Far emergere l’evasione fiscale per tutelare il lavoro domestico

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Far dialogare le banche dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps per far emergere il lavoro nero (e soprattutto grigio) che affligge il settore del lavoro domestico.

È uno dei cavalli di battaglia di Domina, una delle riforme del sistema fiscale che l’Associazione reputa necessaria e urgente. A costo zero e con grandi benefici per lo Stato e i cittadini. Sul progetto, Domina ha chiesto un parere ai due Enti statali e ha scovato meccanismi analoghi già sperimentati, che potrebbero essere presi a esempio ed estesi al suo caso.

La proposta della riforma

Per iniziare, un po’ di dati che danno spessore all’idea. Come sottolineato nella Relazione del Mef sull’economia osservata del 2019, i lavoratori domestici che non dichiarano i redditi percepiti eludendo il fisco sono molti e questa prassi porta a una possibile perdita per le casse dello Stato di quasi 500 milioni di euro ogni anno. Da qui, la proposta dell’Osservatorio nazionale Domina, articolata nel primo Rapporto annuale sul lavoro domestico: la necessità di far interagire le banche dati Inps con quelle dell’Agenzia delle Entrate.

Ecco, nel dettaglio, il semplice meccanismo che cambierebbe radicalmente le carte in tavola. In fase di assunzione del lavoratore domestico, l’Inps potrebbe trasmettere all’Agenzia il dato economico retributivo richiesto nella domanda, legandolo al codice fiscale del lavoratore domestico assunto. Utilizzando i dati relativi alle assunzioni che le famiglie rilasciano all’Inps, l’Agenzia delle Entrate potrebbe inviare al lavoratore la dichiarazione precompilata e lo Stato sarebbe in grado di recuperare una buona percentuale dell’evasione relativa al settore.

Assieme alle altre proposte di riforma fiscale – la retribuzione deducibile al 15% per colf e al 30% per badanti, i contributi deducibili al 100% per entrambi e la possibilità di regolarizzare gli stranieri irregolari con permesso di soggiorno temporaneo specifico per lavoro domestico – il dialogo tra le banche dati permetterebbe di moltiplicare il gettito fiscale dagli attuali 1,5 miliardi di euro (pagati da 849mila lavoratori regolari) a potenziali 3,6 miliardi (due milioni di lavoratori). Gli effetti possibili di tali riforme sono la riduzione dei costi per le famiglie, incentivi ad assumere in regola, maggiori tutele per famiglie e lavoratori, maggiori entrate per lo Stato.

INPS: possibile lo scambio dati con l’Agenzia delle Entrate

Questa la prima reazione dell’Inps (direzione centrale Entrate) alla proposta: “Il problema segnalato è riferibile principalmente ad attività di controllo delle dichiarazioni dei redditi per il recupero dell’evasione nel settore del lavoro domestico, e tale attività non rientra tra le competenze dell’Istituto”. Uno spiraglio, tuttavia sembra aprirsi: “nel tempo sono state sottoscritte convenzioni di scambio dati tra l’Istituto e l’Agenzia delle entrate, attualmente in corso di rinnovo, che facilitano le attività di controllo delle informazioni e dei dati dichiarati”.

Di uno di questi accordi rimane ancora traccia sul sito dell’Ente (notizia del 29 marzo 2011 – “Convenzione tra Inps e Agenzia delle Entrate”): si tratta di un breve documento (in vigore dal 29/10/2010 al 29/10/2015) che mira a “migliorare la sinergia informatica tra Inps e Agenzia delle Entrate, grazie all’accordo bilaterale di durata quinquennale che permette la consultazione incrociata delle rispettive banche dati”. La scadenza e il mancato rinnovo della convenzione sono misteri ai quali non ci è dato accedere.

Sul tema evasione, l’Inps si limita ad agire sulla quota a carico dei datori di lavoro: “con riferimento al fenomeno dell’evasione dei contributi previdenziali nel settore del lavoro domestico, l’Istituto invia periodicamente avvisi di accertamento per la regolarizzazione contributiva ai datori di lavoro che non adempiono al versamento dei contributi dovuti”, scrivono ancora dalla direzione Entrate.

Abbiamo capito che cambierà qualcosa solo in presenza di nuove leggi: “Nel caso di introduzione di modifiche normative atte a facilitare l’attivazione di controlli specifici diretti al contrasto dell’evasione fiscale e contributiva, l’Istituto si attiverà per dare attuazione alle nuove disposizioni, in relazione ai dati dei flussi degli oneri deducibili e detraibili ai fini della dichiarazione precompilata”.

Il punto di vista dell’Agenzia delle Entrate

Anche l’Agenzia delle Entrate rimanda la questione al legislatore: “l’Agenzia dispone dei dati Inps sulla contribuzione previdenziale”, comunicano dall’ufficio stampa. “Si può senz’altro implementare la condivisione delle banche dati: sono però decisioni che non dipendono da noi, ma dal legislatore; non possiamo decidere in autonomia”.

La palla torna allora nel campo della politica, anche se la trasparenza e la condivisione dei dati tra i due Enti forse non avrebbe bisogno della produzione di ulteriori norme. Nell’ultima legge di bilancio approvata è prevista la costituzione di uno specifico fondo per la riforma fiscale, che dovrebbe portare a una revisione della pressione fiscale. “Un modello di indirizzo per la riforma ancora non è stato definito. Dunque auspichiamo che le proposte Domina – compresa quella della condivisione delle banche dati – possano entrare nelle discussioni di governo e parlamento, nell’interesse delle famiglie, della partecipazione delle donne al mondo del lavoro e dello Stato stesso”, commenta Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina.

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