di Barbara Pigoli | L’evento milanese “Competenze per la transizione. La strategia lombarda” ha inteso approfondire la strategia della Regione Lombardia nell’anno europeo delle competenze.
Hanno partecipato i rappresentanti della Commissione europea e della Repubblica Italiana, e numerosi esperti in materia del mondo accademico, di istituzioni nazionali e internazionali. Dopo gli interventi istituzionali, e una presentazione del quadro generale sulle competenze, sono stati affrontati i trend non rimandabili per affrontare la transizione: le competenze digitali, l’Intelligenza Artificiale, l’innovazione, e i patti territoriali per le competenze. A seguire alcuni degli interventi che hanno animato le sessioni di lavoro.
Formare per assumere in Regione Lombardia
Simona Tironi, assessore Istruzione, Formazione, Lavoro di Regione Lombardia, ha ricordato che l’obiettivo di Regione Lombardia è proporre visioni, restituire esperienze, aprire a proposte innovative. Obiettivo generale per l’anno qualificare le competenze, mettere la persona al centro, adeguare e sviluppare le competenze, lavorare nella direzione della formazione continua e dell’inclusione sociale.
La filiera professionalizzante in Regione Lombardia è la più importante sul territorio nazionale. Il sistema Ifp conta più di 60mila studenti in formazione. L’Its Academy conta 8mila studenti in formazione ad oggi e oltre 140 milioni di investimento. Tironi ha citato anche gli Ifts, il sistema duale, l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato. Tutti programmi che consentono di colmare i gap dei profili di competenze in fase di assunzione. Per quanto riguarda la formazione continua, ha previsto lo sviluppo capitale umano, con un investimento di 35 milioni di euro nel 2022 e 26mila lavoratori coinvolti. La misura “Formare per assumere” ha significativamente ridotto il mismatch di competenze in fase assunzione.
Adelina Dos Reis, Capo Unità DG EMPL Commissione Europea, ha poi ribadito l’importanza di raggiungere nel 2030 il target del tasso di occupazione al 70%. E quello della partecipazione degli adulti ad attività lavorativa per almeno il 60%. Santo Darko Grillo, Direttore Generale di Inapp e coordinatore nazionale dell’anno europeo delle competenze, ha messo in luce la necessità di identificare e valorizzare le competenze. Maggiore trasparenza e portabilità, nonché l’importanza di rafforzare il dialogo sociale fra tutti i portatori di interesse. La competenza delle competenze è apprendere ad apprendere.
Il quadro delle competenze
Mario Mezzanzanica, direttore dipartimento di Statistica e metodi quantitativi Università Bicocca, ha messo in luce come le competenze siano il fattore chiave per lo sviluppo. Sul fronte della persona, con l’obiettivo di favorire la continuità lavorativa nel tempo, e contribuire alla soddisfazione e realizzazione personale, e sul fronte dell’impresa, con l’obiettivo di garantire un’adeguata professionalità per l’innovazione in un contesto in continua evoluzione, e offrire la possibilità di affrontare continui cambiamenti nel mercato.
Mezzanzanica ha individuato quattro aree nelle quali le competenze digitali e trasversali costituiscono il traino verso il cambiamento:
- analisi dei dati, che consente di ricavare informazioni per supportare i processi decisionali;
- gestione delle relazioni, favorite dalle piattaforme digitali;
- innovazione dei processi, favorita dalle metodologie e le tecniche innovative;
- sviluppo della personalità, come lavorare in gruppo, essere creativi, adattarsi al cambiamento, dimostrare responsabilità.
L’Intelligenza Artificiale nei processi di business non sostituirà i lavoratori, ma coloro che la utilizzeranno avranno maggiori opportunità. Favorirà l’ecosistema su business esistenti in termini di efficientamento e ottimizzazione, e diventerà fattore di innovazione dei processi, prodotti e servizi. Un forte impatto non solo tecnologico, ma anche antropologico, sociale e culturale. La formazione è essenziale a tutti i livelli per conoscercene opportunità e rischi.
Francesco Baroni, presidente di Assolavoro, ha proposto una spiegazione lineare di quelli che definisce i tre elementi strutturali dei cambiamenti. Per quanto concerne lo scenario, nel 2023 si è registrata una significativa crescita dell’occupazione. I lavoratori che più hanno contribuito ai nuovi posti di lavoro hanno oltre 50 anni, con grande difficoltà a raggiungere livelli di inclusione secondo standard almeno di livello europeo. Si registra, inoltre, l’urgenza di guardare al fenomeno immigratorio come fattore strategico. Rispetto alle priorità da considerare per la definizione di politiche utili, è necessario manutenere meglio gli strumenti per orientare il mercato del lavoro e dell’orientamento. Infine, il sistema della FP Lombardo si sviluppa in forma di filiera, e tutti gli attori devono tener conto dei cambiamenti in atto.
