Ormai da molti anni l’utilizzo delle tecnologie digitali costituisce l’ambiente di riferimento dell’agire umano in tutte le sue forme.
Non è solo l’ambiente che dobbiamo considerare rispetto all’evoluzione delle tecnologie di riferimento per la produzione e l’economia, che sono passate dall’analogico all’informatico per poi arrivare al digitale e all’Intelligenza Artificiale, ma si tratta dell’ambiente di riferimento complessivo in cui si svolgono le nostre azioni.
La transizione digitale va affrontata non limitandosi solamente a conoscere e a provare a regolare o a stimolare gli effetti delle tecnologie sul lavoro, ma questa dimensione la dobbiamo collocare in quello che il digitale rappresenta. Ossia l’ambiente di riferimento che definisce o quanto meno influenza in modo determinante tutte le relazioni, quelle economiche, ma anche quelle sociali, finanziarie e del lavoro.
In questo senso, basti pensare alle transazioni finanziarie o ai social media, la differenza tra reale e virtuale si fa sempre più sottile. Questo fenomeno va preso in considerazione per gli effetti generali che si ripercuotono sul lavoro e su tutti gli ambiti dell’agire umano. Questa dimensione dell’Intelligenza Artificiale e delle tecnologie digitali come sistemi di riferimento che regolano le relazioni umane va analizzata e regolata in modo attento. Per evitare o quanto meno ridurre il rischio che quanto nasce come oggetto e strumento operativo diventi invece il soggetto che muove l’economia e la società.
In questa dimensione si colloca la necessità di un “umanesimo digitale”. Ossia di una funzione delle tecnologie digitali al servizio dell’uomo e dei suoi bisogni. Al tempo stesso molti studi, tra cui una survey promossa da Google nel 2024, mostrano come lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa abbia in Italia interessanti potenzialità. E sia destinata a coinvolgere nei prossimi anni il 58% dei lavori. Con una capacità di creare nuove opportunità molto superiore ai posti di lavoro che verranno rimpiazzati dall’introduzione dell’Intelligenza Artificiale.
Le contraddizioni su cui intervenire
Rispetto al rapporto tra mondo del lavoro e transizione digitale dobbiamo affrontare due aspetti molto importanti e potenzialmente contraddittori:
- sviluppo delle competenze, che richiede di incrementare tra tutti i lavoratori le competenze digitali, una maggiore capacità di utilizzare l’intelligenza digitale e un deciso aumento della presenza nel mercato del lavoro di specialisti – tecnici, ingegneri ed esperti di tecnologie digitali ed Intelligenza Artificiale -, da applicare a tutti i settori dell’economia e dei servizi;
- organizzazione e regolazione del lavoro, in cui la presenza delle tecnologie digitali va considerata eticamente neutra e che quindi può avere un impatto positivo o negativo solo in ragione delle scelte adottate e delle regole applicate, nonché dei diritti stabiliti dalle leggi e dai contratti.
Se consideriamo l’ambiente digitale come riferimento nell’ambito dell’organizzazione del lavoro è ormai evidente come l’utilizzo degli strumenti digitali necessiti di una regolazione attenta. La quale costituisce una dimensione sempre più significativa del diritto, ma anche del welfare aziendale e del benessere organizzativo. Al tempo stesso sono proprio le tecnologie digitali a favorire i modelli produttivi od organizzativi basati sulle tecniche di controllo e condizionamento dei lavoratori. Che aprono importanti e delicate riflessioni in ambito giuridico e rispetto alle condizioni del lavoro e del benessere aziendale.
AI e politiche attive: serve formazione
In ogni caso l’indicazione che arriva dalle analisi è che, per poter gestire questo passaggio e gli effetti della rivoluzione digitale, in particolare con l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale, è necessario che in ogni livello di competenza e in ogni attività professionale siamo chiamati a conoscere e saper usare queste tecnologie. Anche per migliorare in questo modo il nostro lavoro e non subire l’effetto dello spiazzamento determinato dall’introduzione di tecniche che cambiano l’accesso alle conoscenze e le modalità del lavoro, ormai anche per le attività di natura intellettuale.
