Vacation Shaming: una condizione che impatta i dipendenti alle prese con il timore di andare incontro a ripercussioni lavorative e di scontrarsi con colleghi e responsabili nel momento della richiesta di giorni di vacanza.
Tra le principali cause emerge il “carico di lavoro” per il 28% degli intervistati da Adecco Group. Seguito dalla possibilità di un giudizio negativo del capo, che scoraggia il 17% dei lavoratori. Infine, il 13% rinuncia a chiedere ferie dichiarando di provare senso di colpa nei confronti dei colleghi.
“Il timore e i sensi di colpa nell’ambiente lavorativo sono, purtroppo, sentimenti diffusi tra le nuove generazioni. Creare un ambiente di lavoro aperto al dialogo e promuovere modelli di business sostenibili deve essere un’indiscussa priorità. Serve promuovere una cultura aziendale orientata alla tutela psicofisica dei dipendenti. Dove collaborazione e organizzazione del lavoro siano leve per permettere di uscire da meccanismi tossici e trovare invece il giusto equilibrio tra vita personale e lavorativa” afferma Monica Magri, HR Director di The Adecco Group Italia.
Da vacation shaming a stress
Ritagliarsi momenti di riposo e di disconnessione dal lavoro è importante anche per evitare possibili sintomi legati al burnout. Come emerge dal Global Workforce of the Future condotto da Adecco nel 2023, oltre un terzo dei lavoratori italiani ha vissuto una sensazione di stress lavorativo estremo. Tra le principali cause, un carico di lavoro eccessivo e troppe responsabilità per il proprio ruolo.
Per contrastare questo fenomeno, i lavoratori italiani ritengono tra gli aspetti chiave il rispetto dei periodi di ferie per il 18% dei casi. Oltre al riconoscimento degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%) e senso di appartenenza (19%). Tutti aspetti che ricadono, in primo luogo, sui manager e i leader delle aziende, reputati infatti i primi responsabili della tutela del benessere lavoratori dal 48% dei rispondenti alla ricerca. Segue un 27% per cui ognuno ritiene essere il primo responsabile di sé stesso, un 14% per cui a intervenire dovrebbe essere il Governo e un restante 9% che, invece, nutre fiducia nei sindacati.