di Barbara Pigoli | Il paradigma Industria 5.0 delinea un nuovo modello di sviluppo competitivo basato su sostenibilità e resilienza.
Affronta i problemi sociali e ambientali che Industria 4.0 non aveva preso in esame, e mette in luce la ricerca e l’innovazione come motori per una transizione verso un’industria sostenibile, antropocentrica e resiliente. Sposta l’attenzione dal valore per gli azionisti a quello per gli stakeholder, con benefici per tutti gli interessati.
Il paradigma Industria 5.0 descrive un sistema di imprese ad elevata tecnologia e digitalizzazione, in cui la cooperazione tra tecnologie (in particolare la robotica) e lavoratori ha il fine di garantire un elevato valore aggiunto alla produzione, consentendo la produzione di beni personalizzati che rispettano l’ecosistema e le esigenze dei consumatori.
Come nasce Industria 5.0
Il termine Industria 5.0 viene per la prima volta citato da Michael Rada in un articolo nel 2015, nel quale sostiene la necessità di un ritorno alla centralità dell’ambiente e delle persone nel processo industriale. Nel 2016, la più importante federazione di imprese giapponese (Keidanren) parla di Società 5.0, proponendo un modello di sviluppo che cerca di tenere insieme la crescita economica con la soluzione di problemi sociali e ambientali.
Ma il paradigma 5.0 viene introdotto nelle agende politiche europee solo a partire da gennaio 2021. In seguito alla pubblicazione del rapporto della Commissione europea “Industry 5.0. Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry”. Nel rapporto si riconosce esplicitamente il potere dell’industria di raggiungere obiettivi sociali al di là dei posti di lavoro e della crescita per diventare un fornitore di prosperità resiliente. Facendo sì che la produzione industriale rispetti i limiti del pianeta e ponga il benessere dei lavoratori al centro del processo di produzione.
Secondo Mariya Gabriel, Commissario per l’innovazione della Commissione europea “il nuovo concetto di Industria 5.0 non poteva arrivare in un momento migliore. Molte industrie europee si stanno reinventando, adattandosi alla nuova realtà Covid. Abbracciando sempre più le tecnologie digitali e verdi per rimanere il fornitore di soluzioni per tutti gli europei. Ora è il momento di rendere i luoghi di lavoro più inclusivi, costruire catene di fornitura più resistenti e adottare modi di produzione più sostenibili”.
Quali contributi per il nuovo paradigma
La Transizione 5.0 prevede lo stanziamento di 6,36 miliardi di euro a valere sul piano REPowerEU per progetti legati a obiettivi di efficientamento energetico nei processi produttivi. Lanciato della Commissione europea nel maggio del 2022, il piano REPowerEU nasce in risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dall’invasione russa dell’Ucraina. Le parole chiave sono risparmio energetico e miglioramento dell’efficienza.
Per il biennio 2024-2025, 780 milioni di euro sono destinati alle imprese per investimenti con finalità green, 890 per investimenti in impianti di autoproduzione e autoconsumo di energia, e 630 milioni di euro per la formazione dei lavoratori verso la transizione green. I contributi vengono concessi tramite credito di imposta alle imprese.
Formazione umano-centrica e green
I tre assi intorno ai quali si sviluppa l’Industria 5.0 sono umanocentrismo, sostenibilità e resilienza. L’approccio umano-centrico pone i bisogni e gli interessi umani fondamentali al centro del processo di produzione. In questa visione, i lavoratori non vengono considerati un costo, ma piuttosto un investimento imprescindibile per lo sviluppo delle aziende. I lavoratori sono al centro del processo di produzione: le tecnologie sono al servizio della qualità del lavoro, e non viceversa. Il legislatore prevede di agevolare le attività di formazione finalizzate alla transizione ecologica, verso un modello di produzione che rispetti la sostenibilità ecologica e valorizzi le persone.
I temi individuati dalla Commissione Europea per incentivare lo sviluppo del paradigma 5.0 sono:
- interazione individualizzata uomo-macchina,
- tecnologie bioispirate e materiali intelligenti,
- digital twins e simulazione,
- tecnologie di trasmissione, raccolta e analisi,
- intelligenza artificiale,
- tecnologie per l’efficienza energetica,
- uso di rinnovabili, storage e autonomia.
* Barbara Pigoli è docente, consulente e progettista specializzata in formazione, welfare, inclusione e rappresentanza.