La Lombardia, con i suoi 4 milioni e 399mila lavoratori, pari a 1/5 del totale italiano, è sul podio delle regioni in cui il tasso di occupati, in rapporto alla forza lavoro, è più alto, pari al 67,3% (dopo Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna). A questi risultati contribuiscono le politiche messe in atto dalla Regione Lombardia, che nel corso degli anni si è dimostrata attenta e propositiva, implementando azioni e misure di sostegno all’occupazione e supportando le imprese nello sviluppo di progetti di formazione continua per la qualificazione del personale. Melania De Nichilo Rizzoli, da pochi mesi assessore regionale alla Istruzione, formazione e lavoro, ci ha parlato delle azioni che Regione Lombardia intende intraprendere per un ulteriore rilancio occupazionale, dei piani da implementare per arginare il fenomeno degli infortuni sul lavoro e dei provvedimenti da adottare per lo sviluppo della formazione professionale.
Il livello occupazionale della Lombardia negli ultimi anni ha registrato un significativo trend di crescita. Quali sono le azioni più importanti da intraprendere per rilanciare ulteriormente il mercato del lavoro?
La nostra chiave di lettura per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro la si può vedere già nella struttura stessa dell’Assessorato, che si occupa sia dell’istruzione, sia della formazione sia del lavoro. Queste sono le tre chiavi che aprono la porta dell’occupazione e devono essere azionate in stretta connessione: e noi siamo… il portachiavi. La formazione, in particolare, deve essere fortemente orientata verso i settori lavorativi che saranno protagonisti nel prossimo futuro, come la meccatronica e la digitalizzazione che stanno trasformando i mestieri tradizionali. Per questo sono decisivi i momenti di apprendimento “on the job”, in cui i giovani toccano con mano che cosa significa lavorare in un ambiente autentico e non si limitano più ad apprenderne la teoria. È anche indispensabile affiancare a una formazione di qualità delle politiche attive del lavoro efficaci, come in questi anni ha già dimostrato di saper fare Regione Lombardia.
Come avete annunciato nella prima riunione di Giunta, la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro è una delle priorità della Regione Lombardia. Quali sono le azioni che intende implementare per arginare il fenomeno degli infortuni sul lavoro?
Il tema è molto articolato e va affrontato in maniera capillare, affinché i provvedimenti che vengono presi siano efficaci. Le faccio un esempio: la questione dei “riders”. Il mio assessorato, di concerto con la Presidenza e con la Giunta, ha aperto un tavolo con le parti sociali e le associazioni di categoria per affrontare il tema della tutela dei nuovi lavoratori (la cosiddetta Gig economy), ben prima dell’incidente di Milano, in cui un rider ha perso una gamba. Queste persone si trovano a lavorare in condizioni estreme e spesso senza coperture assicurative. Quello che vorremmo, e su cui stiamo lavorando, è varare una serie di misure che garantiscano a chi opera in questi nuovi settori la stessa sicurezza e legalità, e quindi la stessa dignità, di tutti gli altri.
Tra le misure di sostegno all’inserimento lavorativo e alla qualificazione professionale adottate dalla precedente Giunta c’è Dote Unica Lavoro. Intendete proseguire su questa strada? E per quanto riguarda i giovani?
Dote Unica Lavoro è stato un grande successo di Regione Lombardia, riconosciuto anche a livello europeo. Nella passata legislatura, infatti, la misura è stata premiata nell’ambito del “Regiostars Award” per la sua efficacia, ben testimoniata dai risultati: sono già oltre 160mila le persone inserite nel mondo del lavoro grazie a questa politica. Visto che il successo è stato straordinario, proseguiremo sulla stessa linea, aggiornando e rendendo sempre più efficace questo strumento. Per quanto riguarda i giovani, invece, esiste appositamente lo strumento di Garanzia Giovani, che ha permesso a oltre 93mila ragazzi fra i 15 e i 29 anni di inserirsi nel mercato del lavoro. A breve partirà la seconda fase di questo programma e ci aspettiamo di replicare i risultati finora ottenuti.
Quali sono i provvedimenti che intendete adottare in merito alla formazione professionale? Con quali strumenti supportate le imprese che puntano a crescere attraverso la qualificazione del proprio personale?
Intendiamo rafforzare l’intera filiera professionalizzante, favorendo in particolare i corsi più innovativi e capaci di rispondere alle esigenze attuali del mercato del lavoro. In questo senso sarà fondamentale il ruolo giocato dai percorsi ITS, che producono profili di altissima specializzazione tecnica e in grado di garantire un inserimento occupazionale di oltre l’80 per cento dei giovani che li frequentano. Per quanto riguarda le imprese, i progetti finanziati con i fondi di Formazione Continua hanno dato buoni risultati sia in termini numerici, coinvolgendo oltre 80mila lavoratori, sia in termini qualitativi, garantendo una formazione di qualità e mirata all’innovazione per i dipendenti delle imprese lombarde. Ovviamente, abbiamo intenzione di proseguire in questa direzione.
Darete seguito ai progetti di successo portati avanti degli ultimi anni con l’integrazione virtuosa delle risorse dei fondi interprofessionali e della Regione?
Il cofinanziamento fra Regione e fondi interprofessionali delle iniziative di formazione è stato tentato e si è rivelato una strada non percorribile, anche perché la maggior parte dei fondi interprofessionali sono gestiti dalle loro sedi centrali, a Roma, e le loro procedure sono differenti da quelle previste da Regione Lombardia. Però esistono opportunità diverse. Per esempio, è possibile che un progetto articolato che proviene da un operatore accreditato possa prevedere sia azioni formative finanziate da risorse regionali, sia altre finanziate dai fondi. Questa è una forma di sinergia possibile, l’abbiamo già sperimentata quando, nel 2016, abbiamo sottoscritto un accordo quadro con Confartigianato. La collaborazione ha dato buoni risultati: sono oltre una decina i progetti finanziati in corso di svolgimento sulla base di questo accordo. Questo modello ha dato risultati e quindi penso che in futuro potrà essere replicato e arricchito; magari, nel tempo, con la partecipazione dei fondi di un maggior numero di categorie.