Aumenta l’insoddisfazione in un’economia instabile

La retribuzione fissa rappresenta un fattore decisivo per la scelta di un posto di lavoro, ma le relazioni positive con capi, colleghi e collaboratori si collocano ancora prima. Lo rivela l’ultima edizione dell’Osservatorio JobPricing

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di Cleopatra Gatti |

Per l’ottavo anno consecutivo, l’Osservatorio JobPricing, per questa edizione in collaborazione con InfoJobs, ha indagato il livello di soddisfazione degli italiani nei confronti del loro pacchetto retributivo.

La ricerca è stata effettuata su circa 1.600 lavoratori dipendenti, con una survey online che ha focalizzato l’attenzione su sei dimensioni:

  • equità (sono pagato il giusto rispetto al mio ruolo e rispetto agli altri);
  • competitività (sono pagato in linea col mio valore di mercato);
  • performance e retribuzione (sono pagato in proporzione al mio contributo individuale);
  • trasparenza (capisco e ho chiari i criteri di politica retributiva del mio datore di lavoro);
  • fiducia e comprensione (condivido i criteri di gestione delle retribuzioni della mia azienda);
  • meritocrazia (le ricompense vanno davvero a chi se le merita).

L’inflazione erode il potere d’acquisto

In un mercato dove le retribuzioni sono mediamente cresciute del 3,4% rispetto al 2021, condizionato dai livelli inflattivi esplosi (+8,2% tra il 2022 e il 2021), gli italiani confermano l’insoddisfazione nei confronti del proprio pacchetto retributivo. Registrando, in tutte le dimensioni indagate, una diminuzione nei punteggi rispetto allo scorso anno. In questo contesto, si registra un indice di soddisfazione tra i più bassi di sempre (3,8 su 10), che si aggrava nelle categorie di lavoratori che percepiscono retribuzioni più basse, come gli operai, e di chi lavora al Centro-Sud o in piccole aziende.

Indice di soddisfazione osservatorio Jobpricing nel 2022

L’Osservatorio JobPricing segnala anche che, in un periodo critico come quello contraddistinto dalla guerra e dalla inflazione, il 57% degli intervistati ha dichiarato che la propria azienda non è intervenuta a sostegno dei salari, nonostante l’inflazione. Per tutte le dimensioni indagate, si registra una crescita del livello di soddisfazione quando il pacchetto retributivo è composto anche da altri elementi oltre alla sola retribuzione fissa. Questo a conferma dei giudizi positivi espressi da dirigenti e quadri che sono i principali detentori di altri elementi oltre alla retribuzione fissa.

La dimensione che registra maggiore insoddisfazione è la “meritocrazia”, con un punteggio di 3,3 e il 40% dei lavoratori fortemente insoddisfatti. A tal proposito si osserva come esista una connessione tra la percezione di meritocrazia e la piena comprensione dei criteri adottati per la politica retributiva. Quando le politiche retributive non sono ben comunicate, fra i dipendenti si generano sconforto e insoddisfazione.

Cambiare o restare?

La retribuzione fissa continua a rappresentare un fattore decisivo per la scelta di un posto di lavoro. Tuttavia, le relazioni interpersonali positive con capi colleghi e collaboratori si collocano nuovamente al primo posto, confermando l’importanza sempre maggiore che i lavoratori attribuiscono a questo aspetto.

Il peso degli elementi cosiddetti intangibili (di natura non-monetaria) non solo è superiore a quello degli elementi tangibili, ma è quello maggiormente cresciuto nel tempo. Le possibilità di sviluppare una carriera, il contenuto del proprio lavoro, il training, la formazione e la flessibilità oraria si confermano leve strategiche nella scelta del proprio lavoro. Anche la scelta di cambiare lavoro è pressoché guidata da fattori monetari. due lavoratori su tre oggi cambierebbero lavoro per un miglioramento dello stipendio.

Tuttavia, un lavoratore su due cambierebbe per migliori prospettive di sviluppare carriera e un lavoratore su tre cambierebbe per un migliore work-life balance. Nella scelta di restare sul proprio posto di lavoro risultano ai primi posti: relazioni con i capi e colleghi, flessibilità oraria, ambiente di lavoro e contenuto del proprio lavoro.

Osservatorio JobPricing: lavoratrici più insoddisfatte

Le lavoratrici sono mediamente più insoddisfatte degli uomini in tutte le dimensioni osservate. La soddisfazione generale è di 3,4 per le donne contro il 4,0 per gli uomini. I gap più significativi si registrano nelle dimensioni “Performance e retribuzione” (3,2 delle donne contro 3,9 degli uomini) e “Trasparenza” (3,7 delle donne contro 4,4 degli uomini). Questo risultato non è sorprendente, data l’esistenza di un differenziale di genere nel lavoro e nella retribuzione ampiamente discusso e approfondito.

Ciò che invece accomuna uomini e donne è il basso livello di fiducia nel 2023, dove non si rileva una netta evidenza tra i due generi.

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