Nuovi equilibri dai quali ripartire

Le ripercussioni del Covid-19 su lavoro e gestione del personale obbligano le aziende a gestire importanti cambiamenti organizzativi e a trovare nuovi equilibri. Se ne è parlato al Welfare & HR Summit di 24Ore Eventi.

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equilibri post Covid

a cura di Virna Bottarelli |

Si è tenuto in modalità virtuale lo scorso giugno il Welfare & HR Summit di 24Ore Eventi, che ha visto la partecipazione, nella tavola rotonda, di Pierangelo Albini, direttore Area Lavoro e Welfare Confindustria, Isabella Covili Faggioli, Presidente dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale, Fabrizio Rutschmann, Chief HR Officier di Prysmian Group, Rosario Rasizza, Presidente Assosomm e AD di OpenJobmetis, e Pasquale Gravina, dirigente Gi Group ed ex campione del mondo di volley.

A fare da sfondo agli interventi, oltre alla constatazione di quanto il Covid-19 abbia inciso sull’organizzazione del lavoro e sulle attività aziendali, è stata la necessità di trarre spunto dalla crisi per cambiare in meglio le dinamiche del mondo del lavoro.

Tra lavoro e smart working

Pierangelo Albini, il primo a intervenire, ha identificato tre aspetti critici sui quali lavorare: “Dobbiamo per prima cosa focalizzarci sul lavoro e non più sul posto di lavoro, che ancora è al centro del nostro quadro giuridico e, da ultimo, delle normative su ammortizzatori sociali e divieto di licenziamento emanate con i decreti per la fase 1 e fase 2 dell’emergenza Covid. Ne consegue che dobbiamo riformare il nostro sistema di protezione sociale, pensando a una tutela universale che favorisca l’ingresso nel mondo del lavoro e che si integri in un più ampio sistema di protezione europeo. Infine, un terzo tema riguarda la centralità della persona, che è il vero elemento di differenziazione dell’impresa anche nell’epoca della digitalizzazione e dell’Industria 4.0. E le persone si formano e potenziano le proprie capacità a scuola, ambito sul quale è necessario oggi più che mai investire”.

Anche Isabella Covili Faggioli, dopo aver evidenziato come i direttori del personale siano stati in prima linea nei mesi dell’emergenza, perché “hanno dovuto coniugare il business dell’azienda con la garanzia del posto di lavoro per i dipendenti e, soprattutto, con la tutela della salute dei lavoratori”, ha parlato di cambiamento: “La pandemia ha generato un impatto organizzativo senza precedenti e ha reso lo Smart Working, che prima sembrava una prerogativa delle aziende più evolute, una necessità per tutti. Per realizzarlo correttamente, però, è necessario riorganizzare il lavoro, ridefinire gli orari, poter contare su relazioni industriali mature e deideologizzate, semplificare il quadro normativo e ridurre il peso della burocrazia”. Si tratta di una trasformazione profonda, che ancora non è iniziata, se è vero che quello attuato nei mesi dell’emergenza è stato più un Home Working che uno Smart Working: “Il vero cambiamento è lasciare alle persone l’autonomia e, perché no, anche la possibilità di sbagliare”.

Alzando l’asticella, Covilli Faggioli ha anche aggiunto: “Il passo successivo potrebbe essere la partecipazione dei lavoratori nella gestione e nei risultati dell’impresa, ma per questa possibilità, per altro contemplata dalla nostra Costituzione all’articolo 46, occorre tanto la volontà da parte delle aziende quanto la voglia delle persone di mettersi in discussione”.

Ricercare un equilibrio per la ripresa

Il lavoro cambierà, certo, ma non necessariamente assisteremo a un passaggio esclusivo allo Smart Working: “Vedo più probabile un bilanciamento tra lavoro in modalità smart e lavoro in presenza, perché la dimensione di contatto e relazione sociale non può andare persa”, ha detto Fabrizio Rutschmann. “A cambiare dovranno essere sicuramente i luoghi di incontro, nelle dimensioni e nell’organizzazione degli spazi”.

Equilibrio dovrebbe essere la parola d’ordine anche secondo Rosario Rasizza, che si è mostrato molto ottimista sulla ripresa: “C’è molta voglia di ripartire e fare investimenti. Ci sono eredità positive che il Covid ci ha lasciato, prima su tutte la digitalizzazione, ma non esageriamo nel considerare che quello di questi mesi debba essere il modo nuovo di lavorare: il valore sociale del lavoro e la possibilità di incontrarsi e avere scambi devono restare prioritari”.

Pasquale Gravina, concorde sul fatto che lo Smart Working non sarà totalizzante, ma si dovrà fondere con il lavoro in presenza, ha infine posto l’accento su due elementi chiave per la ripartenza, la formazione e il reskilling: “Saranno due fattori determinanti, sia per quella popolazione molto ampia di lavoratori che devono rivedere le proprie competenze, sia per le aziende nella loro capacità di attrarre e trattenere i talenti”.

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