Più welfare per tutti

Gli strumenti per il welfare aziendale si stanno diffondendo anche tra le aziende meno strutturate. Da cosa nasce la crescente attenzione delle imprese ai bisogni reali dei propri lavoratori e quali sono le soluzioni più utilizzate e apprezzate?

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La situazione del welfare aziendale in Italia

di Virna Bottarelli | Il welfare aziendale è un insieme strutturato di beni, servizi e prestazioni offerto dalle aziende per soddisfare, anche in forma non monetaria, i bisogni dei propri dipendenti e dei loro familiari e contribuire al loro benessere.

Partendo da questa definizione, ripresa da un recente approfondimento sul tema pubblicato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro (Le nuove frontiere del welfare aziendale in virtù delle più recenti evoluzioni normative e di prassi, aprile 2024, n.d.r.), si comprende come il welfare aziendale sia un ambito dinamico, che si modella nel tempo seguendo i cambiamenti delle esigenze dei lavoratori.

Negli anni il concetto si è infatti ampliato, includendo non solo elementi economici che integrano il pacchetto retributivo in senso stretto. Ma anche misure come quelle di conciliazione vita- lavoro, dallo smart working al sostegno alla genitorialità, e strumenti considerati funzionali alla tutela del benessere psicofisico dei dipendenti. Aspetto nei confronti del quale la sensibilità è cresciuta soprattutto nel post-pandemia.

Pmi e welfare aziendale: a che punto siamo?

Sempre la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato lo scorso luglio il rapporto “Il welfare aziendale: diffusione e prospettive nelle Pmi”, che riporta i risultati di un’indagine alla quale hanno preso parte 1.760 Consulenti del Lavoro. La Fondazione ha collaborato, nella realizzazione del rapporto, con Pluxee, società di livello internazionale che fornisce soluzioni per il welfare aziendale. Sul mercato fino al 2023 con il nome Sodexo Benefits and Rewards Services.

Come premessa, i Consulenti del Lavoro evidenziano la perdita di potere d’acquisto che ha colpito le retribuzioni negli anni 2022-2023. Nonché la maggiore attenzione verso misure di supporto per i lavoratori e le loro famiglie in una fase economica particolarmente complicata. Un’attenzione, quest’ultima, che sembra essersi diffusa anche tra le imprese meno strutturate. Secondo il Rapporto, infatti, anche le piccole e medie aziende, in particolare al Nord Ovest e al Nord Est, iniziano a prevedere politiche di welfare aziendale.

Ma che tipo di welfare adottano oggi le Pmi italiane? Come si legge nel documento “è un welfare snello ed efficace, che mette al centro del proprio intervento il sostegno economico ai dipendenti e alle loro famiglie”. Sostegno, però, significa anche erogazione di servizi che interessano la salute, la conciliazione vita-lavoro e la formazione. Restano comunque centrali nelle politiche di welfare aziendale i voucher, apprezzati perché si rivelano uno strumento di facile gestione ed efficacia immediata. Tra questi il più consolidato e diffuso è il buono pasto, che nei prossimi anni vedrà un allargamento nella platea dei beneficiari. Secondo per diffusione tra le aziende è il buono benzina, che però non sembra destinato a crescere ancora. A differenza dei voucher multi-categoriali per supportare gli acquisti. Limitati sono infine il rimborso delle utenze domestiche e le misure di sostegno alla salute.

Il potere degli incentivi

Gli incentivi introdotti per legge alle aziende che adottano iniziative di welfare aziendale hanno contribuito alla diffusione di una cultura di responsabilità delle imprese nei confronti dei propri lavoratori. Quanto, però, le aziende sono convinte dei benefici che una politica di welfare aziendale può portare a lungo termine? Nella scelta delle Pmi è ancora la presenza di incentivi fiscali il fattore determinante nel decidere di adottare queste politiche. I Consulenti del Lavoro interpellati nel 64% dei casi si esprimono in questo senso. Ciò evidenzia che non è ancora interiorizzato, nella mentalità delle Pmi, il convincimento che introdurre il welfare faccia bene ai dipendenti e, di riflesso, alla vita aziendale.

Alle imprese interessa, in primis, che il welfare sia sostenibile, dal punto di vista economico, organizzativo e gestionale. Come ha commentato Anna Maria Mazzini, Chief Growth Officer di Pluxee: “Occorre continuare a promuovere una normativa sempre più stabile e chiara da parte del legislatore e, contestualmente, portare avanti un lavoro di formazione e informazione che rimane imprescindibile per poter far comprendere appieno il valore degli strumenti di welfare”.

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