La Mindfulness entra in azienda

Le pratiche di Mindfulness aiutano la mente a liberarsi dai pensieri automatici, compulsivi, ansiosi. Un professionista ci spiega come portarle in azienda e renderle vantaggiose in un’ottica di cambiamento.

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Mindfulness

di Annalisa Cerbone | 

Sulla scia delle tante iniziative volte a migliorare clima e sostenibilità del lavoro, molte aziende hanno introdotto la meditazione Mindfulness nella formazione aziendale. Vediamo perché.

Tra i fattori che inducono a un miglioramento della performance sono da tempo riconosciuti la motivazione, il senso di appartenenza, la condivisione della cultura organizzativa, la collaborazione, la fiducia nell’altro e nel suo valore, perché quando il lavoro di ognuno viene riconosciuto e valorizzato, il piacere di lavorare, da benessere psicofisico, si riflette su quello aziendale e, quindi, su soddisfazione e performance. Da qualche anno, per raggiungere il benessere organizzativo, molte aziende hanno introdotto la meditazione Mindfulness nella formazione aziendale convinte che gli effetti positivi da questa generata sulla mente umana abbiano ricadute positive nella vita aziendale in termini di concentrazione, creatività e proattività.

La Mindfulness è un insieme di pratiche volte a sviluppare l’attenzione. Porta la mente alla presenza attiva, ossia consente di vivere il momento presente contenendo la distrazione; in campo aziendale la sua applicazione permette di portare a un livello sempre più alto le prestazioni sul lavoro. Non solo multinazionali come Nike, Google, Yahoo! ed Apple, ma anche un numero sempre maggiore di aziende italiane ricorrono alla Mindfulness per la gestione delle risorse umane in azienda e offrono una formazione che punta alla consapevolezza dei dipendenti, i quali, sorretti dall’approccio mindfulness e partendo dall’esperienza personale, sviluppano consapevolezza del loro modo di agire, di relazionarsi, dei processi decisionali, del modo in cui agevolano o ostacolano il cambiamento. Perché la leadership cresce dall’interno e la mindfulness richiede un allenamento nel resettare gli schemi ricorrenti, in uno spazio interiore di consapevolezza non giudicante e libera da condizionamenti mentali.

Possiamo identificare 3 macro aree alle quali un Mindfulness training può portare giovamento e miglioramento: l’area persona- le, quella relazionale e quella applicativa/operativa. Le pratiche di Mindfulness aiutano infatti la mente a liberarsi dai pensieri automatici, compulsivi, ansiosi, rendendola lucida e capace di accedere alle risorse cognitive ed emotive, mantenendo tra queste un efficace equilibrio, permettendo di: avere maggiore capacità di concentrazione e ricettività; creare le condizioni per la crescita e la leadership degli altri; ascoltare con attenzione e dare risposte consapevoli. Infine, le acquisizioni di mindfulness sono fondamentali nel processo di “problem solving” per affrontare le difficoltà che si incontrano sul percorso; nella possibilità di suggerire idee creative; nella capacità di sospendere il giudizio a favore di un’apertura all’innovazione e al cambiamento. Abbiamo chiesto a Gionata Agliati, regista e formatore aziendale esperto in gestione e ascolto del gruppo e insegnante di “Yoga della Risata”, di parlarci dei progetti che sta portando all’interno delle aziende.

Parto da una sua affermazione: “la distrazione è poco sostenibile perché ha costi altissimi”. Che significato assume in contesti aziendali?