Al tempo stesso non possiamo ignorare come l’esigenza di aumentare la produttività del lavoro e sul lavoro passi attraverso un corretto uso delle tecnologie digitali e dell’Intelligenza Artificiale. E che diventa fondamentale per il nostro paese aumentare la presenza di queste competenze e di queste tecnologie. In un sistema economico in cui molti settori ad alta domanda di lavoro sono a basso valore aggiunto anche per il minor ricorso all’innovazione tecnologica e digitale rispetto a quanto è opportuno per garantire una maggiore capacità produttiva e quindi competitività.
Le decisioni delle nazioni del G7
Il tema di come fare innovazione gestendo i rischi e valorizzando le opportunità è diventato centrale anche grazie alla presidenza italiana del G7, che ha segnalato questo aspetto soprattutto rispetto all’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Oltre che rispetto ad altri temi chiave come l’invecchiamento attivo e le competenze.
Sia nel vertice dei Presidenti del Consiglio in Puglia a giugno 2024, sia in quello dei ministri del lavoro a Cagliari di settembre sono emerse indicazioni molto chiare. Affermando in primo luogo un principio, quello della “Human Centered Artificial Intelligence”. Ossia di una Intelligenza Artificiale centrata sul fattore umano.
L’impegno prevede che l’AI aiuti a:
- aumentare la produttività, la qualità dei posti di lavoro e il lavoro dignitoso;
- dare potere ai lavoratori;
- promuovere l’inclusione e le pari opportunità nel mondo del lavoro;
- rafforzare le politiche attive del mercato del lavoro, anche promuovendo il dialogo e la trasparenza con le organizzazioni dei lavoratori.
Per raggiungere questi obiettivi, gli impegni del G7 chiedono di promuovere un piano d’azione nazionale sull’uso dell’AI per adottare e lavorare con una Intelligenza Artificiale “incentrata sull’uomo, sicura e affidabile”. Nel riconoscere quindi il ruolo chiave che le tecnologie emergenti possono svolgere nella crescita economica, le nazioni del G7 si impegnano a rafforzare la cooperazione, per favorire l’adozione e lo sviluppo di nuove tecnologie, tra le micro, piccole e medie imprese. Promuovendo così una crescita economica inclusiva.
Le riflessioni condivise
Guardando al futuro delle tecnologie emergenti, si intende incoraggiare la trasparenza e il rispetto dei diritti dei lavoratori e degli standard lavorativi internazionali in ogni fase della catena di fornitura dell’AI. Si incoraggiano inoltre le autorità preposte alla concorrenza a monitorare lo sviluppo dell’industria dell’AI. Al fine di affrontare potenziali problemi di concorrenza e prevenire tempestivamente gli effetti negativi.
È utile segnalare alcuni passaggi delle riflessioni condivise tra le nazioni del G7:
- La diffusione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro offre grandi opportunità, ma solleva questioni etiche, normative e politiche. Le preoccupazioni includono il potenziale impatto su occupazione, livello e distribuzione dei salari, salute e sicurezza dei lavoratori, condizioni e qualità complessiva del lavoro. Nonché sul ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel mondo del lavoro.
- L’uso dell’AI nel reclutamento e nella gestione della forza lavoro e del personale solleva questioni relative alla protezione dei dati e della privacy, alla non discriminazione, e alle preoccupazioni più ampie sulle pratiche di gestione del mercato del lavoro, compresa l’etica del processo decisionale automatizzato.
- Come nei precedenti progressi tecnologici, l’effetto dell’AI sui mercati del lavoro non è neutrale. Sostituisce alcune mansioni svolte dall’uomo, ma allo stesso tempo ne crea di nuove, accompagnate da una nuova domanda di competenze nuove e asimmetrie, con alcune professioni, settori e territori più colpiti dall’AI.
- L’Intelligenza Artificiale sta dunque sostituendo compiti cognitivi, ma può anche sostituire compiti fisici, come nel caso delle casse automatiche, o dei veicoli autonomi, che sostituiscono tassisti e autisti. Dunque, è destinata a cambiare la domanda di competenze e alcune professioni saranno più esposte.
Si tratta quindi di introdurre un nuovo paradigma nell’organizzazione del lavoro. Questo cambiamento nel paradigma organizzativo è un’opportunità per mettere in evidenza il ruolo del dialogo sociale e della contrattazione collettiva nel processo di cambiamento e nella sua regolazione.
