Nelle 15 regioni che hanno avviato i percorsi di sperimentazione del Sistema duale nella stagione 2017 – 2018 risultano iscritti ad attività formative 28.926 allievi di cui circa il 60% frequenta percorsi per il conseguimento della qualifica; 3.306 i ragazzi assunti con contratto di apprendistato di primo livello.
Questi i dati più significativi del primo anno di sperimentazione del Sistema duale, il modello formativo integrato tra scuola e lavoro mutuato dalla Germania e già applicato con successo nei Paesi del Nord Europa con riflessi positivi sui tassi di disoccupazione giovanile nel medio-lungo periodo, presentato il 21 maggio dal Ministero del Lavoro nel corso di un convegno a Roma assieme a regioni, parti sociali, Anpal, Inapp ed enti di formazione.
Un sistema che funziona
“Si tratta di strumenti sicuramente importanti – ha detto Claudio Cominardi, sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali – in quanto offrono ai giovani nuove opportunità di apprendimento e di conseguenza incrementano il loro potenziale di occupabilità. Il sistema consente ai giovani di acquisire conoscenze e competenze utili all’inserimento nel mercato del lavoro. Sappiamo anche i Paesi europei che utilizzano il sistema duale riescono meglio di tutti a contrastare gli effetti della crisi sull’occupazione, in particolare di quella giovanile. Occorre però tracciare una via italiana al sistema duale incrementando le iniziative che mirano a contrastare l’abbandono dei percorsi formativi”.
Ad evidenziare punti di forza e di debolezza della sperimentazione ci ha pensato Paola Nicastro, direttore generale di Inapp: “Se da un lato il duale ha il merito di aver recuperato molti giovani che avevano abbandonato gli studi, permangono differenti velocità di sviluppo sul territorio e soprattutto uno scarso utilizzo del contratto di apprendistato”.
“Il duale è un’opportunità di crescita sia per il sistema formativo che per le imprese – ha dichiarato Cristina Grieco, portavoce della Conferenza delle regioni e assessore al Lavoro della Regione Toscana -. Dalle regioni è stato fatto un grande lavoro per individuare un modello efficace di formazione professionale. Purtroppo i numeri segnalano uno scenario a due velocità mentre altre criticità persistono nel mismatch tra domanda e offerta di profili professionali in linea con il mercato del lavoro e nella scarsa collaborazione tra i ministeri coinvolti”.
Raffaele Ieva, dirigente della Divisione IV in Anpal ha sottolineato che “la finalità degli interventi è stata quella di adottare misure di breve e lungo periodo che agevolano le transizioni e riducono il divario in termini di competenze tra scuola e impresa. L’obiettivo finale resto quello di agevolare l’entrata dei giovani nel mercato del lavoro. La scelta di ANPAL è stata quella di investire su un intervento strategico a favore dello sviluppo del sistema della transizione come uno degli ambiti principali delle politiche attive del lavoro”.