Per quanto accettata e socialmente ammessa  – parlare con una persona mentre si risponde a un messaggio sul cellulare è solo la punta dell’iceberg – la distrazione costa molto. In termini individuali – perché una mente distratta perde il senso del tempo, che sembra così non essere mai abbastanza; sociali – perché le relazioni si sfilacciano per distrazione prima ancora che per conflitti; economici – perché se un compito che può essere svolto in un’ora viene svolto in due, quell’ora in più costa in termini di denaro all’azienda e di qualità di vita al lavoratore: si può addirittura pensare di ridurre l’orario di lavoro, se aumenta la concentrazione (e quindi la produttività). Ora poi le aziende si trovano ad affrontare la grande rivoluzione dello Smart Working imposta dalla pandemia. Le case, soprattutto se condivise con la famiglia, sono luoghi pieni di elementi distrattivi (figli, partner, tv, radio, rumo- ri, nervosismo di spazi ristretti): la rieducazione all’attenzione (che è il primo obbiettivo della Mindfulness) è diventata imprescindibile per aiutare le persone a lavorare efficacemente e, aggiungo serenamente, da casa.

Da dove è nata l’ida di portare la Mindfulness e lo Yoga della Risata nelle aziende e che riscontro ha ottenuto?

La risata e la qualità dell’attenzione (su cui lavora la Mindfulness) sono, a mio parere, dei toccasana in qualunque realtà organizzata. Nelle aziende lavorano persone e se a queste persone vengono dati strumenti in grado di migliorare la qualità della propria vita privata, ma anche e soprattutto della permanenza sul luogo di lavoro, la prima realtà a beneficiare di tutto questo è l’azienda stessa. Questo mio ragionamento trova riscontro nei questionari di feedback: ciò che viene maggiormente apprezzato dei miei interventi formativi è il fatto di fornire strumenti che hanno una duplice utilità, privata e lavorativa insieme. Percepisco sempre molto entusiasmo perché le persone che partecipano alle mie aule non hanno l’impressione di fare un “corso di aggiornamento” specialistico e autoreferenziale, ma di intraprendere un percorso che genera profondi cambiamenti, proprio a partire dal luogo di lavoro.

Quali gli effetti dimostrati della mindfulness e quali i benefici effettivi per le organizzazioni aziendali?

I benefici sono innumerevoli. Credo che in assoluto il più grande beneficio per le organizzazioni aziendali sia quello di coltivare una maggior propensione e predisposizione al cambiamento, nodo strategico e fondamentale per la crescita di qualunque realtà aziendale. La meditazione infatti insegna a osservare le cose così come sono, non come vorremo fossero, e le cose, per intrinseca natura, sono mutevoli, impermanenti (si dice in linguaggio tecnico). La resistenza al cambiamento – profondamente radicata nell’essere umano – è un ostacolo per le aziende; è la grande lezione accentuata dalla pandemia: chi non si adatta e rimodula in fretta, negli scenari imprevedibili e complessi viene spazzato via dalla tempesta. Non aggrapparsi a uno status quo, non accomodarsi sugli allori di un obiettivo raggiunto, non credere mai di aver trovato la “formula magica” perfetta e immutabile, perché tutto muta, sempre – su tutti questi nuclei lavora la medita- zione, che prepara al cambiamento. È il vero significato dell’evoluzione darwiniana: anche in ambito aziendale, non ha la meglio il più forte o il più solido (come spesso erroneamente si crede), ma chi ha più capacità di cambiare e di adattarsi ai nuovi scenari. La predisposizione al cambiamento è la chiave di volta e in questo la Mindfulness è una preziosa alleata.

Perché “ridere (anche in ufficio) fa bene”?

Perché la risata è un potentissimo risolutore di conflitti, e l’ufficio, in generale il luogo di lavoro, è terreno assai fertile di contrasti, incomprensioni, dietrologie e acredini. Uso lo strumento della risata soprattutto quando vengo incaricato di creare o ripristinare un clima disteso e collaborativo all’interno di un team. La risata, così come intesa da Madan Kataria – il fondatore dello Yoga della Risata – è innanzitutto un gioco, un serissimo gioco. Come ci in- segnano i bambini, il gioco è un ambito molto protetto in cui portare un conflitto per risolverlo all’interno delle dinamiche del gioco stesso. È come se il conflitto fosse spostato su un registro simbolico e poi sciolto nel divertimento. E poi la risata ha un altro grandissimo potere: permettere di uscire dalla fissità dei ruoli. La risata è orizzontale, perché si ride insieme a un altro, non importa il ruolo ricoperto. Nella mia esperienza, i migliori team building di risata sono quelli in cui nel gruppo è presente tutta la gerarchia, dai capi ai sottoposti. I dirigenti stessi hanno bisogno, fosse anche solo per un giorno, di sgravarsi dal peso della gestione e di giocare, di divertirsi con il proprio gruppo di lavoro. Ovviamente stiamo parlando di realtà illuminate e molto smart. In Italia osservo una certa tendenza conservatrice, anche nelle logiche aziendali, che dal mio punto di vista risulta molto controproducente. Come diceva Einstein: non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle nello stesso modo!

