Dalla lotta alla povertà educativa al supporto alla genitorialità, dall’orientamento scolastico alle politiche attive per l’inserimento e la riqualificazione delle competenze, fino alle transizioni digitali e sostenibili del mondo del lavoro. Questi temi “intrecciati” e particolarmente sfidanti coinvolgono, in prima linea, anche gli amministratori locali.
In occasione del Festival del Lavoro 2024, organizzato per la prima volta a Firenze, li abbiamo approfonditi insieme ad Alessandra Nardini, assessora a istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere di Regione Toscana.
Il suo assessorato riunisce tutti gli aspetti della trasformazione del mondo del lavoro, della scuola e delle problematiche sociali. Come affronta un compito così complesso?
L’assessorato che temporaneamente mi trovo a guidare si potrebbe chiamare “assessorato alla costruzione del futuro”. Perché da qui, dalle scelte che abbiamo fatto e che faremo su questi temi, passa davvero il futuro della Toscana. Sento tutta la responsabilità rispetto a deleghe così importanti, soprattutto in questa fase storica che ci chiama ad affrontare periodi di grandi difficoltà e cambiamenti epocali. Il filo rosso che guida la mia azione amministrativa è la lotta alle disuguaglianze di tutti i tipi: territoriali, di genere, generazionali.
È il tema chiave del nostro tempo, soprattutto dopo la pandemia, con cui la nostra giunta ha dovuto fare i conti fin dal primo giorno. Con questo spirito abbiamo lavorato a misure per creare occupazione sicura, stabile e di qualità. Destinando alle politiche attive del lavoro un volume mai visto di risorse, siglando patti territoriali per la formazione, per ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta di competenze con particolare attenzione a giovani, donne, persone con disabilità, aree interne e di crisi.
Seguendo questa rotta vogliamo garantire il diritto allo studio scolastico e universitario, ma anche il diritto all’educazione. Affinché nessun destino sia già scritto alla nascita, sulla base delle condizioni socioeconomiche della famiglia. Ci stiamo impegnando per garantire a tutte e tutti pari diritti e dignità, siamo in prima linea nel contrasto alle disuguaglianze di genere, destrutturando stereotipi e pregiudizi, contrastando discriminazioni e violenze, educando al rispetto di tutte le differenze.
La Toscana è una regione storicamente votata a turismo, arte e cultura. Questi settori rappresentano un’opportunità prioritaria per l’inserimento lavorativo dei giovani?
Sono settori sicuramente importanti per il nostro tessuto socioeconomico. In questi anni affrontiamo grandi transizioni, penso soprattutto a quella ecologica e a quella digitale. Questi settori non ne sono certo immuni. Oggi, per esempio, quando si parla di turismo si deve parlare di turismo sostenibile. Offriamo diverse proposte alle giovani generazioni, e non solo su questi temi.
Ricordo che in Toscana abbiamo un Its Academy, con percorsi biennali post diploma afferenti proprio a questi settori: l’Its Tab – Turismo, Arte e Beni culturali. Ci tengo poi a menzionare, come esempio, altre esperienze positive. A cominciare dall’avviso pubblico per finanziare quattro percorsi di formazione per “Tecnico del restauro dei beni culturali”, che consentono a 60 allieve/i (15 per ciascun corso) di conseguire gratuitamente questa qualifica professionale.
Oltre a quello per il finanziamento di progetti formativi sulla figura del “Giardiniere d’arte per giardini e parchi storici”. Nato per favorire la corretta riqualificazione di questi luoghi attraverso manutenzione e messa in sicurezza, restauro delle componenti architettoniche e monumentali, ottimizzazione degli spazi e interventi per l’accessibilità delle persone con funzionalità ridotta. Un percorso volto a formare personale qualificato per assicurare ai giardini di interesse culturale un adeguato livello di cura, anche in vista della loro crescente fruizione.
Ci sono progetti specifici per favorire l’occupazione sia dei ragazzi sia dei senior che vivono momenti di difficoltà?
Certamente. Parto dal nuovo programma Gol – Garanzia Occupabilità Lavoratori, che comprende un’offerta di servizi integrati basati sulla cooperazione tra servizi pubblici e privati. Percorsi di accompagnamento al lavoro, aggiornamento o riqualificazione professionale e in collaborazione con altri servizi territoriali per soddisfare bisogni complessi, come nel caso di persone con disabilità o fragilità. In particolare, il percorso 4 “Lavoro e inclusione” prevede interventi per lo sviluppo di un modello unitario di presa in carico integrata. Attraverso un unico punto di accesso tra sistema socio-sanitario pubblico, soggetti del terzo settore e centri per l’impiego.