Baroni ha concluso l’intervento con alcuni suggerimenti: rendere i processi amministrativi efficienti, porre attenzione agli enti accreditati con processi efficienti, valorizzare gli intermediari, assumere una governance forte, dove siano distinti e chiari i ruoli degli attori privati e degli attori pubblici. In ultimo, occorre spendere bene. Focus sui risultati (chi crea occupazione sono Its e agenzie per il lavoro), mentre ci sono soggetti che generano occupabilità, e non occupazione.
Marco Taisch, professore ordinario del Politecnico di Milano ha evidenziato come la parola “transizione” debba oggi essere usata al posto di “rivoluzione”. Il termine “transizione” ha in sé il concetto del perenne e definitivo cambiamento, in un equilibrio dinamico permanente. Le tecnologie digitali prima vengono usate dalle persone, poi arrivano nelle fabbriche. Le persone sono già avvezze, la sfida è che i formatori imparino a utilizzare le nuove tecnologie e a valorizzare l’intelligenza cognitiva non ripetitiva.
Lorenzo Maternini, vicepresidente di Talent Garden, ha posto una provocazione: ha ancora senso parlare di certificazione delle competenze? Parlare di “competenze digitali” non vuol dire nulla. La formazione continua è e deve essere un continuo aggiungere competenze. Ma ci sono troppe professionalità diverse e migliaia di competenze diverse, che diventano velocemente obsolete. A cosa serve la certificazione delle competenze? È necessario il “collaborative learning”, per contaminare e imparare a lavorare insieme.
Competenze digitali, IA e innovazione
Massimo Temussi, direttore generale delle politiche attive del lavoro del Ministero del Lavoro, ha messo in luce come il lavoro stia cambiando, e come sia influenzato dall’introduzione dell’Intelligenza Artificiale. In Italia risulta netta la riduzione della popolazione in età 15-24 anni, il cui peso sul totale della popolazione è pari al 9,8%. Una delle percentuali più basse dell’Unione Europea.
Si registra anche un legame della difficoltà di reperimento con le fasi espansive delle assunzioni. Dal 2019 al 2022 è in costante aumento la quota di popolazione in età da pensionamento, e si stima una diminuzione di circa 3% della popolazione entro il 2030. L’Italia si colloca al settimo posto per tasso di abbandono scolastico, al 2° posto per tasso di Neet e al terzultimo per percentuale di individui che utilizzano Internet.
Partendo da quest’analisi, cosa può fare l’Intelligenza Artificiale? Tutte le tecnologie creeranno posti di lavoro netti nei prossimi cinque anni. L’analisi dei big data, la gestione dei cambiamenti climatici e dell’ambiente, la crittografia e la sicurezza informatica dovrebbero essere i principali motori della crescita occupazionale. Si prevede che le tecnologie agricole, le piattaforme e le app digitali, l’e-commerce e l’Intelligenza Artificiale provocheranno una significativa perturbazione del mercato del lavoro. Il 19% della forza lavoro potrebbe avere oltre il 50% delle proprie attività automatizzate dall’Intelligenza Artificiale. Gli specialisti di AI e machine learning sono in cima alla lista dei lavori in rapida crescita, seguiti da specialisti di sostenibilità e analisti di business intelligence. Le professioni in declino più rapido, invece, sono di natura impiegatizia o di segreteria. Come cassieri di banca e impiegati, addetti al servizio postale, addetti alle biglietterie.
Antonio Palmieri, presidente di Fondazione Pensiero Solido, ha affermato che l’Intelligenza Artificiale generativa e conversazionale dice quello che sa, ma non sa quello che dice. L’Intelligenza Artificiale lavora raccogliendo quello che “vede” intorno a lei, e procede con calcolo stocastico. Gli algoritmi non sono un soggetto, un interlocutore, ma una macchina. Ci troviamo a vivere in un tempo straordinario, ma molto impegnativo, che ci obbliga a conoscere e non avere paura del cambiamento. Siamo davanti a una rivoluzione culturale.
Si configurano così tre conseguenze: dobbiamo imparare la competenza di contestualizzare; non possiamo più essere passivi, altrimenti dipendiamo dalla macchina; serve essere lungimiranti, affiancare e non sostituire.
* Barbara Pigoli è docente, consulente e progettista ed è specializzata in formazione, welfare, inclusione e rappresentanza.