Gli obiettivi strategici
Le linee di azione condivise impegnano le nazioni del G7 a intervenire per:
- affrontare l’inadeguatezza delle competenze, lavorando a stretto contatto con le imprese per identificare le lacune e le esigenze del mercato del lavoro e fornire una formazione mirata, anche utilizzando i servizi per l’impiego pubblici e privati, e promuovendo programmi di apprendistato e di riqualificazione di qualità a metà carriera, con particolare attenzione alle Pmi;
- utilizzare sistemi di valutazione e anticipazione delle competenze per identificare le future domande nel mercato del lavoro, anche attraverso tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale;
- facilitare l’accesso a programmi di riqualificazione e aggiornamento inclusivi e adeguati, comprese micro-credenziali specifiche di AI per chi è in cerca di lavoro e per le transizioni dei lavoratori all’interno e tra le aziende stesse, mirati allo sviluppo delle competenze necessarie per la progettazione, l’adozione e la gestione delle tecnologie e delle competenze necessarie per progettare, adottare, monitorare e utilizzare un’Intelligenza Artificiale affidabile e incentrata sull’uomo;
- sfruttare le tecnologie basate sull’AI per migliorare istruzione e apprendimento permanente. Per pianificare ed erogare meglio la formazione e personalizzare i contenuti della formazione, valorizzare il dialogo sociale e i partenariati pubblico-privato. Ma anche per incoraggiare formazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori e promuovere la consapevolezza tra i lavoratori e le aziende, comprese le Pmi, dell’impatto dell’AI sulle organizzazioni e del supporto alle stesse.
Il Regolamento comunitario e la sua attuazione
Il Regolamento europeo 1689/2024 sull’Intelligenza Artificiale approvato nei mesi scorsi è il primo sistema di norme che fornisce a sviluppatori e operatori di AI requisiti e obblighi chiari per quanto riguarda gli usi specifici dell’AI. Fa parte di un pacchetto più ampio di misure a sostegno dello sviluppo di un’AI affidabile, che comprende anche il pacchetto sull’innovazione in materia di AI e il piano coordinato sull’AI.
Insieme, queste misure garantiscono la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone e delle imprese quando si tratta di AI. Questi dispositivi europei rafforzano inoltre l’adozione, gli investimenti e l’innovazione nell’AI in tutta l’Unione Europea. La legge europea sull’AI costituisce il primo quadro giuridico globale in assoluto sull’AI a livello mondiale. L’obiettivo è garantire che i sistemi di AI rispettino i diritti fondamentali, la sicurezza e i principi etici. Affrontando i rischi di modelli di AI di grande impatto, in grado di condizionare e controllare i comportamenti umani. Questo intervento implica una distinzione tra la sfera emozionale, su cui il Regolamento stabilisce un divieto assoluto di intervento, e quella delle competenze trasversali comportamentali (soft skill), invece consentita. La distinzione, poi, andrà ulteriormente chiarita nel recepimento del Regolamento da parte degli ordinamenti nazionali.
Rispetto all’uso dell’Intelligenza Artificiale nelle risorse umane, il Regolamento interviene sulle tre aree di riferimento. La prima area riguarda gli strumenti di AI utilizzati nei processi di preselezione, selezione e matching tra domanda e offerta e la pianificazione delle politiche attive e formative. Secondo, i processi di assunzione e selezione, al fine di potenziare strumenti di analisi dei candidati e ottimizzare i processi di reclutamento. La terza area di applicazione riguarda la gestione del personale e l’analisi ed elaborazione dei dati delle persone anche in funzione predittiva (People Analytics).
Il SIISL del Ministero del Lavoro
Dallo scorso anno il Ministero del Lavoro si è impegnato a realizzare una piattaforma che possa costituire l’ambiente informatico di riferimento, su base digitale, in cui finalmente integrare i diversi sistemi regionali, i servizi privati e accreditati e le numerose banche dati. L’obiettivo è avere uno strumento condiviso per accedere alle politiche attive e per tracciare i comportamenti e le scelte dei beneficiari. Ma anche avere un sistema che faccia dialogare i diversi database della domanda e dell’offerta di lavoro presenti in Italia.
Dallo scorso 21 novembre 2024, uno specifico decreto del Ministro del Lavoro ha definito le regole e gli strumenti di funzionamento della piattaforma. Inoltre, ha precisato le modalità con cui verranno implementati funzioni e servizi attraverso l’uso dell’AI. La piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa) diventa lo strumento nazionale, l’ambiente tecnologico di riferimento per la gestione e la promozione delle politiche attive e per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e formazione.
