di Virna Bottarelli |
“Mi sono appassionato alla fisica quando ero molto piccolo, guardando i film di fantascienza. Sognavo il futuro e lo immaginavo raccontato a scuola. Più tardi, alle scuole superiori, ho poi trovato in essa la materia che mi avrebbe svelato i segreti della tecnologia e del progresso umano”.
Vincenzo Schettini racconta così l’origine della sua passione per la fisica, materia che oggi insegna in una scuola superiore a Castellana Grotte, in provincia di Bari. E fino a qui, sembrerebbe non esserci nulla di singolare: è la storia di un ragazzo che si appassiona a una materia, la studia e da adulto continua a coltivare questa sua passione insegnandola. Se però l’adulto in questione scopre il potere, positivo, dei social e ne diventa uno dei personaggi più noti, la storia si fa interessante. Il professor Schettini, 46 anni, ciuffo sbarazzino e sorriso contagioso, è infatti il volto di “La fisica che ci piace”, un format presente su YouTube, Instagram, TikTok, Spotify e Facebook, che conta, sommati i vari canali, tre milioni di utenti.
Con lui dovremmo parlare, allora, non solo di passione per la fisica ma anche di amore per l’insegnamento e di capacità comunicativa. “Credo di aver deciso di insegnare fisica già da bambino”, dice. “Guardavo mamma, professoressa di disegno alle scuole medie, e non solo ammiravo il suo modo di insegnare ma ero catturato dall’impatto che aveva sui suoi studenti: erano innamorati di lei!”. Fisico, violinista e docente-influencer, Schettini sembra incarnare all’ennesima potenza quel concetto di multidisciplinarietà tanto caro oggi al mondo del lavoro.
Ma come si fa a essere bravi in tutto?
Secondo lui, il segreto non è tanto nell’avere un talento particolare. O, per lo meno, non solo in questo: “Probabilmente c’è una componente di talento nell’avere più intelligenze sviluppate in diversi settori. Ma posso assicurare che è innanzitutto una questione di curiosità e organizzazione. Amare quello che ti circonda, studiarlo a fondo, organizzare il tempo che hai a disposizione per fare più cose”. Di certo il professore, spiccato accento pugliese e immagine che “buca lo schermo”, è dotato di grande empatia e ha trovato la formula giusta per rendere concetti complessi comprensibili a tutti, non solo alla generazione dei nativi digitali. Ecco perché la sua esperienza può essere di ispirazione anche per chi da parecchio tempo non siede più sui banchi di scuola.
Sottolinea spesso quanto sia importante ascoltare gli studenti, dialogare con loro e coinvolgerli. In sostanza, nelle sue lezioni, fa quello che le imprese oggi chiamano engagement dei dipendenti…
Ascolto e dialogo fanno parte di un atteggiamento che per me è assolutamente spontaneo. Probabilmente, nel mondo del lavoro, così come in quello della scuola, sta suscitando una certa attenzione e, forse, inizia anche a essere apprezzato. Chissà, magari in futuro verrà inserito come una pratica didattica sistematica.
Uno dei problemi che affliggono il mondo del lavoro è la carenza di profili tecnici. C’è un po’ più di interesse nelle materie tecnico scientifiche negli ultimi anni?
Sicuramente c’è molto più interesse. Trovo anche il mondo femminile particolarmente attratto dalle Stem, ma questa cosa francamente non mi stupisce. Sono convinto che ci vorrà del tempo, ma sicuramente il mondo del lavoro cambierà in meglio perché gli studenti che saranno i futuri lavoratori stanno prendendo sempre più coscienza di quelle che sono le linee di congiunzione tra mondo del lavoro e apprendimento scolastico.
Parla anche di “apprendimento trasversale” e della necessità di imparare anche da adulti. Vede degli ostacoli nel mettere in pratica questi principi o la strada è ormai tracciata?
È una tendenza già in atto. Sulle mie piattaforme arrivano centinaia di messaggi di adulti con figli che si stanno rimettendo in gioco, si stanno laureando o diplomando. Intanto, faccio i miei complimenti a tutti loro e sottolineo che il nostro livello di preparazione non deve essere mai bloccato. Abbiamo tutti bisogno di evolverci, magari di imparare una lingua quando abbiamo quarant’anni, e di guardarci intorno, perché le possibilità di lavori ibridi saranno sempre più presenti in futuro e necessiteranno di un’elasticità che si acquisisce solo se si continua ad apprendere.
Insieme al tema dell’apprendimento continuo, è molto in voga quello delle competenze. Anche l’Ue ha decretato il 2023 Anno europeo delle competenze. Non pensa che a volte si abusi di questo termine?
Certo, si abusa assolutamente della parola “competenza” senza riempirla di un significato concreto. La competenza è la capacità di essere elastici, trovare soluzioni, risultare efficaci agli occhi degli altri in un determinato settore. La scuola ha il compito di insegnare a essere competenti, non solo attraverso le nozioni, ma anche attraverso il dialogo: è così che un giovane comprende qual è il proprio posto nella società e come può sfruttare al meglio le proprie capacità.
Altro argomento di attualità, l’Intelligenza Artificiale. La teme o pensa che potrà essere una preziosa alleata nel mondo del lavoro?
È senza ombra di dubbio una perfetta alleata dei giovani lavoratori che stanno avviando una start-up e degli studenti universitari che devono necessariamente migliorare il proprio metodo, anche per massimizzare i tempi di apprendimento. Nello stesso tempo, trovo che sia una delle peggiori risorse che si possano dare in mano a uno studente adolescente. Si rischia l’assuefazione mentale, l’abitudine a chiedere alla macchina e a evitare di stimolare il proprio cervello. Si crea l’illusione che le soluzioni siano all’esterno e non dentro di noi.
Chi è Vincenzo SchettiniFisico, musicista, scrittore e, soprattutto, prof.influencer, Vincenzo Schettini si è diplomato in violino e didattica della musica e, nei primi anni Duemila, ha conseguito la laurea in fisica. Da anni dirige il gruppo gospel Wanted Chorus e insegna fisica nelle scuole superiori. Diventato celebre nel web con il format “La fisica che ci piace”, sui canali Youtube, TikTok, Instagram, Spotify e Faceboob, è seguito da oltre tre milioni di utenti. Da anni cura anche la parte social di un prestigioso programma di formazione dei docenti italiani al Cern di Ginevra. Nel 2023 è uscito il suo libro “La fisica che ci piace”, edito da Mondadori Electa. |