Arti superiori: patologie e prevenzione

Le sindromi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: le patologie e i possibili interventi da attuare per la prevenzione

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sovraccarico arti superiori

di Tiziano Menduto |

La campagna europea 2020/2022 “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”, promossa dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, ha sottolineato come i disturbi muscolo-scheletrici siano, nell’Unione europea, ma anche in Italia, uno dei problemi di salute più frequenti negli ambienti di lavoro.

Tra questi disturbi una parte rilevante è rappresentata dalle patologie da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori. Queste patologie sono generalmente correlate ad attività lavorative che si caratterizzano per la presenza di un costante impegno dei vari distretti degli arti superiori. Ma si possono riscontrare anche nella popolazione lavorativa meno esposta, ad esempio per traumi pregressi, invecchiamento, patologie dismetaboliche o reumatiche.

Possiamo avere sindromi da sovraccarico biomeccanico della spalla (ad esempio, varie forme di tendiniti e la borsite della spalla), sindromi da sovraccarico biomeccanico del gomito (ad esempio, epicondilite/epitrocleite, borsite olecranica, sindrome da intrappolamento del nervo ulnare al gomito, ecc.) o sindromi da biomeccanico polso-mano (ad esempio, tendinite flessori/estensori, dito a scatto, sindrome di De Quervain, del tunnel carpale e del canale di Guyon). I settori lavorativi che risultano maggiormente coinvolti da queste patologie sono quelli manifatturieri, del confezionamento, delle costruzioni, l’agroalimentare, la sanità, i servizi alla persona e la distribuzione organizzata.

I fattori causali

Alcuni documenti pubblicati in questi anni, ad esempio in relazione al Piano Mirato di Prevenzione dell’ATS Brianza “Il sovraccarico biomeccanico degli arti superiori: un rischio sottovalutato”, riportano possibili fattori causali.

Ne riprendiamo alcuni:

  • fattori lavorativi: movimenti ripetitivi, alta frequenza e velocità, uso di forza, posture incongrue, compressioni anatomiche, recupero insufficiente, vibrazioni, disergonomie degli strumenti, uso di guanti, esposizione al freddo, ecc;
  • fattori extralavorativi: sesso, età, traumi e fratture pregresse, patologie croniche, stato ormonale, attività nel tempo libero, struttura antropometrica, condizione psicologica.

I fattori di rischio

Si sottolinea poi che il rischio da sovraccarico biomeccanico si configura attraverso quattro principali fattori, spesso tra loro combinati:

  • ripetitività;
  • impiego di forza;
  • posture/gesti lavorativi incongrui;
  • periodi di recupero inadeguati.

A questi si possono aggiungere vari fattori complementari che amplificano il rischio (ad esempio un microclima sfavorevole) e altri fattori, come l’invecchiamento della popolazione lavorativa, portano ad una maggiore esposizione ad alcune patologie da sovraccarico. In ogni caso, laddove la valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori evidenzi una situazione che richieda attenzione, è necessario mettere in atto idonei interventi preventivi per incidere sul livello di rischio.

I possibili interventi

In particolare, come ricordato in un documento Inail del 2023 (Schede di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nei comparti della piccola industria, dell’artigianato e dell’agricoltura – Volume III), sono ipotizzabili interventi di tipologia ed entità variabili, che devono essere progettati con particolare attenzione e incidere su tre diverse aree di interventi.

Gli interventi strutturali sono i più complessi da realizzare, in quanto possono richiedere modifiche anche importanti dei macchinari e delle attrezzature utilizzate. Sono anche gli interventi con maggior impatto sulla prevenzione e garanzia di mantenimento nel tempo del risultato raggiunto. Tra gli interventi di carattere strutturale ci sono anche quelli relativi alla disposizione delle attrezzature di lavoro, alla scelta di appropriate soluzioni ergonomiche e alla progettazione degli spazi di lavoro e di transito.

Gli interventi organizzativi sono più facilmente e più velocemente realizzabili. Richiedono maggiore sforzo riorganizzativo da parte dell’azienda, ma hanno costi diretti inferiori a quelli richiesti dagli interventi strutturali. Questa tipologia di interventi può riguardare, ad esempio, l’adozione di tempi di recupero e la rotazione del personale tra compiti diversi. Ultimi, ma non meno importanti, gli interventi formativi. Sono necessari anche perché negli ambienti di lavoro, specialmente nelle piccole realtà produttive, non c’è un’adeguata consapevolezza dei lavoratori, dei datori di lavoro e dei preposti della stretta relazione esistente tra sovraccarico biomeccanico e problemi di salute.

Concludiamo segnalando che per tutte le figure aziendali un obbligo di formazione è previsto dall’articolo 37 del Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008), articolo che è stato integrato e modificato dal decreto-legge n. 146/2021, convertito in legge (Legge 17 dicembre 2021, n. 215).


* Articolo realizzato in collaborazione con PuntoSicuro, dal 1999 il primo quotidiano online sulla sicurezza.

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