di Cleopatra Gatti |
L’Osservatorio 4.Manager è uno strumento voluto da Confindustria e Federmanager con l’obiettivo di individuare e analizzare i trend economici, di mercato, tecnologici, normativi e socio-culturali che condizionano l’evolvere delle competenze manageriali nel nostro Paese. E di monitorare e individuare le buone pratiche nel campo del welfare aziendale e dei rapporti tra imprese e manager.
Il nuovo rapporto, dal titolo “Imprenditori e dirigenti: attori centrali per lo sviluppo innovativo e sostenibile del Mezzogiorno” elaborato dall’Osservatorio 4.Manager con il coordinamento scientifico di Giuseppe Torre e l’indirizzo generale di Fulvio D’Alvia, direttore generale di 4.Manager, è stato presentato lo scorso settembre a Roma e successivamente a Lecce, e ha tentato di rispondere ad alcuni interrogativi.
Quante sono state le entrate dirigenziali nel 2022? Quali sono le differenze economiche tra Nord, Centro e Sud? E quali le competenze più ricercate dalle imprese?
Imprese attive e forza lavoro
Nell’ultimo Rapporto sulle imprese dell’Istat sulla struttura, sui comportamenti e sulle performance delle imprese si evidenzia come le differenze economiche tra Centro, Nord e Mezzogiorno in Italia siano direttamente riconducibili a quelle relative al numero di imprese sul territorio, alla dimensione delle imprese esistenti e all’orientamento di queste in settori a produttività più o meno elevata.
Il Rapporto mette in evidenza, innanzitutto, la densità di imprese in relazione alla popolazione in età di lavoro (a livello nazionale pari a 121 per mille residenti tra i 20 e i 65 anni), che raggiunge il suo picco di 135 per mille in alcune regioni del Nord e Centro Italia, mentre in altre del Mezzogiorno si assesta intorno o sotto al 100%. Si osserva, inoltre, una differenza in termini di addetti. Si va da valori prossimi o superiori al 700% in Lombardia, nelle province emiliane, a Bolzano e Prato, fino a 1.081 nella città metropolitana di Milano, a valori sotto i 250 in Calabria e Sicilia. Tale scenario risulta correlato a una minore presenza di imprese industriali e nei servizi non commerciali.
Le caratteristiche degli assetti proprietari e di gestione delle imprese, d’altra parte, costituiscono un ulteriore aspetto rilevante dal punto di vista economico, per le implicazioni che esse hanno sulla capacità competitiva del sistema produttivo. In particolare, proprio le dimensioni ridotte delle imprese italiane, come anche le problematiche di crescita e di riallocazione settoriale, sono spesso associate alla presenza di strutture organizzative che presentano un modello di controllo e gestione a carattere personale o familiare. Nel 2018, il 75,2% delle imprese con almeno 3 addetti risultava controllato, direttamente o indirettamente, da una persona fisica o una famiglia. Tale incidenza sfiora l’80% nelle microimprese (tra i 3 e i 9 addetti), scende al 51% nelle medie imprese (da 50 a 249 addetti) e fino al 37% in quelle di dimensioni maggiori.
Tali indicatori di densità, di dimensione e di assetto proprietario e gestionale sono maggiormente diffusi nei sistemi produttivi delle regioni del Mezzogiorno e potrebbero essere ricondotti a variabili strutturali/comportamentali, che potrebbero concorrere a un rallentamento nel passaggio generazionale all’interno delle imprese. Anche in un recente lavoro condotto dalla Banca d’Italia si evidenzia come nelle regioni meridionali siano accentuati i tratti tipici del sistema produttivo nazionale. Tra i quali il ruolo preponderante di micro imprese e di attività a controllo familiare, il cui impiego richiede una maggiore complementarità tra capitale umano e capacità organizzative e tecnologiche. Le regioni del Sud, inoltre, risultano specializzate in comparti che presentano minori investimenti in ricerca e sviluppo rispetto al Centro e al Nord. Fatta eccezione per le nuove attività di impresa come, ad esempio, le start-up.
