Lavoro, etica e caffé: l’esperienza di Incapto

Il settore del caffè spesso si basa su un ingiusto sfruttamento delle popolazioni locali. Incapto, startup spagnola presente anche in Italia, intende disincentivare questa pratica  

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Incapto

Incapto è una startup nata a Barcellona nel 2020 con due obiettivi principali: liberare il caffè dalle capsule, eliminando i rifiuti superflui, e promuovere il consumo di un caffè migliore, con un impatto minore sul pianeta, una maggiore tracciabilità dell’origine e capace di generare una catena che assicuri stabilità economica agli agricoltori delle piantagioni.  Il settore del caffè, infatti, spesso si basa su un ingiusto sfruttamento delle popolazioni locali: il 44% dei piccoli produttori nel mondo vive in povertà e il 22% in povertà estrema. Incapto si pone quindi anche l’obiettivo di migliorare le condizioni di queste comunità.

Beatriz Mesas, co-fondatrice di Incapto, spiega: “Il nostro obiettivo è favorire un consumo di caffè sostenibile per l’ambiente e per la società, ma anche accessibile a livello economico. Per farlo, evitiamo la produzione di rifiuti inutili, come le capsule di alluminio, e sosteniamo i piccoli coltivatori con una relazione priva di intermediari che ci permette di abbattere i costi di gestione. Oltre alla responsabilità sociale e alla volontà di contribuire positivamente alla sostenibilità, ci teniamo particolarmente a far comprendere quanto il consumo di chicchi di caffè possa far risparmiare rispetto alle capsule: proprio per questo abbiamo scelto di elaborare un calcolatore di risparmio del caffè che traduca numericamente i nostri obiettivi”. Secondo Mesas ognuno di noi ha la responsabilità di contribuire alla riduzione dell’inquinamento, quindi, “perché non iniziare proprio dal caffè, una delle bevande più diffuse al mondo, dall’eliminazione delle capsule e dall’adozione dei grani?”

A marzo 2024 l’azienda è arrivata anche in Italia, grazie a un round di investimento da 6 milioni di euro, guidato dal fondo VC P101, con la partecipazione dei soci della società JME Ventures, Atresmedia, il fondo portoghese Bynd e il family office della famiglia Drago – gruppo De Agostini. Insieme a Beatriz Mesa, che è un’assaggiatrice professionista di caffè, alla guida di Incapto ci sono gli altri due fondatori Francesc Font e Joaquim Mach. Quest’ultimo aggiunge: “Abbiamo fatto di un approccio improntato all’etica e alla sostenibilità la nostra bandiera, in un mercato dove il 44% dei piccoli produttori di caffè vive in situazioni di povertà estrema. Combinando un commercio equo e solidale a processi agricoli responsabili, lavoriamo per introdurre un nuovo standard di consumo del caffè, arginando le conseguenze del cambiamento climatico e rispettando la biodiversità che circonda le aree di coltivazione”.

Incapto collabora, tra le altre realtà locali, con la comunità Blanca Flor, originaria del Guatemala e composta da 14 produttori di caffè. Alla cooperativa aderiscono 90 soci proprietari di appezzamenti di terreno, dei quali 72 sono donne. Peculiarità di Blanca Flor è, infatti, fare ricorso alla manodopera femminile locale, offrendo così un’opportunità a donne a rischio di esclusione sociale.

Blanca Flor

Come spiegano ancora da Incapto le cooperative come Blanca Flor si trovano ad affrontare diverse sfide: l’accesso alle risorse idriche per lavorare il caffè, la necessità di migliorare le condizioni di macinazione a umido, la possibilità di accedere a tassi di interesse migliori e promuovere programmi di microcredito a supporto dell’imprenditorialità. Supportandone il lavoro, oltre a sostenerle nel fronteggiare le difficoltà attuali, Incapto ne condivide gli obiettivi per il futuro. Tra questi vi sono la possibilità di accedere a nuovi mercati con l’esportazione diretta del loro caffè, la generazione di un proprio certificato biologico e migliorare il profitto.


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