Dal punto di vista professionale, settembre è da sempre considerato il vero inizio dell’anno: che sia il momento migliore anche per fare talent acquisition?
Si torna con buoni propositi e con le energie necessarie per affrontare grandi cambiamenti, come, per esempio, la ricerca di un nuovo lavoro. Secondo il Global Rework Report 2023, il 33% dei lavoratori italiani sta pensando di lasciare il proprio lavoro entro un anno. Tra i più insoddisfatti, quelli altamente specializzati.
Secondo gli esperti di Factorial, le aziende dovrebbero cogliere questo cambiamento come un’opportunità per ripensare la cultura aziendale con l’obiettivo di attrarre, scegliere e trattenere i talenti. Ecco alcuni consigli utili.
Accompagnare il candidato fino all’onboarding
Attenzione alla differenza tra talent attraction e reclutamento. Stabilire una politica di talent acquisition sottintende lo sforzo dei selezionatori e degli specialisti delle risorse umane nel trovare talenti in linea con gli obiettivi sul lungo periodo.
Come farlo? È necessario, per iniziare, pianificare tutte le fasi di recruiting. dalla descrizione dell’offerta di lavoro fino alla fase finale di onboarding. Infatti, il processo di talent acquisition non si esaurisce con la firma del contratto da parte del lavoratore. Anzi è proprio nei primi mesi d’inserimento che le aziende devono trasmettere al nuovo dipendente i valori e la cultura aziendale. Avvalersi di software HR che aiuti i responsabili HR a definire un piano di onboarding, guidando il talento durante il primo periodo in azienda, può risultare vincente.
Adeguarsi ai cambiamenti per fare la giusta talent acquisition
Il mercato del lavoro è sempre più competitivo. Per questo le risorse umane si trovano a dover sviluppare strategie sempre più strutturate ed efficaci. Si tratta spesso di una scelta bidirezionale: può accadere infatti che sia il candidato a non scegliere l’azienda e non viceversa.
Cosa cerca un candidato oggi? Secondo Factorial, giocano un ruolo fondamentale i benefit che l’azienda offre. Primo fra tutti la possibilità di lavorare anche da remoto o da casa. Garantendo un orario flessibile sulla base di obiettivi da raggiungere e su un work life balance equilibrato. Altri fattori possono essere i servizi, come percorsi di formazione, abbonamenti per attività extra lavorative, sconti sul pranzo o sul trasporto pubblico.
Condividere valori e cultura aziendale
Alla base del processo di talent acquisition, ci deve essere una solida cultura aziendale. Avere collaboratori che condividono gli stessi valori, e si distinguono per esperienze, anni di lavoro e conoscenze, significa portare una propensione al cambiamento e alla crescita. Lo strumento, oggi, si chiama cultural fit. Una strategia fondamentale che rispecchia la tendenza da parte dei dipendenti a condividere i valori su cui si basa la cultura dell’azienda.
Perché funzioni, i dipendenti, e quindi anche i candidati, devono essere persone che condividono la medesima scala valoriale nel vivere quotidiano. Quest’ultimo dettaglio è importante: se si condividono già a livello extralavorativo determinati valori, sarà più immediato inserirsi in un contesto lavorativo caratterizzato da un’identità precisa.
“Accade spesso che, ciclicamente, le persone si sentano “bloccate” senza vedere possibilità di crescita – spiega Arianna Lamera, Talent Acquisition & People Business Partner di Factorial -. Per questo, la costruzione di una cultura aziendale è senza dubbio un aspetto fondamentale per attrarre i migliori talenti. Ma ancora più importante è saperla trasmettere e, soprattutto, mantenere coerente nel tempo. Questo compito parte dalle risorse umane ma coinvolge tutti i dipartimenti. Ognuno dovrebbe cercare di creare un ambiente quanto più costruttivo e positivo possibile”.