Siamo ciò di cui ci nutriamo: in che modo il cibo ci aiuta a mantenere la concentrazione e in che modo l’esperienza di “Mindful Cooking and Eating” contribuisce a creare un clima collaborativo in azienda?

Il Mindful Eating non è nient’altro che l’applicazione della Mindfulness all’atto del cibarsi. Siamo soliti – soprattutto nei luoghi di lavoro – trangugiare cibo distrattamente perdendo la qualità dell’esperienza del cibarsi. Il pasto infatti è il momento della giornata in cui i nostri sensi potrebbero essere attivi e festanti. Il Mindful Eating usa come “oggetto di meditazione” il cibo, indagandolo con tutti i sensi: vista, olfatto, tatto, udito e gusto. Può sembrare banale ma il feedback che raccolgo più frequentemente dopo il Mindful Eating è: “capisco di aver davvero mangiato oggi per la prima volta”. È un’esperienza molto appagante perché permette di scoprire il cibo; è ciò che accade sempre: portare attenzione ad un’azione significa illuminare il contenuto di quell’azione ed esperirlo davvero per la prima volta. Il mio progetto Mindful Cooking and Eating nasce dal tentativo di unire i miei due ambiti professionali, quello registico e quello formativo. Ho diretto moltissimi programmi di cucina, lavorando con chef straordinari, stellati e non, e da qui mi è venuta l’idea di collaborare con loro per proporre un team building unendo anche la parte Mindfulness, per cui il cibo preparato (sotto la guida dello chef) viene poi consumato in modalità meditativa (sotto la mia guida) per rendere l’esperienza oltre che divertente anche formativa.

Può darci qualche consiglio per praticare la Mindfulness in autonomia e suggerirci un esercizio pratico?

Sono solito dire che per acquisire una tecnica è sempre bene affidarsi a un maestro. Sicuramente un piccolo esercizio che posso suggerire anche per il luogo di lavoro è di tamburellare le dita portando l’attenzione sulle sensazioni fisiche dei polpastrelli ogniqualvolta la mente venga rapita e distratta in scenari fatti di pensieri ricorrenti, rimuginii, rancori verso i colleghi, tabelle di marcia, preoccupazioni.

In sintesi: ogni volta che la mente ci distrae si può tornare immediatamente presenti riconnettendosi al corpo, perché il corpo è sempre al presente (non si può vivere nel passato o nel futuro, ma soltanto adesso). Le sensazioni fisiche prodotte dal tamburellare delle dita sulla scrivania (formicolii, calore, spilli) sono un appoggio rapido e “indolore” su cui spostare la mente avvinta dai suoi vortici prosciuganti per tornare lucidi e presenti, anche alla postazione di lavoro.

PROGETTI PER LA MINDFULNESS

Alcuni dei progetti legati alla Mindfulness che Gionata Agliati sta portando all’interno delle aziende:

  • Fai solo ciò che stai facendo
    La Mindfulness per (ri)accendere l’attenzione
  • Non ci resta che ridere
    Una proposta di team building aziendale tra Mindfulness e Yoga della Risata per unire i benefici della due pratiche
  • Rompi gli stereotipi!
    Uscire dalla gabbia delle etichette per un’azienda più smart
  • Tutti i sensi in festa
    Cucinare e gustare il cibo in modalità Mindfulness.

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