La musica è parte integrante della nostra vita: ci accompagna in (quasi) tutte le attività che svolgiamo quotidianamente, dallo sport alla spesa, dal tragitto che ci porta al lavoro o a scuola alla passeggiata che ci concediamo per rilassarci.
Diversi studi hanno dimostrato ampiamente gli effetti positivi che la musica ha sulle persone. Secondo un’indagine condotta recentemente da Sonos su un campione di 12 mila persone tra i 21 e i 50 anni provenienti da 12 paesi, ascoltare musica, podcast o altri contenuti audio non solo fa sentire più felici e meno stressati, ma motiva durante l’attività fisica. Inoltre, rende più connessi con gli altri, stimola la creatività, diminuisce le tensioni in famiglia e aumenta notevolmente la produttività sul posto di lavoro.
Impatto della musica al lavoro
Proprio su quest’ultimo punto si concentra il dibattito. L’ascolto di musica al lavoro (o studio) ha un reale impatto sul rendimento? Coverflex spiega i benefici che collegano musica e lavoro tramite una playlist contenente brani di artisti dai generi più disparati, da David Bowie a Taylor Swift, dai Duran Duran a Justin Timberlake. Accomunati da una caratteristica: favoriscono e stimolano la concentrazione. Non tutti i generi musicali hanno il medesimo impatto, ragion per cui è necessario tenere a mente alcuni dettagli essenziali per trarre il maggior beneficio possibile.
Numerose ricerche rivelano che le canzoni tra i 50 e gli 80 bpm aiutano a diminuire lo stress e facilitano l’apprendimento. Questo perché, come spiegato anche dal ricercatore Dennis Relojo-Howell, tale ritmo è simile a quello fisiologico di ogni essere umano, che si attesta attorno ai 75 bpm. La playlist preparata da Coverflex, Work Music, include artisti molto diversi tra loro, ma le cui canzoni selezionate possiedono melodie rilassanti e in grado di stimolare la creatività. Consentendo al suo cervello di apprendere in maniera più rapida e favorendo la rielaborazione di nuove informazioni.
Stati d’animo e concentrazione
Scegliere di ascoltare un preciso genere musicale, o una canzone in particolare, dipende dal desiderio di enfatizzare un determinato stato d’animo. Se ci sentiamo felici, per esempio, saremo più propensi ad ascoltare musica ritmata. Ma se il nostro umore è malinconico o triste, sarà più probabile optare per generi lenti o testi drammatici ed emotivi. Allo stesso modo, gli studi dimostrano che le persone tendono a svolgere al meglio i propri task quando selezionano dei brani che si sposano alla perfezione con la loro personalità. Ad esempio, se si deve svolgere un’attività semplice o noiosa, la musica può affinare la nostra attenzione stimolando il nostro cervello, proprio come la caffeina.
Sebbene i benefici che la musica ha sulla nostra produttività siano stati evidenziati, non tutti riescono a lavorare (o a studiare) se in sottofondo c’è rumore. Il rischio di concentrarsi troppo sulle parole di una canzone e di spostare il focus della nostra attenzione è, effettivamente, plausibile. La soluzione è la musica strumentale. Pensiamo, scriviamo e leggiamo: in un modo o nell’altro, abbiamo sempre a che fare con le parole. Per questa ragione, ridurre al minimo le interferenze a cui siamo esposti e prediligere musiche senza parole potrebbe rivelarsi la strategia vincente.