Voglio inoltre ricordare le misure attuate grazie allo sblocco, da parte dell’allora Ministro del Lavoro Andrea Orlando, dei residui dei vecchi ammortizzatori in deroga. Per la Toscana parliamo di 53,8 milioni di euro. Una cifra importante, la cui destinazione è stata concertata con le parti sociali attraverso la Commissione Regionale Permanente Tripartita, con particolare focus su giovani, donne, persone con disabilità, aree di crisi e aree interne.
Aggiungo le misure per favorire l’inserimento e la permanenza lavorativa delle persone con disabilità, sia fisica sia psichica, finanziate con il fondo regionale per l’occupazione dei disabili. Oltre al pacchetto per l’inserimento o il reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza. Il quale prevede, complessivamente, oltre 3 milioni e mezzo per 3 anni in tre tipologie di intervento: sostegni a formazione e politiche attive, contributi per tirocini non curriculari, formativi e di orientamento e incentivi per l’inserimento lavorativo.
Il bando regionale “Talenti in azione”, inoltre, finanzia progetti per giovani dai 18 ai 34 anni disoccupati o inattivi con una dotazione finanziaria di 5,8 milioni di euro. Quanto ai percorsi formativi per l’inserimento lavorativo dei detenuti, maggiorenni e minorenni, abbiamo stanziato 3 milioni di euro. Stiamo infine lavorando a misure per l’inserimento o il reinserimento lavorativo delle vittime di tratta, anche grazie al nuovo progetto Soleil.
Un altro tema ricorrente nel suo assessorato è la parità di genere. Quali iniziative sta portando avanti? Si può fare di più per trasformarle in prassi sistemiche e nazionali?
Le iniziative sono molte. Ho già menzionato che, all’interno del Patto per il Lavoro, si rivolge una particolare attenzione alle donne, con maggiorazioni degli incentivi per le assunzioni e il sostegno alle start-up di impresa. Accanto a questo, penso alle misure per le donne vittime di violenza, che prevedono la sinergia tra centri per l’impiego e centri antiviolenza.
E ancora, il nuovo bando da 7 milioni e mezzo a sostegno dei progetti di welfare aziendale, rivolto alle imprese che elaborano piani diretti a lavoratrici e lavoratori. Preceduto da un progetto di animazione territoriale, creato con le parti sociali, che sta interessando tutte le province toscane. L’obiettivo è incoraggiare l’avvento di soluzioni innovative per la conciliazione vita-lavoro. Contribuendo così a una più equa redistribuzione del carico di cura nella coppia e favorendo la presenza delle donne in azienda e le loro opportunità di carriera.
Come Regione Toscana proviamo a farlo sia innescando il cambiamento culturale necessario a scardinare stereotipi e disuguaglianze purtroppo ancora radicate, sia stimolando le aziende a investire in misure dedicate a tutte le persone, donne e uomini, per favorire la conciliazione. Prova ne è il progetto “Nidi Gratis”, che ha previsto l’azzeramento delle rette per le bambine e i bambini provenienti da famiglie con Isee inferiore a 35 mila euro. Prevenire e contrastare la povertà educativa significa anche sostenere concretamente a genitorialità. Questo è molto importante in un Paese ancora patriarcale come il nostro, dove il tempo di cura non è equamente distribuito.
Per quanto riguarda l’aspetto culturale, siamo fortemente impegnati nel destrutturare gli stereotipi e promuovere fin dai banchi di scuola, anzi, fin dal nido, una cultura di parità e rispetto. Abbiamo potenziato gli aspetti legati all’orientamento, per garantire che le scelte delle ragazze siano davvero libere da pregiudizi e dettate solo dai loro desideri e dalle loro inclinazioni. Cercando così di prevenire la segregazione orizzontale – formativa, prima ancora che lavorativa – a causa della quale ancora poche ragazze scelgono percorsi Stem.
Quali impressioni ha raccolto dall’edizione 2024 di Fiera Didacta?
Siamo felici e orgogliosi di aver ospitato ancora a Fierenze Fiera Didacta, la principale manifestazione italiana sull’innovazione nel mondo della scuola. A Didacta si parla appunto di scuola, di servizi educativi per l’infanzia e, da quest’ultima edizione, anche di università. La scuola, prima di tutto, è quel luogo che deve consentire a tutte e tutti di emanciparsi, indipendentemente dalla condizione socioeconomica di provenienza. Quale leva di un ascensore sociale che, nel nostro Paese, si è inceppato ben prima della pandemia. Ma anche un luogo che deve formare cittadine e cittadini liberi e consapevoli.