Il lavoro della Banca d’Italia richiama anche i risultati di uno studio condotto nel 2022: “Demography and entrepreneurship in Italy (1961-2011)” di Barbiellini Amidei et al., che dimostra l’esistenza di una differenza strutturale nel profilo demografico degli imprenditori del comparto industriale tra Mezzogiorno e Centro Nord. Al Sud la probabilità di essere imprenditore risulta sistematicamente più alta nelle aree con una popolazione più anziana, mentre è inferiore per le classi di età più giovane. Tale fenomeno è in parte ricollegabile ai maggiori ostacoli all’uscita delle imprese meridionali, soprattutto quelle più anziane, con l’esistenza di processi di selezione e riallocazione meno intensi e frequenti.
Qualifiche e competenze
I dati di Unioncamere-Excelsior prendono in considerazione le assunzioni effettuate nel 2022, dalle quali emerge che le assunzioni di dirigenti, per oltre il 50%, hanno interessato le regioni del Nord (7.890 unità). Nelle regioni del Mezzogiorno il valore assoluto delle assunzioni non supera le 700 unità, con un’incidenza pari a 0,6 dirigenti per ogni mille dipendenti. Con riferimento al solo macrosettore Industria, l’incidenza passa dal 7,2 per 1.000 nel Nord (3.090 assunzioni) all’1,3 per 1.000 nel Mezzogiorno (190 assunzioni). Per quanto riguarda le entrate, si osserva un flusso che raggiunge le 6.690 unità nel Nord, 2.570 al Centro e 1.880 nel Mezzogiorno. La variazione percentuale 2018-2022 risulta positiva nel Nord (+3,9%) e nel Centro (+39,7%).
Le principali competenze per le quali, nell’ultimo anno, si è assistito a una maggiore crescita, per tutte le aree geografiche considerate, sono:
- Responsabilità sociale d’impresa,
- Miglioramento processi aziendali,
- Analisi dei dati.
Seguono, con tassi di crescita minori, ma comunque osservabili in tutte le aree geografiche: Competenze analitiche, Approvvigionamento, Acquisti, Soddisfazione del cliente, Supporto tecnico, Miglioramento processi, Copywriting.
Pmi innovative e start-up
Il focus dedicato alle Pmi e alle Start-up innovative registrate sul sistema delle Camera di Commercio ha messo in rilievo una sorta di “parità geografica”. Risultano attualmente iscritte alla sezione delle Pmi innovative 2.549 imprese, di cui 542 appartenenti al settore Industria. Rispetto alla rilevazione del 2018 le imprese si sono quasi triplicate. L’incremento è frutto di una significativa crescita nelle regioni del Nord (+1.283) e una più contenuta crescita sostenuta nelle regioni del Mezzogiorno (+306). Nelle regioni del Centro, invece, si registra una riduzione di 40 unità. La distribuzione geografica delle attuali 2.549 Pmi innovative le vede allocate per il 57,6% al Nord, 19,9% al Sud e 22,5% al Centro.
Risultano invece iscritte alla speciale sezione dedicata 14.056 start-up innovative, così suddivise per area territoriale:
- 51,9% Nord,
- 21,6% Centro,
- 26,5% Sud.
Le start-up appartenenti al settore industriale sono 2.100 di cui il 56,7% al Nord, il 19,0% al Centro e il 24,3% al Sud e Isole. Con riferimento alla prevalenza in azienda di donne e giovani, le startup femminili sono maggiormente concentrate al Sud, dove arrivano a rappresentare il 16,7% del totale, seguite da Centro (15,4%) e Nord (12,1%).
Con riferimento alle specifiche “vocazioni” che possono essere associate alle start-up al momento dell’iscrizione alla Sezione dedicata delle Camere di Commercio, la vocazione sociale è poco associata, mentre il possesso delle caratteristiche di “impresa ad alto valore tecnologico in ambito energetico, ossia se sviluppa e commercializza esclusivamente prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico in ambito energetico”, vede il prevalere di tali imprese innovative nell’ambito territoriale Sud. Dove rappresentano il 17,4% del totale, contro valori più bassi sia al Nord (13,4%) che nelle regioni del Centro (13,5%).