Si ferma la great resignation in Italia?

Solo il 18% degli italiani esprime il desiderio di cambiare lavoro, mentre il 71% vorrebbe rimanere nella posizione lavorativa attuale, chiedendo però percorsi di crescita personalizzati

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Global Workforce of the Future: le grandi dimissioni

Non mancano sorprese nella nuova edizione della ricerca del Gruppo Adecco Global Workforce of the Future.

Nel 2023, il report segna una netta inversione di tendenza rispetto al 2022 per quando riguarda desideri e aspettative dei lavoratori italiani. In primo luogo, il fenomeno della Great Resignation sembra un ricordo lontano. Solo il 18% degli italiani intervistati ha espresso il desiderio di cambiare lavoro, mentre il 71% vorrebbe rimanere nella posizione lavorativa attuale, chiedendo però percorsi di crescita più personalizzati. Non solo, tra coloro che desiderano cambiare lavoro, il 45% non sta cercando attivamente nuove opportunità, ma è aperto a proposte. Il 19% è stato contattato da recruiter o aziende, mentre un altro 19% sta cercando in maniera proattiva.

I motivi della great resignation

Le principali motivazioni espresse dai lavoratori che desiderano cambiare includono:

  • miglior salario (26%),
  • insoddisfazione verso la propria mansione attuale (19%),
  • miglior bilanciamento tra vita e lavoro (18%),
  • migliori benefit extra salario (16%),
  • maggiore investimento dell’azienda nella loro formazione (12%).

E i motivi per non lasciare il lavoro

D’altro canto, coloro che desiderano rimanere nel loro attuale impiego citano:

  • stabilità (20%),
  • buon bilanciamento tra vita e lavoro (18%),
  • utilizzo delle proprie skill al lavoro (16%),
  • salario (12%),
  • cultura aziendale (11%).

Il dato che segna il contrasto più forte rispetto al 2022 è il percepito del proprio stipendio. Il 58% dei partecipanti ritiene che sia adeguato all’aumento dei costi, mentre il 35% non lo considera adeguato, e il 7% è incerto. Nel 2022, ben il 61% evidenziava di non ritenere il proprio stipendio adeguato a far fronte al caro vita.

I dati sul burnout

Da segnalare, i dati sui lavoratori che negli ultimi mesi hanno sperimentato il burnout: oltre uno su tre. Tra le principali cause un carico di lavoro eccessivo, troppe responsabilità per il proprio ruolo e la mancanza di leadership. Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono che l’aspetto più importante il riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%). Seguito da gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%), inclusività e senso di appartenenza (19%) e rispetto dei periodi di ferie (18%).

Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, su manager e leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca. Segue un 27% per cui ognuno è il primo responsabile di se stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il Governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.

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