Sono da sempre convinta, e nel mio ruolo mi impegno in questa direzione, che le sfere connesse a scuola, formazione, lavoro, università e ricerca debbano dialogare e contaminarsi positivamente. Dall’altro lato, però, credo che questo non possa e non debba far perdere di vista la prima missione della scuola, la sua valenza educativa. Spero di non essere fraintesa, ma questo concetto mi sta particolarmente a cuore. Detto questo, sicuramente il tema del mismatch esiste, è serio e come tale va approcciato. Non sarà certo la scelta, a mio avviso sbagliata, di aver cancellato il Reddito di Cittadinanza a risolverlo.
Stiamo agendo su più fronti, implementando l’impegno per l’orientamento e accompagnando i ragazzi e le loro famiglie nel fare scelte informate e consapevoli. Questo significa spiegare che non ci sono scuole di serie A e di serie B. Significa restituire dignità agli istituti tecnici e professionali non adeguatamente valorizzati. Ribadire che non ci sono scuole o lavori da maschi e da femmine, facendo comprendere anche che gli Its Academy offrono ottime prospettive occupazionali.
Abbiamo inoltre siglato protocolli per la formazione a livello territoriale, mappando in ogni provincia toscana lo specifico fabbisogno, per dare risposte mirate alle caratteristiche e alle necessità locali. Inoltre, le grandi sfide che abbiamo di fronte, a partire dalle transizioni ecologica e digitale, ci impongono di stare al passo con i tempi. Vanno accompagnate con lungimiranza, e non subite, affinché si traducano in opportunità lavorative e non generino invece perdite di posti di lavoro. Per questo la formazione è centrale: per creare le nuove figure professionali richieste e anticipare i bisogni futuri. Formazione di chi entra nel mondo nel lavoro ma anche formazione continua. Per consentire a chi già lavora di aggiornare le proprie competenze e di accompagnare la propria azienda in questa trasformazione, garantendole innovazione e competitività.
Che cosa ci può dire, invece, del sistema delle politiche attive in Toscana?
Viviamo una fase sicuramente complessa ma, allo stesso tempo, ricca di opportunità rispetto alle risorse e agli strumenti a disposizione. Per metterle a terra nel modo migliore, stiamo investendo nel rafforzamento della rete dei centri per l’impiego diffusi sul territorio regionale e gestiti da Arti, l’Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego. Il piano di rafforzamento nazionale prevede nuove assunzioni, ma anche investimenti su sedi e infrastrutture tecnologiche. Attivando al contempo sportelli decentrati per avvicinare ulteriormente a cittadine, cittadini e imprese i punti di accesso alle politiche attive del lavoro. Un modello che mette al centro il pubblico in cooperazione con il privato accreditato.
Per quanto riguarda gli strumenti, ho già accennato al programma Gol. La sua finalità è ridisegnare i servizi per il lavoro e migliorare l’inserimento lavorativo delle persone, offrendo percorsi personalizzati di ingresso o reingresso. Per il 2022, le risorse assegnate alla Toscana per l’attuazione del programma erano 50,68 milioni di euro. Nel 2023 il ministero ha indicato ulteriori 139,44 milioni per le annualità 2023, 2024 e 2025. Ci sono poi le misure del Nuovo Patto per il Lavoro. A oggi abbiamo ripartito tra i territori la prima metà delle risorse a disposizione, nei prossimi mesi continueremo questo percorso insieme alla Commissione Permanente Tripartita regionale e ai tavoli territoriali attivati. Sempre con la Tripartita ci stiamo confrontando sulla programmazione delle risorse del nuovo settennato del Fondo Sociale Europeo 2021-2027, per introdurre avvisi complementari a quanto già previsto da Gol e Patto per il Lavoro.
In questi anni abbiamo anche cercato di migliorare gli strumenti a disposizione. Penso all’apprendistato: vorremmo incentivarne l’utilizzo soprattutto nella sua forma duale, ancora poco conosciuta in Italia, per questo abbiamo siglato una Carta di Qualità. La riforma dei tirocini extracurriculari prevede invece più controlli e aumento del rimborso. Mentre il contributo regionale alle imprese viene vincolato, per la prima volta, all’assunzione successiva. Infine, il bando incentivi alle assunzioni, dove la scelta politica è stata incentivare solo le assunzioni che prevedono un contratto a tempo indeterminato, tranne rari e giustificati casi. Questo perché non possiamo solo dire di voler difendere e creare occupazione. Abbiamo anche il dovere di dire qual è il tempo dell’occupazione che vogliamo in Toscana: buona, stabile, sicura, di qualità.