Il provvedimento fissa anche le modalità con cui i percettori di Naspi e Dis-Coll sono tenuti alla sottoscrizione del curriculum vitae, del Patto di Attivazione Digitale e del Patto di Servizio Personalizzato sulla piattaforma. Inoltre, interviene sui seguenti aspetti:
- modalità e condizioni attraverso cui ai datori di lavoro è consentito pubblicare sul sistema le posizioni vacanti all’interno dei loro organici;
- accesso su base volontaria degli utenti alla ricerca di occupazione diversi dai soggetti obbligati;
- inserimento delle posizioni vacanti pubblicate dai datori di lavoro su piattaforme pubbliche nazionali e internazionali;
- modalità, limiti e garanzie all’utilizzo degli strumenti di Intelligenza Artificiale per l’abbinamento ottimale di offerte e domande di lavoro nella piattaforma;
- trasmissione e controllo dei dati per la verifica dell’efficacia formativa dei corsi di formazione svolti dagli enti formativi accreditati.
Le imprese possono utilizzare le funzionalità presenti sul SIISL per individuare i curricula più affini alle offerte di lavoro, secondo i principi di gradualità e minimizzazione dell’accesso al dato. L’algoritmo di calcolo per l’indice di affinità e i relativi parametri devono essere resi noti e distintamente visibili all’impresa. La quale avrà comunque accesso a tutti i curricula rispetto ai quali l’utente ha autorizzato la visualizzazione e l’esportazione.
La piattaforma e il ruolo dell’AI
Gli utenti alla ricerca di occupazione possono utilizzare le funzionalità del SIISL per individuare le offerte di lavoro affini al proprio curriculum e ai propri obiettivi professionali. L’algoritmo di calcolo per l’indice di affinità e i relativi parametri sono resi noti e visibili all’utente, il quale ha comunque accesso alla consultazione di tutte le offerte di lavoro ed è abilitato all’invio della propria manifestazione di interesse a prescindere dal grado di affinità accertato dal sistema. Le imprese possono fissare un colloquio con l’utente rispondendo su SIISL e comunicando i propri dati di contatto.
Inoltre, anche l’utente in cerca di occupazione può servirsi delle funzionalità del SIISL per individuare i corsi più utili per allineare le proprie competenze rispetto a quelle richieste dal mondo del lavoro. Tra queste, è previsto l’uso di Intelligenza Artificiale per raccomandare corsi allineati ai trend di competenze richieste nell’area geografica rilevante, tenendo presenti anche altri fattori, come le aspirazioni e le manifestazioni di interesse.
Allo scopo di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, il SIISL utilizza, nei limiti consentiti dalla legge e dai regolamenti comunitari, gli strumenti di AI, per l’abbinamento ottimale delle offerte e delle domande di lavoro inserite. Attraverso un indice che misura il livello di affinità tra la posizione lavorativa e i curricula. Gli ambiti di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale sulle piattaforme pubbliche e private del mercato del lavoro e sul SIISL saranno nei prossimi mesi potenziati. Sempre nel rispetto delle indicazioni e delle regole che il nostro paese è chiamato a recepire dall’Unione Europea e in parte a definire.
Promuovere le opportunità e gestire i rischi
L’evoluzione gestita delle tecnologie digitali e dall’AI, se collocata come strumento di riferimento per la valorizzazione del fattore umano, offre grandi opportunità nel mercato del lavoro. Non solo: costituisce anche uno strumento fondamentale per quel salto di qualità che i sistemi economici sono chiamati a promuovere attraverso la sostenibilità.
La capacità dell’Intelligenza Artificiale di cambiare il lavoro riguarda anche le condizioni del lavoro, nel rapporto tra produttività, innovazione e valorizzazione delle competenze. Perché questo sia possibile, sono necessari tuttavia investimenti significativi che riguardano certamente la diffusione delle tecnologie nei sistemi produttivi e nell’organizzazione aziendale, soprattutto nelle piccole imprese. E la promozione di adeguati modelli contrattuali che permettano di contenere i rischi e aumentare le opportunità che derivano dai nuovi strumenti cognitivi.
Al tempo stesso questa prospettiva, che già oggi genera molte opportunità di impiego che derivano da una domanda di competenze in buona parte non ancora soddisfatta, implica in questa fase soprattutto la necessità di un investimento formativo delle imprese e dei lavoratori in termini di sviluppo di conoscenze, capacità e competenze.
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