager ha addirittura consentito maggiori misure a loro favore rispetto a quelle consentite dall’azienda.

D’altra parte, lo studio ha anche evidenziato come, nonostante gli elementi positivi della pandemia in termini di maggiore flessibilità, ci siano ancora delle zone di resistenza che hanno influenzato in negativo l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Basti pensare che il 5% dei genitori con figli di età compresa tra 1 e 10 anni ha lasciato il posto di lavoro volontariamente durante la pandemia. In generale, il sondaggio ha evidenziato che su 32.000 lavoratori intervistati in 17 Paesi, il 71% di essi ha rilevato una maggiore propensione da parte dei datori di lavoro nel definire policy che favorissero le esigenze genitoriali dei dipendenti.

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