I tragici avvenimenti di Firenze hanno riportato alle cronache l’emergenza, mai sopita, della sicurezza sul lavoro. Quali azioni per innescare un vero cambiamento?
Penso che il tema della mancata sicurezza nei luoghi di lavoro sia strettamente connesso alla precarietà dilagante. Al fenomeno dello sfruttamento lavorativo – perché spesso lavoro nero significa anche lavoro insicuro e in condizioni non salubri – e al meccanismo dei subappalti a cascata. Su questi temi, ritengo le scelte del Governo insufficienti e a tratti dannose. Servono più controlli, nonché il rafforzamento dell’organico dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. A questo proposito non posso tacere un episodio gravissimo accaduto di recente. Ovvero, le parole di un imprenditore carrarino del settore lapideo che ha definito “deficienti” i lavoratori vittime di un incidente in cava. Parole vergognose e inaccettabili.
Non mi dilungo sulle tante azioni che la Regione Toscana ha avviato in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che competono al collega assessore alla salute Simone Bezzini, ma voglio sottolineare alcuni impegni portati avanti congiuntamente. Penso a quelli rivolti alle studentesse e agli studenti, affinché fin dai banchi di scuola si promuova la cultura della sicurezza, con i progetti finanziati insieme a Inail e il protocollo di intesa con Anmil (Associazione Nazionale fra lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro) per la testimonianza, nelle scuole, delle vittime di incidenti. Ricordo, inoltre, i due avvisi pubblici per la presentazione di progetti per interventi di formazione aggiuntiva in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, finanziati con circa 2,8 milioni di euro.
AI, etica e sicurezza erano le parole chiave del Festival del Lavoro 2023. Come interviene la politica nel dibattito?
Credo che l’intelligenza artificiale rappresenti una grande opportunità, ma che sia necessario promuovere una corretta regolamentazione per evitarne i rischi. È quello che il Parlamento Europeo ha provato a fare con l’Artificial Intelligence Act. Il compito dei decisori pubblici non è bloccare le innovazioni, bensì valorizzarne le ricadute positive prevenendo e minimizzando i pericoli. Ogni vero passo avanti, per essere tale, deve essere inclusivo: non aumentare le disuguaglianze ma ridurle, per non lasciare indietro nessuna e nessuno. L’innovazione tecnologica, peraltro, presenta sempre un doppio volto, il cui esito per la persona e la comunità intera dipende dall’utilizzo che l’uomo decide di farne. A seconda, cioè, che il relativo impiego sia o meno eticamente responsabile e socialmente condiviso.
Va quindi promosso un uso responsabile dell’intelligenza artificiale, incentrata sull’essere umano, sui diritti e sul benessere delle persone, a livello individuale e collettivo. Penso all’impatto sul mondo del lavoro: l’obiettivo è ottenere una rivoluzione inclusiva e non escludente. Dunque, che non tagli fuori le lavoratrici e i lavoratori che oggi svolgono mansioni sostituibili dall’intelligenza artificiale. Facendo in modo che, semmai, il ricorso all’AI possa ridurre l’impiego umano nelle mansioni più meccanizzate e meno appaganti, aumentando sicurezza e qualità del lavoro. In Toscana abbiamo concretizzato il percorso avviato nella precedente legislatura sul Centro regionale di intelligenza artificiale e big data, che ha messo in rete istituzioni universitarie e centri di ricerca regionali.
Viviamo questa opportunità con grande senso di responsabilità, convinti che i cambiamenti vadano accompagnati e non subiti.
Chi è Alessandra NardiniClasse 1988, Alessandra Nardini vive a Capannoli (PI). Impegnata nel Partito Democratico, ha ricoperto il ruolo di presidente regionale dei Giovani Democratici. Attualmente membro dell’assemblea e della direzione nazionale del PD, è stata nominata responsabile dipartimento nazionale Disuguaglianze e Povertà. È stata eletta nel 2009 e nel 2014 consigliera comunale a Capannoli e, nel 2015, consigliera regionale nel collegio di Pisa. Nell’ultima legislatura è stata componente della Seconda Commissione e della Commissione istituzionale per le politiche europee e gli affari internazionali, nonché vicepresidente segretaria della Commissione istituzionale per la ripresa economico-sociale della Toscana costiera. Alle consultazioni regionali del 2020 è stata rieletta e ricopre attualmente il ruolo di assessora a istruzione, formazione professionale, università e ricerca, impiego, relazioni internazionali e politiche di genere nella giunta del presidente Eugenio Giani. |